Tra pochi mesi scopriremo l’epilogo di Game of Thrones: buffamente il santo patrono dei procrastinatori, altrimenti conosciuto come George R.R. Martin, autore della saga, lo scoprirà insieme a noi altri comuni mortali del pubblico, mentre Benioff e Weiss sapranno se dover chiudere tutti gli account, cambiare identità, e fare i bagagli per il Sudamerica in caso il finale non vada a genio ai milioni di fan in giro per il mondo.

Nell’attesa che si disveli il destino degli autori di Game of Thrones – saranno osannati o subiranno un trattamento alla Misery non deve morire? – ecco alcuni tra i finali di serie più detestati e/o divisivi delle serie più amate.

Serve dirlo? Da qui in avanti Spoiler.

Lost

“A Jacob piacciono i numeri”. Siamo partiti dalla sequenza di Fibonacci, abbiamo assistito a una serie che dava peso insistentemente a numeri ricorrenti, e alla resa dei conti se la cavano così. Non solo. Un investimento e un legame durato anni – e sono sicura che per molti quella con Lost continua a essere la relazione più importante avuta nella vita – per poi scoprire che l’isola è sostanzialmente un lavandino con un tappo, c’è la luce che se fuoriesce dall’isola  causa la fine del mondo, e il tutto poggiato su una mitologia rappezzata. L’Aldilà è un luogo dove ciascun personaggio ha modo di ultimare il proprio viaggio mano nella mano con la persona più significativa della propria esistenza, ma vediamo Sayid non con Nadia, l’amore assoluto della sua vita, bensì con Shannon perché dovevano tornare i conti e Nadia non è mai stata sull’isola. I flash sideways, infine, sono l’escamotage che i naufraghi hanno trovato per creare un mondo in cui riconnettersi, ma non è dato sapere come sia stato possibile.

Ad alcuni questa conclusione è piaciuta e ha soddisfatto, tantissimi altri – come chi vi scrive – pur riconoscendo la portata emozionale del finale, si sono sentiti presi in giro: Lindelof e Cuse hanno avuto modo e tempo di ideare e realizzare un percorso conclusivo soddisfacente ma nel corso degli anni, a forza di rilanciare misteri su misteri, si sono messi in un angolino talmente stretto da cui non sono riusciti a tirarsi fuori se non barando.

A tutt’oggi il finale smuove istinti bellicosi, prova ne è il fatto che all’indomani della messa in onda del finale di Breaking Bad (29 settembre 2013), Lindelof è stato preso di mira dai fan di Lost, soprattutto via twitter, che lo hanno mandano… a prendere lezioni su come si chiude una serie. L’autore ha risposto con un editoriale che potete leggere qui. Ah, Lindelof ha chiuso il suo account twitter.

How I Met Your Mother

Il finale perfetto era lì, pieno e soddisfacente: Ted e Tracy al loro primo incontro, sotto la pioggia, riparati dall’ombrello giallo, con una Christin Milioti che si è rivelata da subito una scelta di casting ispirata. Poco prima Ted e Robin, in cima al faro, avevano finalmente risolto e lasciato andare una volta per tutte il loro estenuante rapporto on/off, mentre Robin e Barney avevano trovato la loro dimensione dopo un’attenta costruzione narrativa che rendesse cosa buona e giusta il loro matrimonio. E invece no. Craig Thomas, l’autore, è andato avanti sconfessando proprio quello che si era premurato di raccontare meticolosamente. Scopriamo che Tracy è morta, Robin e Barney si sono lasciati e, con un repentino colpo di spugna, è stata annullata la crescita di Barney maturata episodio dopo episodio lungo l’arco dell’intera stagione. Ted ha inchiodato al divano i suoi figli non per parlare di quando conobbe sua madre, ma per chiedere loro il permesso di tornare a frequentare Robin, così lui può riappropriarsi di quel non so che da stalker, mentre lei può essere assimilata a un’arpia pronta a riprendersi l’uomo dopo la morte della moglie.

NB esiste un finale alternativo, ma sappiamo bene che dei due è quello andato in onda che resterà impresso a fuoco nella mente degli spettatori.

Dexter

[Andrea Chirichelli]

Uno dei finali più WTF della storia, specie se osservato in prospettiva e come “fine del viaggio” di un protagonista che fa l’esatto contrario di quello che sarebbe logico (e opportuno) aspettarsi. Il villain dell’ultima stagione (Oliver Saxon/Daniel Vogel, anch’esso serial killer, non ha un briciolo del carisma di Dexter e come antagonista non vale un granché, ma l’escalation degli ultimi minuti con Dexter che stacca il respiratore alla sorella Debra, colpita a morte proprio da Vogel, la porta sulla barca ormeggiata a pochi passi dall’ospedale e la abbandona in mare andando incontro ad una tempesta… MEH! In ogni caso le differenti interpretazioni del popolo del web non mancano e a qualcuno è pure piaciuto. A pochi però.

True Blood

Concepito da Alan Ball come “popcorn per persone intelligenti”, True Blood è finito come le macine per il Mulino Bianco. Nel corso delle stagioni la serie si è prodotta in flamboyant e gustosi eccessi a colpi di metafore. Via via però lo show ha perso smalto arrivando infine a un epilogo in cui tutti finiscono bene tra matrimoni e società milionarie. Anche per Bill c’è sostanzialmente una buona conclusione visto che il vampiro pone romanticamente fine alla sua esistenza con un gesto da gentiluomo dell’ottocento quale è sempre stato.

