Nella nostra selezione di libri pubblicati tra marzo e aprile 2021: donne diaboliche, foreste oniriche, famiglie che si spezzano e si ricompongono, un maestro di Kung Fu e un esperimento psicologico su esseri senzienti davvero disastroso.
La donna dalla gonna viola
Leggere Natsuko Imamura mi ha fatto da subito venire in mente Sayaka Murata: non per niente le due scrittrici giapponesi si sono contese il prestigioso premio Akutagawa in anni recenti, finendo per vincerlo entrambe.
Natsuko Imamura è arrivata alla vittoria con questo splendido romanzo di spiccata matrice nipponica, che ha due tratti per me irresistibili di questa tradizione letteraria: non utilizza un rigo più dello stretto necessario per raccontare la sua storia (aka lo leggerete in un’unica, comoda seduta) e non si prende il disturbo di spiegare alcunché.
In La donna dalla gonna viola c’è tutta la tradizione letteraria giapponese della giustapposizione, di una serie di scene quotidiane banali, di dettagli apparentemente casuali accuratamente posizionati sul cammino del lettore dell’autrice. Sin dal titolo promette di raccontare una figura femminile indimenticabile, ma il lavoro più interessante che fa è quello in negativo. C’è un’altra donna che percorre le pagine di questo romanzo e, una volta messa a fuoco la sua presenza, diventa una veloce lettura con una punta di diabolico.
Non è però un romanzo che guarda al passato, anzi: dà come assoluto dato di fatto l’estrema indipendenza delle protagoniste, il loro vivere solitario e frugale, lontano dalle pressioni familistiche di una nazione in cui ancor oggi la pressione sociale sulle over 25 per accasarsi è asfissiante.
Onore al merito a Salani per aver portato subito questo Premio Akutagawa 2019 in Italia, purtroppo tra un’immeritata indifferenza generale. Traduce Anna Specchio.
Racconto di una luna
Keiichirō Hirano il premio Akutagawa l’ha vinto nel 1998 e, considerando che la sua scrittura viene spesso paragonata a quella di Yukio Mishima per eleganza e visione, meno male che ci pensa Lindau a farlo approdare sullo stivale.
Il suo precedente Dopo lo spettacolo (suo esordio in Italia, sempre Lindau) è nella lista di libri che colpevolmente non ho intercettato in tempo per segnalarvi e non ho ancora recuperato. Su Racconto di una luna non mi sono fatta trovare impreparata, anche perché è ambientato nel XX secolo, un periodo di profondo rinnovamento sociale e disorientamento nazionale in Giappone, che strappa con rapidità con il passato feudale e isolazionista per trovarsi catapultato in pochi anni nel pieno del modernismo e dell’industrializzazione. Da questo shock storico sono nate numerose opere cardine della letteratura giapponese moderna.
A queste sembra guardare Hirano con Masaki, un poeta che proprio allontanandosi dalla modernità verso la regione montuosa di Masano, finisce per perdersi in una foresta. Come ci sia finito dentro non è ben chiaro: inseguiva una farfalla o é stato tutto un sogno? Come trovare la strada di casa se neppure ricorda precisamente come sia entrato nel fitto del bosco? Segue un racconto onirico, sospeso tra poesia e realtà, che costituisce una delle prime prove con cui l’autore fece parlare di sé. Traduce Laura Testaverde e attenzione, perché rischia di fare perfettamente il paio con le tematiche con il prossimo consiglio…
Vorrh. La foresta senza fine
Se un tormentato colonialista di Conrad finisse in una foresta di Jeff VanderMeer in cui s’insinuano riti e leggende ideati da Sofia Samatar, ma il tutto fosse successo in un momento indefinito tra l’era di T. H. White e quella di Alan Moore, il risultato sarebbe Voorh di Brian Catling. Se la poetica estrema dell’autore sia senza tempo o fuori tempo massimo sta a voi deciderlo. La buona notizia è che Safarà Editore ha portato finalmente in Italia un titolo SFF cult degli ultimi anni. Cult non sul mercato giovanile che ama formule ben definite e scritture ariose, ma tra quei lettori già segnati dal folto delle foreste della letteratura di genere, che le percorrono da tutta una vita.
Voorh è ricolmo di fascinazioni passate ma poco interessato a fare omaggi o guardare a modelli. Al centro della sua intricata vicenda c’è una foresta in cui si dice cammini Dio, impenetrabile per l’uomo bianco, che si limita ad aggirarsi sui bordi ricavandone legname e tentando di domare le millenarie culture espressione umana del mistero del Voorh.
