Richard Linklater, in una recente intervista, ha dichiarato che “Gli anni ’80 come li intendono tutti non iniziarono prima del 1982“. E’ una grande verità, infatti gli anni ’80 iniziarono e finirono con gli Wham!

Gli Wham! erano George Michael e Andrew Ridgley: il primo, bellissimo, cantava, suonava, componeva; l’altro, bellissimo, suonava saltuariamente la chitarra e saltellava sul palco. Se siete troppo giovani per ricordarli e al massimo vi vengono in mente gli 883 della coppia Pezzali/Repetto beh, quanto a percentuale di incidenza dell’artista sul duo siamo da quelle parti (oddio, forse Repetto faceva ancora meno, ma tant’è).

Gli Wham! sono l’esempio più efficace per spiegare cosa sono stati gli anni ’80, almeno sotto il profilo musicale. Non sono state meteore, perchè per quattro anni hanno sfornato dischi a raffica; dopo lo stop non hanno mai pensato di riunirsi, come hanno fatto più o meno tutti i gruppi di quell’epoca e dopo The Final hanno smesso di suonare assieme, mentre molti gruppi storici di quel periodo oggi sono ancora capaci di sfornare dischi splendidi (Ah-A, Duran Duran, Depeche Mode, Pet Shop Boys…).

La carriera degli Wham! inizia quando Georgios Kyriacos Panayiotou, altrimenti conosciuto come George Micheal incontra Andrew Ridgley e riesce a convincere Innervision Record, una etichetta indipendente, a metterli sotto contratto e a pubblicare il primo disco che, incredibile a dirsi, è un singolo (pseudo)rap. Bianco. Nel 1982. Il tentativo è imbarazzante, ma il secondo singolo, persin peggiore, Young Guns (Go For It) riscontra un insperato successo e spalanca al duo le porte del successo e della fama.

La breve carriera degli Wham! è costellata da successi ininterrotti: mai un passo falso, mai un disco che non sia entrato in classifica. Il duo non ha uno stile preciso, passando dal synth-funk al pop ultracommerciale senza soluzione di continuità, però le azzecca tutte. E’ loro uno dei migliori singoli “estivi” di sempre, Club Tropicana; è loro il pezzo “natalizio” per definizione, Last Christmas; è sempre loro il remake del vecchio boogie-woogie, Wake Me Up Before You Go-Go, senza contare che tutti i video relativi ai brani citati diventano istant classic alla prima visione. MTV, che ha formato due generazioni, li mandava in rotazione di continuo.

Una boy band, quindi? Sì o quasi, ma composta de facto da un uomo solo, che spesso compare anche come unico protagonista dei video in questione, vedi alla voce Careless Whisper (amatissima da Deadpool!), che per ironia della sorte era stata scritta dal fido compare. Intendiamoci, vocalmente George Micheal era dotatissimo, un vero portento della natura ed il sogno non realizzato di chi scrive era quello di vederlo prendere il posto di Freddie Mercury nei Queen (chiunque abbia dubbi in proposito vada a risentirsi la sua performance durante il concerto in onore di Freddie). Gli Wham! firmano anche pezzi eleganti come Everything She Wants, divertenti ma non scontati come I’m Your Man e ballatone romantiche (o da coma glicemico, vedete voi) da Top of the Pops come Where Did Your Heart Go. Insomma, ci sanno fare.

I due ragazzi fanno anche la storia, almeno in due occasioni. La prima è quando vanno a suonare in Cina, primo gruppo occidentale a riuscire nell’impresa, “raccontata” nel bellissimo video di Freedom, che ci fa capire meglio di qualsiasi longform o approfondimento quanto siano cambiate le cose da quelle parti negli ultimi sei lustri. La seconda è quando riescono a riunire al Wembley Stadium più di settantamila persone, per un concerto finale (appunto!) entrato nella storia della musica.

E poi? Beh, le Edge of Heaven si spalancano per entrambi: Andrew Ridgley sparisce dalla circolazione e passa i successivi trent’anni a non fare altro che godersi i soldi guadagnati senza mai far parlare di sè (e confermando che il vero genio del gruppo era lui…), mentre a George Michael capita un po’ di tutto, con un quindicennio vissuto come star di successo, autore e cantante di eccelso livello (per dire scrive questa e questa, che già basterebbero da sole a dare senso a un’intera carriera) e altri tre lustri caratterizzati purtroppo da problemi di ogni sorta. Del resto, si può cadere solo se si è riuscire a salire, no?



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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