Dettagli della cover di Hulk #1 di Cates & Ottley

Numeri 1 è la rubrica che testa le prime uscite di fumetti e manga con serialità di medio lungo corso: li testiamo per voi, ve li raccontiamo e vi aiutiamo a capire se tentare o meno l’acquisto. Questa settimana parliamo di Hulk, che riparte dal #1 con una nuova numerazione e un nuovo team creativo formato da Donny Cates e Ryan Ottley.. 

La trama

Dopo la conclusione del lungo e apprezzato ciclo di storie  firmate da Al Ewing (avete letto il suo romanzo?) che hanno portato Hulk in territori più vicini al horror metafisico di Lovecraft, il gigante verde passa ora nelle mani di Donny Cates e Ryan Ottley. Quello che è avvenuto, di fatto, è uno scambio di sceneggiatori, con Ewing passato a gestire la testata di Venom, in precedenza gestita dall’attuale scrittore di Hulk. 

Il cambio di tono è netto e percepibile. Quello che ci troviamo di fronte è nelle prime pagine è un Hulk disperato, rabbioso e folle nel tentativo di liberarsi da un’immensa porta che lo tiene prigioniero… nella mente di Banner. Dopo anni di coabitazione e sudditanza, ora è Bruce in controllo, anzi in fuga da una vita che non ha mai voluto vivere, quella dell’eroe. Bruce Banner voleva essere uno scienziato, uno scopritore, voleva ampliare i confini del possibile, e ora nessuno potrà impedirglielo. 

La domanda a questo punto è: perchè qualcuno dovrebbe volerglielo impedire? Le risposte sono almeno due. La prima riguarda i misteriosi eventi occorsi a El Paso, citati più volte e mai raccontati. Viene naturale supporre che sia successo qualcosa di gravee tragico, al punto da spingere gli altri eroi Marvel a riunirsi e ad agire, ma cosa?

Il secondo motivo per cui Banner va fermato, invece, è perchè si trova al comando di una gigantesca astronave verde (mi mantengo il più vago possibile, usando la definizione di Cates nelle interviste pre-uscita) lanciata verso l’ignoto. E il primo a trovarsi in orbita di collisione, e a farne le spese, è un Iron-Man decisamente impreparato a questa nuova incarnazione di Hulk. 

Bruce Banner in controllo di Hulk

Gli autori

Per questo nuovo rilancio di Hulk, Marvel ha scelto due autori di grido e già affermati. Cates, in particolare, arriva da una delle saghe di maggior successo degli ultimi anni sceneggiata sulla testata di Venom, partita come serie outsider e diventata nel tempo tassello molto importante dell’universo narrativo Marvel. 

Attivo anche sul fronte indie (segnalo giusto il suo Crossover di cui sentirete parlare a breve), Cates ha scalato le gerarchie Marvel molto rapidamente. Dopo gli esordi nel 2015, dal 2018 prende il controllo creativo della serie di Thanos (in piena febbre da Infinity War) e da lì è un crescendo: la sua gestione del comparto cosmico Marvel che è seguita ha ricevuto apprezzamenti trasversali ed è culminata con la celebratissima Silver Surfer: Black

Ryan Ottley è un nome altrettanto importante. Il suo esordio si deve alla scoperta di Robert Kirkman che gli assegnò la titolarità delle matite del suo Invincible, esponendo alla ribalta il suo tratto dinamico e cinetico. Dopo 127 numeri di Invincible, Ottley è passato in pianta stabile alla Marvel, occupandosi prima di Amazing Spider-Man e ora di Hulk, due personaggi perfetti per le sue matite esplosive. 

Hulk prova a liberarsi (da Hulk#1)
Questa è una citazione alla prima apparizione di Doomsday (il villain che uccise Superman).

La serie

Dopo la lunga run dell’Immortale Hulk di Ewing universalmente apprezzata come una delle migliori di sempre del personaggio, fondata su tinte horror e approfondimento psicologico, andare nella stessa direzione sarebbe stato folle. La soluzione più saggia sarebbe stata quella di invertire la rotta a U, e così Marvel ha fatto. 

