Goemon lavora su una nave-casinò per conto di un potente boss della Yakuza come guardia del corpo. Quando la nave viene attaccata da un apparentemente invincibile veterano di guerra noto come Hawk, “Lo Spettro delle Bermuda”, sia Goemon che gli onnipresenti Lupin e Jigen devono battere in ritirata, col primo gravemente ferito e gli altri in fuga dal killer e dal solito Zenigata. Goemon avrà però la possibilità di riscattarsi, anche se a caro prezzo…

Sarà in giro da 50 anni, ma mai come nell’ultimo lustro la stella di Lupin si è mostrata più brillante che mai. Dopo una miniserie monografica dedicata a Fujiko, un’intera serie ambientata in Italia e San Marino dedicata al protagonista principale (con alcuni episodi fantastici e una OST da urlo, almeno nella sua versione originale) e un film dedicato a Jigen e alla nascita del suo sodalizio professionale con Lupin, il cerchio si chiude con un mediometraggio incentrato sull’ultimo rimasto dei personaggi della saga inventata da Monkey Punch alla fine degli anni ’60, il misterioso samurai Goemon.

La prima cosa che salta all’occhio in Goemon Ishikawa è la violenza mostrata senza troppi filtri o preoccupazioni. Arti mozzati, sangue a fiotti, il tutto ammantato da un’aura drammatica che tocca corde piuttosto insolite per chi è abituato all’ironia e alla leggerezza che contraddistingue da sempre la maggior parte delle opere che vedono Lupin protagonista. A ben vedere però, Takeshi Koike, regista dell’operazione, riesce in questo modo ad attualizzare e rendere più efficace ed accattivante la parabola di un samurai che vive fuori dal tempo, stavolta non più infallibile (anzi), e mostrare il percorso di redenzione e riscatto che lo porterà nuovamente alla vittoria.

In Goemon Ishikawa Lupin, Jigen e gli altri sono personaggi secondari e di contorno mentre ad occupare la scena (letteralmente, vista la mole) è il villain, davvero ben caratterizzato: Hawk si pone a metà tra il cattivo bondiano per eccellenza (Squalo) e una sorta di supereroe indistruttibile che riesce a mettere in seria difficoltà Goemon e i suoi amici. Tecnicamente leggermente inferiore alle ultime produzioni Lupeniane, Goemon Ishikawa completa un cerchio iniziato qualche anno fa, risultando innovativo sia nella forma che nel contenuto, proponendo combattimenti serrati ed un’ estetica sgraziata ma efficacissima, degna erede della tradizione dell’originale di Monkey Punch. A suo modo, un piccolo ma gustoso pulp movie, che dimostra che quando si possono gestire personaggi così carismatici, non c’è scorrere del tempo che tenga.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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