C’è una cosa che mi fa impazzire e che non so spiegarmi del successo dei cinecomic. Fino a 15 anni fa la continuity, ovvero la concatenazione di eventi e delle loro conseguenza di cui bisogna essere a conoscenza per capire tutto ciò che avviene in una storia di supereroi, era considerata il grande male dei fumetti, il motivo per cui i lettori occasionali si sentivano allontanati dalla loro complessità. Poi lo stesso concetto ha contagiato i film di supereroi e d’un tratto è diventato prima cool e quindi fonte inesauribile di meme, come qualunque altra cosa cool. Nel frattempo la dilagante popolarità dei film non ha giovato ai fumetti, anzi. Ma questa è un’altra storia.

O forse no. Perché in concomitanza con l’arrivo nei cinema dei loro personaggi, Marvel e DC organizzano sempre qualche evento editoriale pensato appositamente per attirare e coinvolgere nuovi lettori provenienti dal cinema, spesso suscitando le ire di quelli più datati. Categoria quest’ultima comunque mai contenta di nulla, che tuttavia continua incessantemente a comprare fumetti principalmente per potersene lamentare. Perciò, in fondo, poco male.

Dalle nostre parti invece la Panini ha colto un aspetto fondamentale di questa faccenda. A chi non legge i fumetti non interessano più di tanto le nuove storie dei personaggi che ha conosciuto sul grande schermo, quanto piuttosto quelle che hanno ispirato le sceneggiature. Sia per potersi inserire nella più classica delle discussioni a tema “nel fumetto era diverso”, sia per disporre di elementi utili ed affidabili per prevedere gli sviluppi futuri dell’universo Marvel su celluloide.

È da questa intuizione che nasce la collana collana Io sono/Noi siamo, una serie di eleganti volumi cartonati dedicata di volta in volta al personaggio protagonista di un nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe. E mai come nel caso di Venom sarebbe utile dedicarsi alla lettura per capire cosa aspettarsi sul grande schermo e sviluppare nuove teorie.

Divenuto in brevissimo tempo uno dei nemici più iconici e riconoscibili di Spider-Man, Venom è figlio del fumetto di supereroi anni ’90, pur avendo visto la luce un paio d’anni prima dello scoccare del decennio. Il decennio dei disegnatori, delle anatomie esagerate, delle cover alternative e dei nuovi costumi. Come quello nero utilizzato da Spider-man durante le Guerre Segrete, che si rivelerà poi essere un simbionte alieno in grado di fondersi col suo ospite e condizionarne i pensieri.

Noi siamo Venom – perchè al plurale ci arriviamo tra poco – si apre con Amazing Spider-Man #300, numero celebrativo della principale collana dell’arrampicamuri dove Venom fa il suo spettacolare ingresso in scena dopo mesi di indizi e sottotrame. Nelle matite ancora un po’ acerbe di Todd McFarlane, l’unione tra Eddie Brock e il simbionte viene raffigurata come una versione pompata dello Spider-Man in nero, caratterizzata per il momento solo da un grosso sorriso.

È nei cicli di storie successivi presentati sul volume che Venom acquisirà prima i caratteristici denti aguzzi e la posa ricurva, sempre ad opera di McFarlane, e poi l’inconfondibile lingua aguzza, raffigurata da Erik Larsen per un errore di interpretazione, ma comunque destinata a diventarne un marchio di fabbrica, insieme alla sua peculiare psiche distorta che lo porta ad esprimersi alla seconda persona plurale e a declamare ad ogni occasione la sua golosità di cervelli umani.

In queste storie emerge un po’ tutta la smania di maturità del fumetto dell’epoca, declinata però in maniera fin troppo semplicistica attraverso una violenza spesso fine a sé stessa e il ricorso ad ambientazioni cupe, senza intaccare più di tanto la profondità delle trame. Di fondo Venom è un personaggio che, almeno in quel periodo, non si presta a particolare approfondimenti. David Micheline, l’autore che ha creato il villain e che figura nei credit di due terzi del volume, ha però provato a definire meglio nel tempo le sue motivazioni, proprio nei tre cicli di storie che aprono Noi siamo Venom.

Il motore che guida la duplice volontà di Venom è la vendetta: quella del simbionte nei confronti dell’ospite umano che l’ha rifiutato e quella nei confronti di Peter Parker, che ha smascherato la menzogna giornalistica di Brock rovinandogli la carriera. Sotto questo strato superficiale, dietro le spacconerie da mangiacervelli, Micheline prova però sottintendere una maggiore complessità. Mentre McFarlane, Larsen e Bagley si alternano alle matite, lo scrittore statunitense indaga sul rapporto di conflittuale interdipendenza tra il simbionte e l’umano. Basta questo a trasformarlo da villain ad anti-eroe, sulla scia dell’enorme successo di pubblico, un futuro che già si intravede in controluce nella storia in cui fa la sua prima apparizione Carnage, “figlio” di Venom nato dall’incontro tra una goccia del simbionte e un’omicida psicopatico.

Dopo aver presentato per intero le tre prime apparizioni del suo protagonista, fortunatamente Io sono Venom affida semplicemente ad una serie di interessatati editoriali il riassunto della travagliata vita editoriale del personaggio, risparmiandoci numerosi e stravaganti passaggi di consegne nel controllo del nero simbionte. Quando lo ritroviamo, un Eddie Brock in fin di vita per un cancro terminale sta vendendo sul mercato nero il suo simbionte al migliori offerente, per donare in beneficenza il ricavato. La storia, firmata da Mark Millar, è quella scritta meglio dell’intero volume e dimostra che lo scrittore scozzese, quando è in giornata, sa anche includere ottimi contenuti alle sue trame votate alla spettacolarità. Forse fin troppo, visto che viene voglia di scoprire come si concluda il ciclo da cui è estratta, ma è un limite comune ad ogni volume antologico.

A chiudere il volume, infine, troviamo il primo capitolo della miniserie del 2008 in cui la Marvel ha raccontato i primi anni di vita di Eddie Brock, bugiardo patologico e manipolatore già dall’infanzia, e l’esordio della nuova collana dedicata a Venom nel 2017, senza dubbio la storia più debole dell’intera raccolta. Tirando le somme, tuttavia, nel suo complesso il volume offre una panoramica più che sufficiente comprendere natura e motivazioni del personaggio nell’ottica dello spettatore cinematografico completamente a digiuno delle sue avventure su carta.

Il limite principale è non avere incluso un episodio fondamentale per l’evoluzione moderna del personaggio, quella che forse è LA storia di Venom, ovvero Venom si sveglia a mezzanotte, scritta da Paul Jenkins e illustrata da Humberto Ramos. Oltre che essere complicata da recuperare nella sua edizione italiana spezzettata su più albi, questa storia è particolarmente interessante sia per l’approfondimento nel rapporto tra il simbionte e Brock gestito attraverso l’introduzione della malattia letale dell’ospite umano, sia per le esagerazioni grafiche sperimentate dal disegnatore. Col senno di poi però, e soprattutto dopo la visione del film, viene quasi il sospetto che la scelta sia stata ponderata con attenzione per evitare di caricare di eccessive aspettative la visione di una pellicola nato sotto brutti auspici e destinata purtroppo a divenire un pessimo ricordo per gli appassionati di cinecomic (e non solo).



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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