I Lucenti sono una dinastia nelle terre toscane. Non solo le abitano da secoli, ma le hanno anche dominate prima che il loro sangue di disperdesse lontano dal podere, fulcro della vita a fa miliare a cui ogni Lucenti è destinato a tornare, come attratto da un sinistro richiamo. Terre di riti ancestrali, di rapporti di potere noti da tutti eppure taciuti, luoghi in cui gli spiriti che forgiano le paure degli uomini paiono trovare una forza primordiale per manifestarsi.

È li che Mino passa l’estate del 1997, ospite dei Serrani. Mino però è diverso dagli altri bambini del paese, con cui impiegherà tempo ad integrarsi. Per Mino i primi tempi al podere significano cedere al richiamo del fango, immergendosi nelle enormi pozze al limitare del bosco anche per ore, fino a sentire il buio tutto intorno e i polmoni che bruciano. Poi c’è Lucio, il capobranco, opposto e complementare a Mino, che qualcuno parrebbe aver visto riemerge dal bosco coi vestiti divelti.

Lucenti è l’ultimo romanzo pubblicato da Eris per Atropo, la sua collana di narrativa di genere per adulti accompagnata da illustrazioni artistiche come omaggio alla tradizione tipografica novecentesca – di cui abbiamo già recensito lo straniante Challenger di Guillem López qualche tempo fa. L’autore accreditato della prosa è Udovicio Atanagi, pseudonimo utilizzato per la prima volta da uno scrittore, vicino al movimento connettivista, che ha già pubblicato in passato utilizzando altre identità fittizie, mentre le illustrazioni sono opera di AkaB, fondatore dello Shock Studio e del progetto Stigma.

Non è facile ridurre Lucenti a un genere. Di sicuro c’è una forte venatura horror, riconducibile ai terrori più atavici che da sempre attagliano l’uomo a partire dal buio e da ciò che succede in sua presenza, gli esseri provenienti dall’altrove che si intrufolano nelle nostre vite e i rituali che si compiono con la speranza o l’illusione di controllarli o condizionarli.  Sottotraccia però si muove un’inquietudine che sfiora il new weird, sostenuta da una natura che sa essere crudele e malvagia, teatro di fenomeni incomprensibili che piegano le regole del pensiero e sfuggono alla logiche del ragionamento umano.

L’inquietudine costante che attraversa il racconto ellittico e circolare è sostenuta dalla prosa ricercata e soppesata con attenzione chirurgica di Atanagi. Ogni parola trova un incastro preciso in un’economia stilistica che punta a dire solo ciò di strettamente necessario lasciando all’intuizione il lavoro di collegamento. Eppure tra le parole di Atanagi si respira il sapore della campagna polverosa e rude, la consistenza del fango, l’odore pungente e aspro del bosco.

Così le vite dei Lucenti si intersecano su un piano in cui il tempo non esiste, tutto è già successo e destinato ancora una volta alla rovina. Le esistenze di Pedro, il capostipite macchiatosi del peccato originale, di Antonio e Teresio, i Lucenti dell’epoca nera, e infine di Mino si fondono e contagiano, in un destino ineluttabile e minaccioso che incombe come l’ombra del bosco, più potente della luce che sembra sgorgare dal suo interno.

Come un racconto notturno alla luce di una torcia, Lucenti lascia sulla pelle piacevoli brividi da inquietudini estive, andando a stimolare la paura proprio nel luogo più oscuro e recondito da cui si origina.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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