Personalmente lo sto amando molto, anche se talvolta sembra di leggere un libro dallo stile e le ambizioni di mezzo secolo fa. Anche ad Alan Moore – che ne ha scritto la prefazione – è piaciuto parecchio, ma non è una gran sorpresa, considerando le premesse. Se capitate in libreria e siete incuriositi, vi consiglio di dare un’occhiata alla visita al museo di uno dei protagonisti (pag.36): una delle scene più potenti lette quest’anno, anche fuor di contesto. Traduce Massimo Gardella, illustra (in b/n) Gianluigi Toccafondo.
Eva futura
È un anno di riproposizioni da prime donne questo 2021. Dopo la Eva di Nicoletta Vallorani, Marsilio ripropone Eva Futura di Villiers de L’Isle-Adam, testo archetipo divenuto negli anni di difficile reperibilità. Se detestate lo stereotipo dell’androide femminile a uso e consumo della fantasia (sessuale) maschile, allora il vostro colpevole è proprio Villiers de L’Isle-Adam, che già nel 1886 pose le basi per la donna artificiale costruita per piacere che poi però scopre sé stessa, il suo corpo e la sua coscienza, fino a estreme conseguenze. Nel mentre, coniò anche il termine di androide.
Inutile girarci intorno: è una lettura impegnativa, perché questo futuro è ormai centenario. Tuttavia di recente un film intitolato Ex Machina ha provato che l’intuizione di questa storia (divenuta poi topos) è tutt’altro che sguarnita di tensione, anche nel tempo presente. Il volume è corposo, proposto in edizione integrale e ritradotto da Chetro De Carolis. Come da tradizione di Marsilio, edizione è ricca di apparati volti a inquadrare alla perfezione premesse e contesti di un testo poco citato, ma molto influente sulle origini stesse della science fiction.
Domani avremo altri nomi
In Spagna lo hanno adorato, SUR lo ha lanciato con la massima cura e tutto sommato se ne è parlato discretamente. Personalmente Domani avremo altri nomi mi è venuto in mente poco dopo aver rivisto 2046 di Wong Kar-wai, film dove per tutto il tempo un Tony Leung sciupafemmine constata pieno di rimpianti quanto sia difficile davvero tornare indietro da un amore finito, senza che i suoi colori riemergano all’improvviso in relazioni successive.
Domani avremo altri nomi parte dalla fine, da un lui e una lei in procinto di allontanarsi dalla vita insieme, impegnati della straziante divisione degli averi e in particolare dei libri in libreria. Non ha funzionato, ma non si sa nemmeno troppo chiaramente perché. La rottura coglie impreparati entrambi, il fronte di coppia di sfalda e trova due persone ormai divenute identità singole alle prese con un mondo di relazioni contemporaneo, in cui la tecnologia e il capitalismo hanno un peso non indifferente. L’argentino Patricio Pron non manca di affetto e delicatezza in questa storia di amore finito, permettendosi anche una nota di speranza. Dati i tempi che corrono, la si accoglie con un certo tepore nel petto.
Colpo bassissimo la copertina disegnata da Lorenzo Mattotti, specie per chi vive con appeso dietro la porta un poster della Biennale di Venezia da lui illustrato. Traduzione di Francesca Lazzarato.
L’uomo e il maestro
Se avete pensato che Open di Andre Agassi fosse un’autobiografia forte e vagamente cinematografica, Paolo Cangelosi sta per chiedervi di reggere la sua birra metaforica. Se anche voi vivete sotto un sasso in cui filtrano solo il nuoto, i tuffi, le discipline ginniche e il pattinaggio artistico come la sottoscritta, negli ultimi 50 anni avrete forse del tutto ignorato la storia del Gran Maestro di Kung Fu italiano con migliaia di allievi in tutto il mondo, amato e riverito.
Pare un concept per un film di genere anni ’70 che scimmiotta i wuxia di Hong Kong, invece è tutto vero, raccontato da Cangelosi stesso grazie all’ottima intuizione di Edizioni e/o. Partito da un paesino ligure, fattosi le ossa nei combattimenti clandestini dei bassifondi di Hong Kong (che vi dicevo?) fino ad affinare la propria ricerca spirituale con lunghe meditazioni nella grande foresta del Guanxi, Paolo Gangelosi è riuscito a diventare un Tai Sifu, un Gran Maestro. Questo volume è un traguardo per festeggiare il mezzo secolo di pratica delle arti marziali.
L’intento qui non è rievocativo o celebrativo, perché il libro è soprattutto uno strumento per veicolare la natura spirituale e conoscitiva della pratica delle arti marziali, affinché sia d’ispirazione al lettore. A scrivere è Nathalie Tocci, che tra le tante attività è anche un’entusiasta delle discipline marziali sin da quanto era ragazzina e allieva del maestro da quasi 20 anni. File under: i concept che la Rai, Netflix, Sky o un Matteo Rovere non dovrebbero farsi sfuggire.
