Julia Wertz ritorna sugli scaffali italiani con la sua terza opera: The Infinite Wait. Eris Edizioni prosegue la sua opera di scoperta dei lavori dell’autrice californiana e della vita urbana nelle città degli Stati Uniti nel corso degli anni ’10 del 2000.
In The Infinite Wait sono riunite tre differenti storie, che si intersecano sia tra loro sia con le precedenti opere dell’autrice come Drinking at the movies e The Fart Party vol.1 & 2. La prima, Industry, è dedicata ai lavori che l’autrice ha fatto fino al suo arrivo a New York; la seconda che dà anche il titolo al volume, The Infinite Wait, racconta del trasferimento dalla Bay Area a San Francisco e la scoperta di aver contratto il lupus sistemico, malattia autoimmune incurabile, e l’incontro con il fumetto; A strange and curious place, infine, è una vera e propria lettera d’amore alla biblioteca della città natale di Julia.
Già in Drinking at the movies Julia aveva mostrato la stupefacente capacità di saper cogliere, raccontare e rappresentare le difficoltà, i sentimenti, la solitudine, l’estraneità che una giovane donna o uomo provano a vivere in una metropoli lontana da sé, in The Infinite Wait si denota come l’autrice californiana sappia riformulare e adeguare le sue attitudini narrative a contesti profondamente differenti per scale, spazi, tempi e stili di vita.
Dai sobborghi della Bay Area al cuore di San Francisco, passando per alcuni cenni delle sue disavventure nella ‘Grande Mela’, Julia descrive un percorso di formazione, conoscenza di sé e confronto con l’altro che è inscindibilmente legato all’ambiente sociale, economico, culturale e urbano in cui si trova.
La vita di Julia non procede per una serie di tappe già prescritte, ma piuttosto per giri, strade chiuse, disavventure tragicomiche, momenti di profonda depressione e solitudine. Un percorso nel quale riesce, con innegabile bravura, a trattare temi complessi: il lavoro e lo sfruttamento che lo caratterizza; l’essere donna e la propria autodeterminazione nella società; la cura delle relazioni familiari e sociali in un’epoca di società liquida, sebbene i social network e l’internet of things non ricoprano un ruolo preponderante come oggi; il confronto con la malattia e il modo in cui essa è contestualizzata e trattata dal prossimo; la scoperta di passioni – in questo caso, la lettura e il fumetto – e il rapporto tra queste, il tempo dedicatogli e il concetto di produttività.
Attenzione però: come, anzi forse più che in Drinking at the movies, Julia Wertz non desidera presentarsi come una deliziosa pasticciona che vuol farci ridere. Il ritratto che ne esce della sua vita è più vicino a un racconto tra amici intimi, che discutono allegramente di fronte a qualche pinta in un pub.
L’autrice ci lascia letteralmente passeggiare al suo fianco, assistere al suo mondo. Qualcuno definirebbe questa scelta di autoanalisi e rappresentazione coraggiosa. Non credo sia una questione dirimente, ma credo che leggere queste esperienze e il modo in cui Julia affronti decisioni difficili sia un aspetto importante (anche) di The Infinite Wait.
A proposito, qual è il significato del titolo? Non lo so. Ma se dovessi incontrare Julia per le strade della California, le chiederei di parlarmene di fronte a un bicchiere di whiskey.
The Infinite Wait, di Julia Wertz
collana Kina, Eris
Torino 2018
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