The Blacklist è la vera sorpresa (in positivo) dell’autunno/inverno dei serial tv statunitensi: partito fra lo scetticismo generale che spaziava dal malcontento non troppo celato nei confronti dell’ennesimo prodotto crime investigation fino allo stupore nel vedere un James Spader imbolsito e sul viale del tramonto di una carriera cinematografica che era stata al top ma che si apprestava a intraprendere la strada di un inesorabile declino, The Blacklist ha saputo conquistare invece fin da subito il plauso della critica e soprattutto, l’affetto fedele dei telespettatori medi americani. Indiscutibilmente il filone giallo/thriller può sempre contare su punti di forza ben collaudati e dal ritorno di immagine sicuro: la forza di The Blacklist però appare fin da subito evidente e particolare, perché riesce a dire qualcosa di nuovo in un territorio seriale che sembrava aver invece affrontato a una prima analisi ogni espediente narrativo.

Raymond “Red” Reddington, interpretato da un James Spader in stato di grazia oltre ogni più rosea aspettativa (Sesso, Bugie e Videotape, Stargate, Crash e Secretary fra i suoi lavori cinematografici più acclamati), è uno dei più efferati e pericolosi criminali al mondo, che decide di costituirsi all’FBI, offrendosi come collaboratore in grado di fornire informazioni preziose su ogni persona con cui negli anni della sua “onorata” carriera ha lavorato: una sola condizione quella richiesta, ossia la volontà di collaborare solo con l’agente speciale Elizabeth Keen (Megan Boone), a cui a prima vista non sembra essere legato da motivi specifici. Personaggi con ruoli chiave nello snodo della storia saranno anche il vice direttore della sezione anti terrorismo dell’FBI (interpretato da Harry Lennix) e il marito di Elizabeth (interpretato dall’attore Ryan Eggold), oltre le simpatiche ma agguerrite colleghe di Elizabeth.

In onda dal 23 settembre 2013 su NBC, ideato da Joe Bokenkamp e prodotto dalla Davis Entertaiment, dalla Sony Pictures Television e in arrivo in Italia da questo mese su Fox Crime, The Blacklist richiama le atmosfere dei I Soliti Sospetti, con il protagonista principale interpretato da Spader che ricorda non troppo vagamente l’indimenticato e indimenticabile Keyser Söze, cui dette volto e voce il bi – premio oscar Kevin Spacey; nonostante la serie venga ambientata per la maggior parte delle sue scene a Washington, le riprese sono state però effettuate in realtà a New York. Curioso inoltre l’aneddoto, che prima di offrirlo a James Spader, la produzione avesse pensato a Kiefer Sutherland (direttamente da 24) per il ruolo del protagonista.

Confermata in un primo momento per una prima stagione intera di 22 episodi, la serie il 3 dicembre è stata rinnovata per una seconda intera stagione: trasmessa in contemporanea con gli Stati Uniti in Canada sulla rete Global, The Blacklist viene trasmessa anche su Sky Living nel Regno Unito, su RTL in Germania, su TF1 in Francia, in America Latina da Sony Entertainment Television e da TV3 da Danimarca, Norvegia e Svezia.

Un successo che di puntata in puntata cresce, che dimentica gli stereotipi delle serie thriller/poliziesche e aggiunge sempre qualcosa di inaspettato, che fidelizza l’attenzione dei media e del pubblico e che sembra essere in grado di non subire l’impoverimento narrativo e creativo che sembra attanagliare molti prodotti televisivi del mercato a stelle e strisce contemporaneo: da American Horror Story a Glee passando per Grey’s Anatomy e i vari superstiti CSI, The Blacklist assume il ruolo di una boccata d’aria nuova e refrigerante laddove sembrava che il panorama seriale della tv statunitense fosse in deciso affanno di energie (e idee).



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1 Comment

  1. si ma non si è capito dove stà l’originalità di questa serie, qual’è ad esempio la differenza con “I singori della fuga”? da come si presenta sembra una serie piena di stand-alone con un incipit originale, ma neanche tanto, Insomma dall’articolo non si capisce bene perchè dovrei guardare the blacklist piuttosto che qualcos’altro.

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