Una donna giapponese sovrastata da alcune cifre.

Come petali nel vento è un libro molto ingannevole, o quantomeno lo è la sua confezione. Non è difficile immaginare cosa abbia cercato di fare Garzanti creando una combinazione estremamente allusiva tra illustrazione di copertina [la trovate in fondo all’articolo, ndClod], palette di colori, titolo e breve blurb in copertina: un segreto di famiglia che si tramanda di donna in donna. Perché l’indipendenza economica è la strada per la libertà.

L’allusione è a un Giappone letterario contemporaneo, veloce e un po’ zuccheroso che rimanda a gatti magici, caffè che raffreddano lentamente e inevitabili fiori di ciliegio, da titolo.

Forse è un po’ ingrato da parte mia cominciare la recensione di questo volume con una critica all’editore che me l’ha inviato scopo recensione, che anzi dovrei ringraziare perché di mio probabilmente mi sarei tenuta ben lontana da Come petali nel vento, proprio per il Giappone a cui allude.

Credo fermamente che quel che si guadagna con questa strategia sul breve – portare quel tipo di lettore che si aspetta dagli scritti giapponesi qualcosa di “molto dolce” (cito una recensione su GoodReads che mi ha fatto riflettere molto su quanto siano riusciti a nascondere sotto il tappeto gli editori italiani in questi anni) a comprare il volume – si perda sul lungo periodo.

Visto così com’è nella sua confezione, da lettrice appassionata di letteratura nipponica più sul genere “finisce che si chiudono in casa e si mangiano pezzo per pezzo a vicenda” (spoiler?), ammantata di tutto il mio snobbismo, io Come petali nel vento l’avrei evitato come la peste. Anzi, l’ho proprio aperto pregustando il piacere di potermi lamentare a ragion veduta in uno strale contro un certo di brandizzazione letteraria del “il mio bel Giappone”. Roba per cui Kawabata si sarebbe probabilmente suicidato una seconda volta.

Invece, con mia grande sorpresa, ho scoperto che Garzanti ha per le mani un romanzo molto fresco, di discreta qualità e soprattutto forte di una certa freschezza, perché non ricorre a davvero nessuno dei tanti stereotipi letterari giapponesi a cui siamo stati abituati negli ultimi anni di bestseller nipponici. Anzi, Hika Harada fornisce uno spaccato quotidiano molto verosimile e molto specifico, tanto che forse sarebbe servita una piccola guida a fine volume.

Per fare un esempio: in Come petali nel vento le persone non chattano sul cellulare e non si scambiano messaggi generici, ma usano Line, ovvero l’applicazione che in Giappone svolge il ruolo che WhatsApp.

Come petali nel vento è davvero un romanzo pensato per parlare a un pubblico giapponese in maniera molto diretta e pragmatica. Proprio per questo motivo, finisce per essere forse un po’ meno accessibile dei caffè di Toshikazu Kawaguchi, ma più vibrante e autentico per chi vuole immergersi in un quotidiano nipponico credibile e non estetizzante.

Un ottimo molto per raccontarlo è partire dal titolo originale: 三千円の使いかた ovvero all’incirca il modo di usare 3000 yen. Questa somma equivale a circa 20 euro e viene data a inizio romanzo da nonna Kotoko alle due nipotine Miho e Maho. È Miho a ricordare l’aneddoto quando, ormai adulta, subisce lo shock di vedere una collega più anziana venire licenziata all’improvviso dall’azienda. Miho capisce che l’apparente sicurezza economica che dava per scontata in realtà non esiste. Attraverso un blog comincia così a rivalutare la sua situazione finanziaria, finendo per far ordine anche nella sua vita e nei suoi sentimenti.

Il modo in cui Miho e Maho usarono quei 3000 yen riflette molto il carattere delle due sorelle, che conosceremo poco a poco attraverso le loro scelte finanziare e di vita. La voce narrante di Come petali nel vento infatti cambia di capitolo in capitolo, permettendoci di conoscere meglio tre generazioni di donne di casa Mikuriya.

A differenza di quanto riporta la copertina non c’è nessun particolare segreto svelato. Hika Harada usa quello spunto finanziario un po’ da manuale di auto-aiuto come leva per rendere più coinvolgente e accattivante la storia per un pubblico più trasversale e ampio. Il romanzo pian piano si rivela essere un’analisi sentimentale della vita di tre generazioni di donne nipponiche di una stessa famiglia, virtuosa ma non priva di difetti.

La mentalità delle protagoniste viene esplorata attraverso i loro improvvisi timori economici, che finiscono poi per innescare in ciascuna donna un mettere a fuoco meglio i propri obiettivi di vita. Spesso nella rivalutazione viene coinvolto anche il proprio matrimonio e le relazioni interpersonali.

I capitoli più interessanti sono quelli che riguardano nonna Kotoko, che si riscopre desiderosa di lavorare a 73 anni d’età e non solo per assicurarsi maggior solidità finanziaria. Se da un parte si può attribuire la sua mentalità a un carattere nazionale tipicamente giapponese, dall’altra Hika Harada (che ha passato la cinquantina) si rivela capace di mettere a fuoco i bisogni e i patemi di una fascia d’età che in questo tipo di romanzi finisce spesso per essere idealizzata.

Meriterebbe un romanzo tutto suo poi l’unico personaggio maschile a conquistarsi un capitolo tutto per sé: l’affascinante scapolo d’oro vicino di casa di Kotoko. Yasuo conduce una vita priva di certezze economiche e radici, minimale e parca come il significato del suo nome suggerisce. Tira avanti saltando da un lavoretto all’altro, viaggiando molto, cavandosela anche senza radici affettivi profonde. Viene quasi da sospirare quando l’autrice finisce per rimetterlo sulla retta via del risparmio.

A mio modo di vedere chi interpreta questo libro come un manuale di risparmio o come un romanzo che dà utili consigli in questo senso fraintende Hika Harada, ma nel modo più lusinghiero possibile. Quello finanziario infatti è un plot device, uno stratagemma per rendere più accattivante un romanzo dal canovaccio molto comune, persino un po’ banale. L’escamotage però è così stuzzicante che finisce per essere la parte più intrigante di un libro di facile lettura, che si prende i suoi tempi, non così superficiale come potrebbe apparire.

Come petali nel vento ha quel perfetto mix da lettura svelta e capace di suscitare dibattito ed emozioni che ti ritrovi nel fluire incessante di commenti su BookTok. Tuttavia a differenza di certi titoli cult di questo microcosmo letterario, ha una concretezza e una sostanza invidiabili. Hika Harada ha saputo mettere una quotidianità familiare fatta di piccole sorprese positive e negative e di un certo numero di tribolazioni che leggendolo fa sentire aria di casa anche dall’altra parte del mondo.

Quelli narrati in Come petali nel vento sono i tipi di problemi che preoccupano tanti potenziali lettori. Sono introdotti e affrontati da Miho e dalle altre donne del romanzo senza facili soluzioni, ma al contempo in una cornice che li priva, almeno durante la lettura, della possibilità di ferire e fare male. Anzi, magari sotto sotto qualche soluzione il romanzo di Hika Harada la contiene anche.

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Un'illustrazione in colori pastello:; una donna di spalle osserva un monte con la cima innevata in lontana. Di fianco a lei degli alberi perdono petali al vento. E' la copertina del romanzo Come petali nel vento.



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