Direttamente dal catalogo FARESTREAM, piattaforma streaming del Far East Film Festival, One Night (ひとよ) del poliedrico Shiraishi Kazuya, colpisce nel profondo con un family drama duro e attuale.

La storia si apre con un gesto estremo: una madre, Koharu (Tanaka Yuko), ormai esasperata dallo stillicidio compiuto dal marito nei confronti dei suoi tre figli, decide di porvi fine uccidendolo. La donna tuttavia non ha intenzione di sottrarsi alla giustizia, ma ribadisce l’assoluta consapevolezza del gesto, che aveva come fine quello di liberare i tre dai violenti e coercitivi vincoli paterni.

Passati quindici anni, osserviamo come il gesto di Koharu è stato tutt’altro che catartico per i tre, ancora vittime del lascito della gioventù. Una notevole scrittura a opera di Takahashi Izumi contribuisce a rimarcare il decadimento personale che un dramma simile comporta: anni di violenze domestiche impunite, poi culminate in un omicidio, possono portare alla deriva chiunque. L’interiorità dei tre è di fatto un mosaico di cicatrici.

One night

Ciò che ne consegue è una crescita travagliata e apatica: Hiroki (Suzuki Ryohei), il maggiore, è un uomo sui trenta affetto da balbuzie e con un matrimonio sulla via del fallimento. Sonoko (Matsuoka Mayu), l’unica sorella, ha abbandonato il desiderio di diventare parrucchiera; mentre Yuji (Satoh Takeru), il più brillante, sbarca il lunario scrivendo per una rivista pornografica a Tokyo. Tutti e tre rappresentano il ritratto dell’insoddisfazione.

Il ritorno a casa di Koharu – visibilmente invecchiata – darà modo ai quattro di ricongiungersi e di confrontarsi, ma anche di affrontare gli spettri che ancora aleggiano sulla casa. Il film si prefigge chiaramente l’obiettivo di demistificare il valore più classico della famiglia giapponese e lo fa risaltando proprio gli elementi meno virtuosi: la costante sufficienza di Yuji nei confronti della famiglia, così come la vergogna di Hiroki nell’ammettere alla moglie di essere figlio di un’assassina. La cultura della vergogna: uno dei cardini della società giapponese, fatta perlopiù di umiliazioni e persino persecuzioni, come nel caso dei volantini diffamatori affissi fuori e dentro la compagnia di taxi di Hiroki.

È ben chiaro come i tre non abbiano ancora metabolizzato il gesto della madre; eppure è altresì chiara la consapevolezza di essere stati liberati dal giogo violento del padre. La regia in questo caso è propedeutica: Shiraishi decide di sfruttare l’espediente del flashback per mostrarci la mano pesante del capofamiglia, e lo fa attraverso degli ottimi piani sequenza. Ogni angolo della casa conserva ignobili ricordi, frammenti di un passato fatto non di sberle, ma di vere e proprie sottomissioni e accanimenti corporali. One Night è una storia intima che richiede luoghi altrettanto intimi; fatte alcune eccezioni, vedremo i quattro solo fra le pareti domestiche. L’impressione è che la famiglia debba avere costantemente a che fare con ciò che quella casa rappresenta, ossia un passato da cui hanno solo provato a fuggire.

Se in un primo momento il ritorno di Koharu stravolge la triste e monotona routine dei tre, nel tempo l’anziana diverrà il solo e unico collante; l’unica capace di pacificare gli animi devastati di Hiroki, Sonoko e Yuji, in particolar modo lui. Accettare quello che è accaduto e guardare avanti, fuori da quelle quattro pareti disperate.

La regia appare notevole, seppur non eccellente, confermando la buona manualità dell’autore. Shiraishi qui sceglie di non sbilanciarsi, proponendo un lavoro che, fatte alcune eccezioni, è registicamente fin troppo standard.  L’ottimo casting contribuisce senz’altro a determinare il valore complessivo del film. Le vicende famigliari di Koharu verranno alternate infatti con quelle di altri personaggi, meno partecipi ma ugualmente interessanti.

La side story di Michio (Sasaki Kuranosuke) è certamente la più rilevante: un uomo placido e altruista, perennemente sorridente e zelante nel lavoro; ma con un passato tuttavia difficilmente dimenticabile. L’uomo infatti non dovrà limitarsi a pareggiare i conti con i suoi errori e i suoi peccati, ma anche con i suoi doveri. L’intreccio che vede l’uomo rapportarsi al giovane figlio è uno degli aspetti che più ho gradito del film. Nelle fasi finali Michio verrà coinvolto in un climax potente e dal forte impatto emotivo.

Dopo la parentesi noir avuta con The Blood of Wolves, Shiraishi Kazuya si getta nel dramma famigliare (adattando la pièce teatrale omonima) con One Night; un film ricco, compassionevole e conflittuale, dove il ricongiungimento e la redenzione vengono scientemente amalgamati fino a costituire i più rilevanti pilastri del film.

 



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