The Procession to Calvary dura, anche in mano agli avventurieri meno esperti, poco più di due ore. Il punto è che, se lo comprate, saranno le due ore migliori da molto tempo a questa parte.

The Procession to Calvary è un’avventura grafica (a-la Monkey Island, giusto per essere chiari). Già, proprio il genere che, come molti altri che andavano di moda negli anni ’80 e ’90, viene periodicamente dato per morto, salvo poi accorgersi che gode di ottima salute e che ha perso solo la luce dei riflettori (idem dicasi per gli shoot’em up e i beat’em up, peraltro), trasformandosi da mainstream a nicchia per appassionati. L’autore di The Procession to Calvary si chiama Joe Richardson, un autore indie che ha già al suo attivo alcuni titoli molto particolari, quali Four Last Things, The Preposterous Awesomeness of Everything e Unnecessary Sentience. Questa sua ultima fatica si potrebbe definire l’erede spirituale di Four Last Things, visto che ne condivide l’aspetto grafico, decisamente unico e particolare.

Ed è proprio questa unicità che permette a The Procession to Calvary di staccarsi nettamente dalla massa di indie che vengono sfornati a getto continuo con cadenza quotidiana. Il comparto grafico del gioco è infatti realizzato prendendo in prestito decine di quadri (veri) realizzati negli anni del Rinascimento e opportunamente modificati per generare animazioni buffe e divertenti. Anche la colonna sonora del gioco, che cambia ad ogni schermata, è interamente composta da brani classici, scelti con perizia certosina per adattarsi al meglio ai fatti narrati.

The Procession to Calvary racconta le peripezie di una giovane e sanguinaria soldatessa che, finita la guerra, frustrata dal non poter più mozzare teste e praticare ultraviolenza, accetta la missione involontariamente affidatale dal nuovo monarca (pacifista), il quale, pur avendo ottenuto il potere, non ha eliminato fisicamente il vecchio sovrano, fuggito lontano sano e salvo. Quale migliore occasione per tornare in azione e spargere altri ettolitri di sangue?

The Procession to Calvary permette al giocatore due approcci per risolvere gli enigmi: uno classico, ponderato e corretto, che prevede la risoluzione dei problemi utilizzando il ragionamento e il saggio uso degli oggetti; l’altro è l’uso della forza, che però può portare a conseguenze nefaste. Esempio pratico e non spoiler, visto che trattasi del primo enigma dell’avventura: per utilizzare una barca servono due remi, che servono però ad uno storpio come stampelle. Potreste farlo fuori, chiaro, e fregargli le stampelle/remi, ma la notizia dell’omicidio vi precederebbe ovunque e nessuno vi darebbe aiuto (dai, chi uccide uno storpio per fregargli le stampelle?), mentre se fate in modo che sia lui a darvele con le buone…potreste trarne dei vantaggi.

The Procession to Calvary ha i migliori dialoghi degli ultimi anni e, in sintesi, fa sbellicare dal ridere. Ovviamente trattasi di humour nero, nerissimo, beffardo, spiazzante, allegramente iconoclasta, ma in molte occasioni mi sono trovato a sghignazzare rumorosamente davanti allo schermo del Pc. L’avventura è lineare e basica e si risolve in un pomeriggio, ma il tempo speso per apprezzare i folli ragionamenti della protagonista, l’assurdità di certe situazioni, per tacere della straordinaria bellezza dei quadri e della soundtrack, valgono ampiamente la spesa effettuata per l’acquisto del gioco, che gronda intelligenza da ogni pixel.

Quindi per meno di 10 euro vi portate a casa: una lezione di storia dell’arte, una di musica e almeno due ore di irresistibile comicità. Ah, e un videogioco. Se vi pare poco…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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