“La guerra non cambia mai”, diceva qualcuno in Fallout, opera iconica di Bethesda Softworks, studio che ha ispirato innumerevoli nuovi team di sviluppo nella ricerca del proprio capolavoro. Rauniot, sviluppato da Act Normal Games, è una produzione che, senza mezzi termini, mostra un canovaccio narrativo debitore del gioco di ruolo post-atomico a cui di recente è stata dedicata una serie TV, amalgamandolo però con un’anima punta e clicca tutta da scoprire.

Il panorama indipendente, lo ammetto, è tra i miei preferiti. Talvolta è l stile grafico a conquistare l’occhio, altre volte opere come Sea of Stars dimostrano che qualcosa da dire ce l’hanno eccome; poi ci sono produzioni al debutto di team che, senza troppi compromessi, cercano in ogni modo di proporre qualcosa di nuovo nella giungla del mercato. Una giungla che, giorno dopo giorno, s’infoltisce sempre più, divenendo variegata e particolareggiata, arrivando poi a mostrare in situazioni eccezionali produzioni che poggiano su di una già spiccata personalità.

Rauniot è un videogioco di questo tenore, tenuto in piedi da una narrazione appassionante, nonché da un sistema di gioco che strizza l’occhio ai punta e clicca più iconici del panorama, adottando un linguaggio sia vetusto – nel senso positivo del termine – quanto assolutamente azzeccato e fresco, sorretto da uno studio oculato e attento della distopia in ogni sua forma. Aspettate, mi spiego.

UNA STORIA DI BOMBE, E NON SOLO

1975, il mondo è stato devastato. Tipico, no? Sì, purtroppo. La guerra nucleare ha sgretolato interi continenti e portato all’estremo interi popoli: le radiazioni, ormai dappertutto, hanno mutato il comportamento umano, costringendo chiunque a procacciarsi il cibo e a nascondersi in luoghi abbandonati e disabitati in cui in teoria sarebbe impossibile sopravvivere. Rauniot si focalizza principalmente su questo approccio, ma per quanto non proponga una vicenda chissà quanto originale,  riesce comunque e inaspettatamente a confezionare un racconto struggente e ben composto, rafforzato da una protagonista che, ritrovandosi a muoversi in scenari complessi, è costretta a dover sopravvivere provando di tutto per non perdere la speranza. Un obiettivo complesso, nel mondo di Rauniot, considerando che i nemici sono ovunque. A volte sono gli uomini a essere letali, ma in tante altre occasioni, al contrario, è la natura che ha cambiato tutto: esistono immensi corridoi, tombe a cielo aperto, ruderi e rovine di un tempo che fu e che non tornerà mai più.

In questo scenario fatto di morte e dolore, si muove la giovane Aino, una ragazza alla ricerca del fratello disperso chissà dove nelle aree contaminate del luogo in cui è sparito. Evitando spoiler che potrebbero rovinare l’esperienza complessiva, Rauniot brilla per originalità, proponendo Aino come una giovane coraggiosa e in costante difficoltà: la sua stessa sopravvivenza, sospesa sul filo di un rasoio, è perennemente in discussione. Ha il cuore pieno di dolore perché, purtroppo, non ricorda alcunché del mondo che c’era un tempo, ma ha la certezza che fosse splendido.

Questa sua ingenuità, tratteggiata con intelligenza e passione dal team di sviluppo, ha la capacità di tenere incollati fino alla fine. Nell’intenzione del team, che va lodato per questo in modo esaustivo, c’è la concreta volontà di costruire un universo narrativo con un’anima e una profondità: Rauniot centra alla perfezione questo obiettivo, dando la costante sensazione di avere un asso nella manica da giocarsi da un momento all’altro, portando il giocatore a interrogarsi su costa vedendo a schermo.

Ora, qualcuno potrebbe pensare che in questo mondo devastato la crudeltà non sia contemplata. Ebbene, proprio come nella più classica serie apocalittica il cui mondo cambia e sa essere cattivo, Rauniot è semplicemente tanto, ma tanto brutale. È una brutalità che si avverte attraverso i dialoghi con i personaggi che s’incontrano nel corso dell’opera, che mal sopportano l’invasione dei loro spazi, poiché quanto hanno ottenuto, nel corso del tempo, è qualcosa che appartiene loro, qualcosa che non può in alcun modo essere né condiviso e neppure conquistato da qualcun altro.

RAUNIOT: UN SISTEMA DI GIOCO SEMPLICE MA VINCENTE

Come accennavo prima, Rauniot si fonda su una struttura ludica basata su una visuale isometrica. Aino si muove all’interno di scenari fatiscenti e ruderi, tra sterpaglia e aree boschive, in cui sorgono vecchi insediamenti infestati da scheletri e creature uscite direttamente fuori dall’immaginario collettivo del post apocalittico.

La struttura ludica, tanto semplice quanto efficace, si focalizza sull’esplorazione, lo studio di ogni oggetto che la ragazza stringe fra le dita e su enigmi ben congeniati, collocati con cura e attenzione, ma soprattutto con lucidità e intelligenza, a sua volta supportate da molta originalità.

Non si tratta di nulla di troppo intricato, anzi: Aino entra in contatto con una borsa e un inventario in cui sono contenuti i suoi oggetti preziosi, inclusi quelli che adopera per sbloccare situazioni mai effettivamente troppo difficili, ma sempre interessanti da vivere e scritte con l’obiettivo fi far comprendere al meglio cosa accada nel corso dell’opera. Ogni momento è vissuto sempre sul filo del rasoio grazie anche al game design di Rauniot che non si discosta da molti altri punti e clicca disponibili sul mercato, ma riesce nel complesso compito di differenziarsi, dimostrando di essere tanto bello da vedere quanto da giocare. Complice un art direction di assoluta caratura, Rauniot risulta affascinante e piacevole alla vista, con tantissimi colpi d’arte e di passione che riescono a trasmettere al giocatore il senso di un pericolo incombente. Un videogioco appassionante e appassionato, da lode totale e di grande amore.

 



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