A ragionare col senno di poi son buoni tutti, ma è innegabile che, se la macchina del tempo di Tony Stark esistesse per davvero, in Disney tornerebbero a un attimo prima di affidare a Rian Johnson Star Wars: Gli ultimi Jedi, magari preferendo una soluzione più tradizionale e meno “disruptive”. Già, perchè gran parte dei difetti di questo Star Wars – L’Ascesa di Skywalker sono da ascrivere alla necessità, più commerciale che narrativa (Gli Ultimi Jedi ha incassato il 30% in meno rispetto a Il Risveglio della Forza, oltre ad aver fatto incazzare quasi tutti i fan più integralisti…del resto oggettivamente vedere Luke buttare via la spada laser manco fosse un ammasso di rottami è davvero un atto sacrilego), di far dimenticare a tutti Episodio VIII e sistemare e chiudere un progetto troppo caotico per andare in porto senza danni.
Siccome però errare è umano ma perseverare è diabolico, ecco, magari si potevano trovare sceneggiatori migliori di Chris Terrio, prima Premio Oscar per Argo e poi autore degli infami Batman v Superman: Dawn of Justice e Justice League, che condividono con L’Ascesa di Skywalker lo stesso principale difetto: la fretta. Nella prima ora di film accadono troppe cose e troppo velocemente, si passa senza soluzione di continuità da una storyline all’altra, aggiungendo (ennesimo peccato capitale) altri personaggi, inevitabilmente destinati a scomparire dalla trama e dalla memoria, così come successo a tutte le seconde e terze linee dei due film precedenti.
La trilogia originale si basava su una mezza dozzina di protagonisti, tutti perfettamente caratterizzati, con un arco narrativo puntuale e preciso e un finale soddisfacente e coerente con le attese. In L’Ascesa di Skywalker capita che quelli che avrebbero dovuto essere in prima linea (Poe e Finn, per citare gli esempi più eclatanti, ricordiamo che nel primissimo teaser il primo volto ad apparire era proprio quello di Boyega) finiscano nell’anonimato più assoluto, mentre un personaggio minore (niente spoiler, lo capirete da soli) resti impresso grazie ad un unico, semplice, guizzo di creatività.
Star Wars – L’Ascesa di Skywalker fatica quindi sia come film stand alone che come chiusura della trilogia, tant’è che deve affidarsi ai grandi vecchi (ottimo il contributo di Billy Dee Williams/Lando Calrissian, ulteriore conferma di quanto fossero stati azzeccati i casting del passato) per arrivare alla meta, ma non è tutto da buttare: Daisy Ryder stavolta è assolutamente fantastica, Adam Driver sarà dal sottoscritto sempre difeso come scelta perfetta per interpretare Kylo Ren (unico personaggio davvero interessante di questa terza trilogia), i valori produttivi sono eccezionali, l’ultima mezz’ora, al netto di qualche inevitabile momento WTF, è godibilissima ed il finale “finale” è davvero strappacore, specie per chi ha avuto il privilegio di vedere la saga nascere, crescere a svilupparsi nel corso degli anni, tra attese trepidanti, speranze deluse, alti e bassi e momenti più o meno epici.
E’ chiaro che da oggi in poi Star Wars sarà inevitabilmente qualcosa di diverso: Disney ha già dimostrato, con l’eccelso The Mandalorian, di aver capito come maneggiare al meglio il franchise e un universo che ha tantissime storie da raccontare. Libratosi dal peso generazionale, oggi affidato agli Avengers e ai cinecomic Marvel, e messo in mani capaci, Star Wars avrà molte altre occasioni di stupire, avvincere ed emozionare, così come fece per la prima volta più di quarant’anni fa, quando iniziarono le avventure ambientate in una Galassia lontana lontana…
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