Clara ha dodici anni, sua mamma se n’è andata da poco e suo papà ha appena deciso di portarla con sé da New York a Battleboro, sperduto paesino del Vermont, per passare lì il resto della loro vita. Quello del 1988, insomma, parrebbe già avere tutti i connotati del peggior anno scolastico di sempre, ma la realtà, si sa, spesso gioca brutti scherzi anche alle peggiori previsioni. Il suo carattere introverso , la fama di ragazza di città e l’aspetto magrolino conducono subito Clara nel mirino del gruppo di ragazzi più fastidiosi della scuola, che non aspettano nemmeno la prima campanella per iniziare a prendersi gioco pubblicamente di lei. A peggiorare le cose ci si mette la sua epilessia che si manifesta attraverso la comparsa di ombre che la rapiscono per portarla in un regno oscuro, mentre la già complicata vita scolastica si fa di colpo tesa per la scomparsa di alcuni compagni, che si suppone vittime di un serial killer.

Esordio alla sceneggiatura di Andrea Fontana, già redattore di Fumettologica, accompagnato ai disegni da Claudia Petrazzi, Clara e le ombre è una storia di formazione che, nonostante i momenti cupi evidenti dalla descrizione appena concluse, è graziata soprattutto da momenti di luminosa quiete, merito degli spazi rarefatti e gelati di questo angolo di Vermont portato su carta. Già ambientazione di un celebre racconto di Lovecraft, questa amena cittadina americana si presta inoltre alla perfezione a fungere da catalizzatore di ricordi degli anni ’80, materia di cui il racconto è pervaso con sapienza e garbo, discretamente disseminati qua e là, senza imporli all’occhio del lettore. Per chi però come il sottoscritto è figlio di quel decennio è impossibile non notare già al primo passaggio i poster, da Ritorno al Futuro ai Black Sabbath, che affollano le pareti delle camerette dei ragazzi, o l’inconfondibile pad del Famicom che sbuca nell’angolo di una vignetta.

Mentre spesso il recupero di atmosfere alla Goonies (o alla Stranger Things per usare un riferimento più attuale) è una mera mossa commerciale mirata allo sfruttamento di una retro-nostalgia spesso immaginata più che vissuta, Clara e le ombre si ispira allo spirito dei film di avventura degli anni ’80 per carpirne almeno in parte quella formula che consentiva di parlare con leggerezza di temi e valori compensabili anche a un pubblico di più giovani. Pubblicata infatti da Il Castoro, casa editrice apprezzata per i suoi prodotti per ragazzi, il racconto a fumetti di Fontana e Petrazzi riesce ad appassionare anche chi non apparitene ormai da lungo tempo alla fascia anagrafica ingabbiabile nell’adolescenza, e non solo per il facile gioco di ricordi.

Clara e le ombre parla di tante problematiche che inquietano la vita di tutti, spesso a prescindere dall’età, e lo fa in una maniera semplice, ma senza trascurare la profondità. Il tema più facile da cogliere è quello del bullismo, di cui Clara è vittima già nelle prime pagine, i cui contorni tuttavia finisco bene presto però per sfumare in insiemi più grandi e complessi, come quelli dell’appartenenza di gruppo e dell’identità. Clara, ad esempio, si smarca dai ragazzi che l’infastidiscono grazie all’intervento di Robert, il quale non si fa troppi problemi ad usare sui bulli la stessa forza fisica di cui loro si fanno scudo.

 

Clara e Robert, insieme a John, Anthony e Alex, hanno molti interessi in comune, primo fra tutti quello per tematiche che qualche decennio più tardi saranno definite nerd, ma anche sogni strani che li trasformano in forme geometriche e li trasportano nello stesso mondo di ombre in cui piomba Clara. Ciò che davvero li accomuna, tuttavia, senza che se ne rendano conto, sono i rapporti familiari per ciascuno a modo proprio complicati, come per qualunque ragazzino di quell’età. Il confine tra bullo a vittima è sfumato e spesso il passaggio da un lato all’altro della barricata è solo una questione di circostanze o di dolore.

I ragazzini però non sono i soli costretti loro malgrado a crescere in questo nevoso inverno del 1988. Il padre di Clara è senza dubbio il personaggio più malinconico del fumetto. Abbandonato dalla moglie cerca una nuova vita lontano dai ricordi della vecchia, che è incapace di sostenere, assorbendo su di sé anche il peso di ciò che il cambio di città ha significato per la figlia Clara. Proprio come i ragazzini, anche lui si ritrova a dover guardare negli occhi le sue ombre interiori: quel che è peggio è che deve farlo da solo, pur dovendone rendere conto anche a Clara, i cui silenzi casalinghi dicono moltissimo sull’incapacità di comunicare che pervade la vita domestica dei due.

Come già detto, però, Clara e le ombre pur affrontando tematiche nient’affatto banali riesce a muoversi sempre sul filo della leggerezza, proprio come i film dell’epoca a cui si ispira. Il merito è equamente diviso tra la sceneggiatura di Andrea Fontana, ben ritmata e capace di alternare col giusto dosaggio momenti intimi e scanzonati a situazioni e dialoghi più drammatici, e i disegni di Claudia Petrazzi (che suppongo sia anche l’autrice dell’ottima colorazione, vista l’assenza di riferimenti nei credits). Il tratto è caratterizzato di linee sottile, corpi dinoccolati e visi geometrici (che portano in qualche modo alla memoria i Rugrats, altro riferimento comprensibile solo a chi ormai ha scavallato da un po’ i trenta), accompagnati da espressioni marcate. Un gran lavoro grafico è stato svolto anche nella ricostruzioni di tutti quei dettagli che rimandano immediatamente all’epoca in cui è ambientato il racconto, dalle giacche indossate dai protagonisti agli oggetti che arredano le abitazioni, come i poster appunto, ma anche i piccoli rimandi tecnologici come una Polaroid dimenticata su un tappeto.

Andando ben al di là del suo target, Clara e le ombre si rivela una lettura di sicuro affascinante per un ragazzino e più che piacevole per chiunque, grazie a una scrittura ispirata e a un elegante comparto grafico: se ne sono accorti persino a Battleboro, in Vermont, dove il giornale locale ha notato l’intensa attività di ricerca social di Andrea Fontana e ha deciso dedicare un’intera pagina alla graphic novel e ai suoi autori ancora prima dell’uscita ufficiale.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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