Si torna a Isla Nublar, ma stavolta per poco: il vulcano che si trova in mezzo all’isola si è improvvisamente risvegliato e manca poco all’eruzione che sterminerà una volta per tutte i dinosauri rimasti in vita dopo gli eventi di Jurassic World. Nonostante gli ammonimenti del redivivo Ian Malcolm, che consiglia al mondo di far nuovamente estinguere la specie, un gruppo di “filantropi” decide di salvare gli animali e organizza una spedizione con a capo Claire Dearing e Owen Grady. Ovviamente, le cose non vanno per il verso giusto…

La resurrezione del franchise di Jurassic “qualcosa”, avvenuta tre anni fa era stata piuttosto sorprendente, specie sotto il profilo quantitativo, con valanghe di dollari entrate nelle casse di Universal e un sequel era dato per scontato, anche perchè da allora la “fame” di anni ’80 e ’90 è ulteriormente cresciuta. Solo che viene da chiedersi: fino a quando un titolo del genere potrà essere mungibile? La risposta sta tutta in Il Regno Distrutto, che se da un lato chiude definitivamente la storia dei dinosauri iniziata ai tempi di Spielberg, dall’altro offre la sponda per una continuazione “ad infinitum”, forse ancora più pericolosa del raptor geneticamente modificato di turno.

La sceneggiatura di Colin Trevorrow e Derek Connolly ha il gran pregio di riportare in scena, anche se solo per poco, il personaggio di Ian Malcolm che, con la sua caustica ironia e una mirabile sintesi, tratteggia alla perfezione il grosso problema che affigge il genere umano (nel film e fuori): ideata una nuova tecnologia, non sa bene che farsene per davvero e questa finisce irrimediabilmente per sfuggirgli di mano (ogni riferimento ai social è puramente casuale). Così, anche in Jurassic World – Il Regno distrutto, assistiamo per due ore allo spettacolo offerto da dinosauri mai abbastanza sedati, nuove specie letali non tenute a bada o in sicurezza e altri ameni gesti autodistruttivi tutti papabili di candidatura immediata ai Darwin Award.

Juan Antonio Bayona, che ha iniziato con l’horror (The Orphanage) ed è poi passato alle favole gotiche (Sette minuti dopo la mezzanotte (A Monster Calls)) e ai film catastrofici (The Impossible), unisce tutte le sue esperienze passate, mescolandole e proponendole come un cocktail a volte gustoso e dissetante, molte altre banale e privo di sostanza ed originalità: le situazioni sono sempre le stesse, con gli umani braccati dai dinosauri in luoghi aperti o chiusi, i cattivi che finiscono regolarmente pappati dalle creature e i “buoni” che la sfangano sempre. Mai come stavolta tutto il peso del film è sulle spalle dei dinosauri (vecchi e nuovi) e della coppia formata da Chris Pratt e Bryce Dallas Howard (simpatici), anche perchè tutte le new entry, dal villain alla coppia di giovani nerd, fino alla immancabile bambina “spielberghiana” sono sostanzialmente ininfluenti, anche se lo script prova a conferire un minimo di umorismo e di spessore a tutti (fallendo miseramente).

S’è capito che Jurassic World – Il Regno distrutto è uguale a tutti gli altri film della saga? Bene. Il rischio peggiore è quello che Universal trasformi l’idea (geniale) di Micheal Crichton in un nuovo filone alla Transformers, con uscite regolari, spin-off e una serie infinita di scatole vuote dove ci si può ficcare dentro di tutto. A questo punto al franchise non resta che evolversi o estinguersi. Dopo cinque film sostanzialmente identici, noi un’idea della strada da prendere ce l’avremmo…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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