Ultima scena: in un flashfarward vediamo Sookie incinta di un marito che non viene mostrato, entrambi sono intorno a una tavolata imbandita per amici e parenti. Tutto ci saremmo aspettati da True Blood meno che uno spento e borghesissimo “…e vissero felici e contenti” da manuale.

Battlestar Galactica

[Claudio Magistrelli]

Il recupero operato da Moore nel 2003, capace di ripescare una pittoresca serie di fine anni ’70 e renderla una pietra miliare della fantascienza moderna, verrà comunque ricordato come un capolavoro. Oltre a fornire ottimo intrattenimento settimanale di genere, Battlestar Galactica ha anche costretto il pubblico USA e mondiale a riflettere sul potere, sulla definizione di terrorismo e sulla guerra sporca condotta da Bush in quelli anni attraverso la metafora della lotta tra umani e Cylon, robot un tempo esiliati dalla Terra e tornati per cercare vendetta.

Per questo motivo la virata verso il mistery à la Lost non aveva destato molte preoccupazioni all’epoca: la qualità della scrittura appariva in grado di reggere sfide ben più complicate. Nessuno, insomma, si aspettava di scoprire l’identità dei Cinque, Cylon insospettabili e infiltrati tra gli umani, grazie alla loro capacità di percepire All along the watchtower di Jimi Hendrix attraverso la scocca della nave. Quel che è peggio, è che si trattava solo l’inizio di un delirio a cavallo tra il misticismo e il religioso, conclusosi con la resurrezione di Starbucks, pilota di punta dell’umanità rivelatasi un’entità soprannaturale, tornata in vita in forma angelica per mostrare la strada di casa agli umani. Amen.

 

 

True Detective

True Detective è stata la serie evento del 2014 e ha raccolto pareri entusiastici da critica e pubblico. Il finale, per quanto mediamente ben accolto, ha la sua schiera di detrattori e perplessi. Una complicatissima indagine che ha sfiorato il soprannaturale, sconfinato nel misticismo, toccato una rete di persone sfuggenti e facoltose dedite a oscuri rituali a spese di giovani donne e bambini, per poi scoprire che è stata tutta opera di un hillbilly ritardato. Anche la conversione di Rust è suonata ingiustificata. Per quel che mi riguarda, pur essendo tra i delusi, ho invece apprezzato la svolta: ho interpretato il suo personaggio come quello di un padre in lutto talmente sopraffatto dal dolore da iniziare a credere in un universo enorme e indifferente, talmente grande da consentirgli di nasconderci al suo interno, come fosse un puntino trascurabile, il dolore per la figlia, altrimenti troppo grande da sostenere. Nel momento in cui riesce a sentire di nuovo sua figlia e il calore del suo affetto, ecco che ai suoi occhi l’universo ridiventa benigno e di nuovo ospitale per gli esseri umani.

Twin Peaks

Scommetto che tutti ricordate che l’assassino di Laura Palmer è suo padre posseduto dall’entità maligna BOB, ma pochi di voi ricordano come effettivamente finì la serie, cancellata dalla ABC alla seconda stagione.

Il network chiese a Lynch di dare un nome e un volto all’assassino di Laura Palmer, il regista aveva ben altri piani ma fu costretto a cedere. La rivelazione, arrivata alla nona puntata, ha rappresentato un punto di rottura con il pubblico che non si è appassionato al successivo arco narrativo e ha iniziato a disertare la serie decretandone la cancellazione. L’ultima immagine della seconda stagione è quella dell’agente Cooper che prende a testate uno specchio, a suggello di un finale che ha lasciato soprattutto interrogativi.

Per quanto riguarda il finale del revival del 2017Twin Peaks: Il Ritorno –  prima di bollarlo come capolavoro o fallimento bisogna decidere se qualcuno l’ha capito davvero.

NB Lo so, lo so… Twin Peaks non è da capire, è un’esperienza da vivere, un’esplorazione della psiche, la sublimazione del meta, eccetera, eccetera.

St. Elsewhere, The Bob Newhart Show

[Andrea Chirichelli]

I due finali più discussi della storia della televisione americana però, non sono relativi a serie recenti. Tutt’altro. St. Elsewhere è stata una delle serie “medicali” più amate di sempre. Andò in onda dal 1982 al 1988 e appassionò milioni di spettatori che solo alla fine scoprirono che tutte le vicende, gli intrecci e le storie narrate sullo schermo erano frutto della fantasia di un bambino autistico, un personaggio secondario della serie (l’ospedale era all’interno di un globo di vetro, di quelli con la neve finta). Ancora più clamoroso fu il finale di una comedy, Newhart, andata in onda dal 1982 al 1990, al termine della quale il pubblico scopriva che l’intera saga era frutto di un sogno del protagonista…di un’altra serie, interpretata per anni dallo stesso attore (Bob Newhart). Niente male come colpo di scena.

Interminabile è poi l’elenco dei finali contestati: dalla mitica “dissolvenza in nero” dei Soprano, a quello iconoclasta di Seinfeld, fino ad arrivare ad uno dei finali “più visto”, ovvero quello della serie Cheers (da noi era Cin Cin) che tenne con gli occhi incollati allo schermo quasi 100 milioni di americani. Altri tempi, ovviamente, visto che eravamo negli ’80, ma tant’è (nota: un altro finale, quello di Mash, è a tutt’oggi al secondo posto nella classifica dei programmi televisivi più visti in America, battuto solo dal Super Bowl del 2010).



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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