Love After Love
Difficile immaginare questo romanzo d’esordio nel catalogo di una casa editrice differente da Edizioni e/o, che dimostra sempre grande interesse per gli Stati Uniti raccontati con gli occhi di chi viene da lontano, come pezzo di una famiglia in frantumi.
A differenza di quella raccontata in Squali al tempo dei salvatori, quello di Love After Love è un nucleo familiare consolidatosi a Trinidad non attorno a legami di sangue, bensì in un gesto di mutuo supporto, incrinato dagli strascichi di un segreto sussurrato e origliato. Questo è il genere di nucleo autenticamente familiare che vorrei più spesso al centro delle uscite letterarie e del discorso pubblico.
Se avete amato Minari al cinema e spesso trovate supporto (conforto?) nel catalogo di Edizioni E/o, fa decisamente per voi. Traduzione di Paola D’Accardi.
Esperimento Dosadi
In attesa che arrivi nelle sale Dune e il mondo riscopra Frank Herbert (aka lo scrittore che ha convinto la critica americana dell’esistenza di una letterarietà alta nella fantascienza, dici niente), Urania continua a sfornare i suoi scritti non inerenti ad Arrakis.
Esperimento Dosadi risale al 1977 ed è il seguito di Stella Innamorata, ma sta in piedi da solo, tant’è che è con un briciolo d’imbarazzo che vi confesso che avevo completamente rimosso l’esistenza dell’universo della Consenzienza e l’ho letto senza fare una piega. Pensavate che i casini di continuity fossero nati con il MCU? Ahhh, anime belle.
Tornando all’esperimento del titolo, “il più grande di natura psicologica mai compiuto su esseri senzienti”: suona male? A ben donde. Forse prendere un gruppo di volontari umani e alieni gowachin, cancellargli la memoria e piazzarli su un pianeta isolato persino dal Sole da una barriera oscura nota come il Muro di Dio e farli vivere per generazioni isolati da tutto non è stata l’idea interstellare del secolo. Specie se poi tutti gli altri si sono più o meno dimenticati di quelli oltre il Muro (o fanno finta di), dove diciamo che non se la passano benissimo. Almeno finché un certo McLie viene inviato sul pianeta per verificare se l’esperimento sia davvero avvenuto.
Lettere da Whalestoe
Ripubblicato lo scorso anno da 66theand2nd, Casa di foglie di Mark Z. Danielewski ha fatto finalmente fumare le meningi a parecchi lettori, probabilmente gli stessi che per anni hanno provato ad accaparrarsi una copia della vecchia edizione Mondadori senza ipotecare un organo.
La curiosità suscitata dal ritorno è stata parecchia, anche per la forma peculiare del libro d’esordio di Danielewski, tanto complicato nel contenuto quanto nella forma, con note che si affastellano, paragrafi stampati in diagonale a spirale, e altre originali azzardi tipografici pensate per replicare pensati per replicare con l’inchiostro gli intrighi della trama (quelli bravi la chiamano letteratura ergodica). Il successo dell’operazione ha convinto la casa editrice a portare in italia anche Lettere da Whalestoe, seguito epistolare nonché inedito, al pari di tutte le altre opere di Danielewski. Solo un disclaimer: sono abbastanza sicuro che non sia la più fscile delle letture. Io non ho ancora trovato la forza di affrontarlo (sto ancora recuperando le energie mentali ed emotive dalla lettura de La casa di foglie). [Clod]
Friendly Reminder
- Klara e il sole di Kazuo Ishiguro Dopo Ian McEwan, anche Kazuo Ishiguro tenta (con alterne fortune) la via dell’androide che voleva amare. Traduzione di Susanna Basso. Il libro è disponibile in tre edizioni variant con copertine di Bianca Bagnarelli.
- Una rosa sola di Muriel Barbery Provo un’accesa antipatia per Muriel Barbery sin dai tempi de L’eleganza del riccio e qui c’è pure il carico da novanta del Giappone salvifico con le sue deliziose ceramiche e gli ordinati giardini zen. Se però voi amate l’una o l’altra cosa, lo adorerete.
- L’inverno dei Leoni di Stefania Auci Tornano i Florio, torna la saga best seller siciliana di casa nostra.
- Alabama di Alessandro Barbero Il contributo (in narrativa) del Barbero nazionale al #BlackLivesMatter. Sulla carta non la cosa più eccitante del suo recente catalogo, ma Barbero val sempre una segnalazione.
- Artiglio di Byeong-mo Gu Un thriller coreano dall’umorismo nero che fa un’ottima doppietta con La donna dalla gonna viola.
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