E’ dura la vita per Eddie Mannix (Josh Brolin), responsabile della produzione di un grande studio della Hollywood degli anni ’40: tentato dalle lusinghe economiche di un’azienda “seria”, Eddie trascorre 24 ore su 24 a risolvere i problemi della sua casa di produzione: i capricci di una diva (Scarlett Johansson) l’insoddisfazione di un regista affermato (Ralph Fiennes) alle prese con un nuovo attore dotato di scarso talento (Alden Ehrenreich) e il pressing di un duo di giornaliste alla ricerca dello scoop del secolo (una doppia Tilda Swinton). Le cose per Eddie si complicano ulteriormente quando il divo di una produzione storica (George Clooney) viene misteriosamente rapito…

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Dichiarato omaggio dei fratelli Coen alla Hollywood dei tempi d’oro, di quando non esisteva nemmeno la televisione (che però incombeva…), Ave Cesare non rientrerà nell’elenco delle migliori pellicole mai girate dal duo, ma come spesso capita a quelli bravi davvero, anche le loro opere minori superano i picchi realizzativi di moltissimi altri autori.

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La formula è la solita: un cast eccezionale, che vede molte conferme, una piacevole scoperta (Alden Ehrenreich, bravissimo) e qualche sorpresa (il ripescaggio di Christopher Lambert, i camei di Frances McDormand e Jonah Hill); uno script brillante e valori produttivi eccelsi. Ave Cesare permette ai Coen di divertirsi e divertire, mescolando senza soluzione di continuità commedia e musical, (finto) dramma e (ridicolo) spionaggio: gli attori stanno al gioco, ammiccano al pubblico, fanno gli scemi (e non c’è più fesso di Clooney quando fa il fesso) e raccontano storie credibili di un’epoca oramai tramontata da un pezzo, durante la quale il cinema era l’unico modo per evadere dalla realtà.

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Se quasi tutti i personaggi sono appena abbozzati, l’unico al quale lo script conferisce una decisa coerenza e un indubbio spessore è proprio quello di Mannix, uomo dalla profonda fede e dalla grande etica, che nonostante i mille problemi derivanti dalla bizzarria del materiale umano con cui ha quotidianamente a che fare, è ancora innamorato del Cinema in quanto tale e genuinamente convinto della sua funzione sociale.

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Ave Cesare ha alti e bassi: alcune storie funzionano bene e altre meno (le sottotrame che coinvolgono la Johansson e la Swinton non sono particolarmente intriganti), ma alcune gag sono davvero esilaranti: il concilio dei religiosi che devono approvare un film sulla storia di Gesù, le riunioni bolsceviche degli sceneggiatori frustrati e la sequenza sul set con la coppia Ehrenreich/Fiennes permettono ad Ave Cesare di innalzarsi una spanna sopra la media delle commedie recenti. Per ora ed in attesa di film più densi e importanti, tanto basta.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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