Per farlo non ci poteva essere autore più adatto di Cates, caciarone, spaccone, sopra le righe, culla di idee roboanti (che non sempre riescono a mantenere l’impatto iniziale, ma questo si vedrà a bocce ferme). Il titolo di questo suo primo arco narrativo è Spacconauta: direi che rende l’idea. 

La serie di Hulk scritta da Cates riparte dal #1 e riporta il personaggio su binari almeno parzialmente già noti, ma interpretati all’ennesima potenza. Il lettore Marvel è abituato a conoscere un Hulk in fuga, braccato anche dai suoi amici e incompreso. Nessuno però ha mai conosciuto un Hulk così potente come quello di Cates. E l’impressione è quella di non aver ancora visto tutto. 

La prospettiva per i prossimi numeri è quella di trovarsi a bordo di un’astronave verde (ehm) con i motori lanciati a tutta forza (ehm) verso una destinazione ignota, un crescendo in cui è lecito aspettarsi di trovarsi di fronte a una escalation di trovate esagerate. Per capirci: in questo primo numero Hulk si strappa via mezzo braccio per liberarsi dai nano-meccanismi di Iron-man. E siamo solo all’inizio.

Hulk si strappa il braccio per liberarsi in Hulk #1 di Cates e Ottley.

La recensione 

Le partenze di Cates sono sempre forti e questo Hulk #1 non fa certo eccezione. Basta girare la cover per trovarsi lanciati in medias res, storditi da questa nuova versione di Brune Banner, incuriositi dai fantomatici fatti di El Paso, esaltati da un Hulk più potente che mai. E questa è la reazione di chi non ha letto il ciclo di storie precedenti: chi arriva dalle tinte scure di Al Ewing avrà quasi la sensazione di trovarsi di fronte un altro personaggio. 

Quella della Marvel è una scelta forte, una discontinuità che ha pochi precedenti: ricordo serie che hanno cambiato atmosfere o comprimari insieme all’arrivo del nuovo scrittore, ma una simile cesura col passato da un mese all’altro è abbastanza straniante. 

Cates però è furbo a buttare nella mischia gli eventi di El Paso, un elemento che allontana il precedente ciclo di storie e si inserisce nello spazio vuoto, creato una giustificazione per ora solo fittizia e potenziale al repentino cambiamento di Banner e Hulk. E visto che deve far dimenticare il passato, scrive una storia col piede schiacciato fino in fondo sull’acceleratore, offrendo a Ottley l’opportunità di sfoggiare la sua vena spettacolare. 

Ottley è in forma e non si fa pregare, prende la palla al balzo e sfoggia almeno quattro o cinque tavole di pura potenza bruta, selvaggia, grezza. Il suo tratto è furioso come l’Hulk che raffigura, ipercinetico ed ipertrofico. Nell’abbondanza di dettagli che costellano le tavole (per lo più sangue verde) trova anche spazio per ispirarsi al monumentale Sal Buscema, nel raffigurare volti spigoli e incredibilmente espressivi, e per citare l’iconico Arma X di Barry Windsor Smith.

L'Hulk spacconauta di Cates & Ottley colpisce Iron-Man.

Comprare, provare o saltare?

Senza dubbio, provare. La direzione presa dalla serie di Cates & Ottley non è del tutto inedita, ma è di certo lontana da quella degli ultimi anni di letture di Hulk. In un certo senso mi ha ricordato la celebre saga di Planet Hulk, ma ho l’impressione che in questo caso si voglia andare molto più in là in termini di esagerazione. 

Questo primo numero è senza dubbio utile a capire la direzione che prenderà la storia e gli standard qualitativi del comparto grafico, altissimi ovviamente. Vale la pena farsi un giro anche solo per godersi l’Hulk disegnato da Ottley. Poi, nel caso non siate del tutto convinti, potreste sempre aspettare le raccolte in volume, formato che rende più agevole valutare la direzione della scrittura di Cates. 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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