Se avete più di trent’anni e amate il cinema la parola “Amblin” vi farà scorrere un brivido lungo la schiena. Amblin Entertainment era (ed è) una compagnia di produzione fondata da Steven Spielberg e dai produttori Kathleen Kennedy e Frank Marshall nel 1981, che ha realizzato alcune delle pellicole sci-fi e fantasy più famose degli anni ’80: E.T, la trilogia di Ritorno al futuro, Gremlins, I Goonies, Miracolo sull’8a strada, Piramide di Paura e molti altri film di grande successo.

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Per chi ha vissuto intensamente quegli anni però, Amblin ha rappresentato soprattutto un certo modo di fare cinema, indipendentemente dal genere trattato, una poetica particolare, un approccio alle storie e ai protagonisti delle stesse molto caratteristico e immediatamente riconoscibile: un marchio di fabbrica, che ha sempre fatto dell’attenzione alla fascia d’età che va dai bambini ai teenager (che ai tempi, va detto, erano molto meno cinici di quelli odierni) il suo mantra assoluto. Ecco, Tomorrowland sembra proprio un film Amblin. Con pregi e difetti.

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Tomorrowland, seconda regia “live” di Brad Bird, ne conferma il talento e ne rappresenta appieno la poetica. Come Il Gigante di Ferro, Gli Incredibili e Ratatouille è permeato da un inguaribile ottimismo, intrattiene grazie a meccaniche basiche e semplici, affascina gli occhi dello spettatore con visioni spettacolari e paesaggi fantastici, blandisce il nerd che c’è in molti di noi con oggetti e gadget fuori di testa, trabocca ispirazione da ogni frame. E’ bellissimo da vedere e piacevole da ascoltare, grazie alla gioiosa e spensierata partitura di Michael Giacchino, qui in ottima forma e molto “Williamsiano”.

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Centrale, nel film come in quasi tutte le precedenti opere del regista, è la tecnologia, la cui visione, a differenza dalla gran parte delle pellicole odierne (bastai pensare al ferocissimo e sensazionale Mad Max) è salvifica e positiva. Il retrofuturismo di Bird, ottimista e benevolo, è perfettamente incarnato dalle due “vere” protagoniste della storia, la volitiva teenager Casey Newton (una brava Britt Robertson incredibilmente somigliante a Jennifer Lawrence) e la piccola e brillante Athena (la sorprendente Raffey Cassidy, che ha una luminosa carriera davanti a sè) che si affiancano all’iconico Clooney per salvare il mondo da un destino funesto.

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Tutto perfetto quindi? Saliamo sulla DeLorean e ci godiamo un film che parla del futuro, realizzato nel presente e venuto dal passato? Purtroppo anche Tomorrowland offre il fianco a critiche e rilievi. Ad una prima ora entusiasmante e ad un corpus centrale valido, segue un finale particolarmente confuso, un po’ prevedibile e dolciastro e certamente troppo sbrigativo, che anche se non fa dimenticare quanto di buono mostrato in precedenza, lascia un po’ l’amaro in bocca: il disvelamento del “mistero” non soddisfa e a ben vedere la gestione di alcuni personaggi lascia un po’ perplessi. Ci piacerebbe credere che in tutto questo non ci sia lo zampino di Damon Lindeleof, co-sceneggiatore assieme a Bird, ma la sua abilità nel creare aspettative che vengono puntualmente disattese ci induce a credere che anche stavolta lo si possa additare come colpevole (o capro espiatorio).

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Tomorrowland è quindi un film imperfetto e difettoso, un ingranaggio che a volte s’inceppa e gira a vuoto, ma è anche un’opera dal grande cuore, forse un po’ ingenua per questi tempi cinici, ma che vi farà capire quanto siete invecchiati veramente e quanta di quella magia e di quello stupore che provavate per qualsiasi novità trent’anni fa, avete saputo conservare fino ad oggi. Le porte del futuro, del resto, sono aperte solo ai sognatori.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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