L’ottimismo è il delirio di sostenere che tutto va bene quando tutto va male.”

Nella vita di ognuno di noi si è sempre presentato un momento in cui ci siamo chiesti “E se avessi agito diversamente? E se le circostanze fossero state diverse?”, ma nell’esistenza di Candido domande simili non hanno motivo di essere poste perché è stato indottrinato dal suo mentore e precettore, il filosofo Pangloss, a ritenere che questo è il migliore dei mondi possibili, tutto va esattamente come dovrebbe andare perché non potrebbe – e neanche dovrebbe – essere altrimenti. Candido, nomen omen, si impegna tantissimo nel vedere la realtà dispiegarsi e accadergli attraverso questa lente di irriducibile ottimismo ma, come si suol dire, i fatti sono testardi e non cambiano nella sostanza e nelle conseguenze di cui sono portatori solo perché si è ostinatamente convinti che tutto sia bene e buono.

Partendo da questo presupposto, quella che nella sostanza è una galleria di esperienze terribili e umilianti, nella prosa di Voltaire diventa una tragicommedia agile, buffa, bizzarra, vergata di ironia critica nei confronti di Leibniz, (il filoso teorizzatore del migliore dei mondi possibili), del clero, della monarchia, del modo in cui gli uomini trattano i propri simili, e della condizione della donna mercificata e abusata quando giovane e bella, relegata a sguattera quando anziana.

La bellissima edizione di Blackie è introdotta da Italo Calvino che nota infatti:

La grande trovata del Voltaire umorista è quella che diventerà uno degli effetti più sicuri del cinema comico: l’accumularsi di disastri a grande velocità

Ogni personaggio del racconto può vantare una storia personale gravida di miserie e sofferenze sia fisiche che esistenziali, ma la narrazione è così spedita che tutto sembra un turbinio di situazioni grottescamente buffe, rese quasi surreali dall’ingenuità di Candido che però, a forza di soccombere e di venire battuto e truffato, dovrà infine ammettere “Checché ne dicesse il maestro Pangloss, mi sono spesso accorto che in Vestfalia tutto andava male.

candido

Scritto nel 1758 e pubblicato l’anno successivo, Candido si è diffuso rapidamente in Europa: contrariamente a quanto accaduto per altri importanti autori francesi – tra cui Racine, Montaigne, Balzac – tradotti postumi, Voltaire ebbe il piacere di vedere il suo testo pubblicato al di fuori della Francia dove fu accolto come esempio di – scrive Julian Barnes – “letteratura d’informazione”.

Il testo è sì un racconto filosofico, ma con una storia dai piedi ben piantati a terra. Voltaire ci porta a Lisbona all’indomani del terremoto (novembre 1755) che fece decidere all’Inquisizione di installare roghi di presunti eretici per placare la collera divina; successivamente, come lettori, siamo testimoni della guerra tra Bulgari e Avari tramite la quale Voltaire allude alle guerre tra Prussia e Francia, e ancora attraverso le vicissitudini di Candido, l’autore ha modo di veicolare la sua critica alle missioni gesuite in Paraguay. Nel nostro momento storico, un particolare passo risuonerà come una feroce critica ante litteram contro il capitalismo. Quando Candido incontra uno schiavo nero privo di mano e gamba, ecco il resoconto che ne viene fuori:

quando lavoriamo alle zuccheriere, e che la macina ci acchiappa un dito, ci si taglia la mano; quando vogliamo fuggire ci si taglia la gamba; a questo prezzo voi mangiate dello zucchero in Europa

Ma se l’uomo è spesso nemico di sé stesso, questo non è il migliore dei mondi possibili, e nessuna religione o divinità può – o vuole – intervenire a nostro favore, la luce della ragione unita a un’onesta operosità (“lavorare ciascuno il poprio orto“) possono risultare salvifiche più di ogni altra filosofia o malriposto ottimismo.

Nota

Candido con prefazione di Italo Calvino, postfazione di Julian Barnes e illustrazioni di Quentin Blake, è pubblicato da Blackie Edizioni. Traduzione a cura di Stella Gargantini.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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