Il Primo Ordine è diventato padrone incontrastato della Galassia e la Resistenza,piccola e male equipaggiata, è prossima all’annientamento. Luke, ancora in esilio volontario, impartisce piuttosto malvolentieri la dottina Jedi a Rey mentre Leia e i suoi fedelissimi sono tenuti sotto scacco dagli incrociatori del Leader Supremo Snoke. Tutto sembra perduto, ma…

Prendere atto dei punti di debolezza del primo film ed eventualmente correggerli, raccontare tante storie, approfondire i personaggi, introdurne di nuovi, girare almeno due sequenze memorabili, fare un film che potesse definirsi tale e non un mero episodio ponte in vista del finale: questa, a occhio e croce, è stata la “to do list” che Rian Johnson deve essersi appiccicato sullo specchio del bagno di casa negli ultimi anni. Missione compiuta? Sì, con qualche riserva.

In Star Wars: Gli Ultimi Jedi c’è tanto di buono e qualcosa di ottimo. L’ultima mezz’ora, in particolare, è da annoverare tra i vertici della saga, sia per realizzazione tecnica che per tensione emotiva. Ci sono però anche note stonate, lentezze evitabili e alcune cadute di stile senza senso, figlie di un retaggio che la saga si porta dietro da quarant’anni ma che oggi, specie alla luce di quanto visto in Rogue One, appare davvero obsoleto.

Il buono, dicevamo: lo script di Johnson migliora quasi tutti i personaggi, facendo piazza pulita di quelli “nati male” e non modificabili e conferendo tridimensionalità a quelli che, con questo film, diventano a tutti gli effetti i protagonisti della nuova trilogia: Kaylo Ren e Rey. Il primo matura quel tanto che basta per acquisire un ruolo originale e non derivativo (giustificando così anche la bimbominkiaggine immaturità dimostrata ne Il Risveglio della Forza). A lui, del resto, tocca il compito di essere protagonista del colpo di scena più inaspettato e originale (sia quanto a tempistica che come incidenza nella storia) di Star Wars: Gli Ultimi Jedi. Lei, nata manichea, si evolve quel tanto che basta per instillare nella mente dello spettatore che non sia esattamente come appare, il che, nell’economia del film e del futuro della saga, è il miglior risultato che si potesse sperare. I grandi, grandissimi però, restano Luke e Leia. Il primo, con un minutaggio quasi da co-protagonista domina inizio e fine del film, la seconda (protagonista di una sequenza che sfiora pericolosamente il WTF, riuscendo ad evitarlo per un soffio) si farà rimpiangere.

Le note stonate riguardano la parte centrale del film, caratterizzato da una “side mission” assolutamente inutile, ridondante e un po’noiosa, che finisce per aggiungere minutaggio ad un’opera già massiccia (2 ore e 30 che si sentono, anche perchè succede davvero di tutto) e il consueto approccio bamboccesco al bestiario che caratterizza Star Wars dalla nascita. Alcuni incisi con i vari animaletti (bellissimi e soprattutto vendibilissimi) che vorrebbero essere comici, finiscono solo per spezzare il ritmo delle sequenze in cui vengono inseriti, tant’è che verrebbe da chiedersi se nel 2017/8 esista ancora un pubblico che li possa apprezzare per davvero.

Il cast, come a Star Wars capita spesso (ma non sempre), è perfettamente funzionale alla causa. Tra i nuovi è da segnalare la bella performance di Laura Dern, anche se in un ruolo secondario, mentre tra le vecchie conoscenze finalmente Oscar Isaac/Poe Dameron acquisisce un maggior peso specifico (l’Han Solo di Ford resta lontanissimo, ovviamente). Driver e la Ridley fanno il loro, mentre i migliori (non per ripeterlo ad nauseam ma non si può negare l’evidenza) sono la Fisher ed Hamill, che funziona quasi meglio qui che nella vecchia trilogia.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi rappresenta quindi un’ideale mix tra L’Impero Colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi, opere da cui vengono copiaincollati interi dialoghi (non tanto per mancanza di originalità da parte di Johnson, quanto per il fatto che pare che buoni e villain si parlino dicendo sempre le stesse cose…), più una piccola ma significativa percentuale “originale” che svecchia, per quanto possibile, i vetusti impianti narrativi della saga, proseguendo, anche se in modo meno convinto, sul percorso intrapreso con l’ottimo Rogue One.

Insomma: è Guerre Stellari ed è venuto bene, non chiedevamo altro.



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, , , ,
Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

Similar Posts
Latest Posts from Players