Dettaglio dalla cover di Qui, solo qui, in cui dei tubi costruiscono la parola QUI sulla facciata di un edificio giallo.

La copertina di Qui, solo qui di Christelle Dabos, raffigurante un edificio in giallo sulla cui facciata i tubi compongono la scritta QUI, SOLO QUI

Christelle Dabos, l’autrice della saga de L’Attraversaspecchi, è tornata con un nuovo libro e in fondo basterebbe questo a farne una delle letture dell’estate. Le vicende di Ofelia nel suo mondo frammentato non solo hanno segnato l’esordio di Edizioni E/O nel territorio del fantastico, ma anche un duraturo successo editoriale la cui scia si propaga ancora sui social e nelle vetrine delle librerie. Innegabile dunque che l’interesse per Qui, solo qui sia alimentata in larga parte dalle doti mostrate dalla sua autrice ne I fidanzati dell’inverno e nei suoi seguiti. 

In questa occasione, Dabos abbandona le ambientazioni fantasy (ma non i temi) per portare il lettore in un collége francese, quadriennio equivalente alle nostre scuole medie, tra le cui mura prevalgono regole diverse da quelle in vigore all’esterno. Col silenzioso beneplacito di professori e preside, gli alunni sono divisi in Alti e Bassi, laddove i secondi sono al servizio dei primi, ma comunque superiori ai Dispari, emarginati privi di un compagno di banco. Questa tuttavia è solo la prima e più evidente stranezza di un luogo in cui si aggira un fantomatico studente che lascia impronte sui soffitti, al quarto piano hanno un principe che non si può guardare in faccia, un Club Ultrasegreto si riunisce periodicamente per prevenire la fine del mondo, ragazzini e ragazzine di colpo diventano invisibili, qualcuno viene prescelto da una piuma di piccione e una strana sostanza sgorga con cadenza regolare scatenando la sovraeccitazione collettiva. 

L’assenza di qualunque connotazione geografica e temporale non è solo un comodo espediente usato da Dabos per sottrarsi a complicazioni narrative quali cellulari e social media, ma anche un modo per sottolineare la dimensione totalizzante dell’istituto nelle vite di chi lo frequenta. Sono le lavagne e i corridoi di Qui a stabilire il valore di chi passa la sua giornata all’interno e a definirne le traiettorie dell’anno scolastico; il tempo speso fuori è solo momentaneo rifugio, parentesi necessaria tutt’al più a rimuginare sulle dinamiche che avvengono all’interno.  

L’attenzione di Dabos è focalizzata su una manciata di personaggi, per lo più Dispari, Bassi o Alti decaduti, a cui si affianca a metà romanzo una supplente ex studentessa, che incarna abbastanza palesemente l’alter ego cartaceo della scrittrice, nonché la sua volontà di ritornare su un periodo doloroso della vita, cercando di elaborarlo e in qualche modo curarlo attraverso la parola scritta. 

Il limite più grande di Qui, solo qui è la grana grossa delle sue metafore, dal bullismo all’invisibilità passando attraverso il ruolo della nuova arrivata che apre gli occhi al suo Alto e quello, appunto, della supplente. All’interno del cancello di Qui, tuttavia, tra i suoi quattro piani suddivisi per classi, lo scantinato, il cortile e i cessi dell’inferno, Dabos riesce comunque a immergere il lettore in un’atmosfera inquietante e misteriosa, stralunata, a tratti crudele e poi improvvisamente ironica, in cui si è costantemente assaliti da dubbi sulle percezioni degli studenti e da indizi sulla loro fondatezza, risolti da un finale circolare un po’ furbo, ma decisamente migliore di quello de L’Attraversaspecchi. Una nota a parte, infine, va riservata al lavoro sull’edizione italiana compiuto da Edizioni E/O, poggiato sulla consueta solida traduzione di Alberto Bracci Testasecca (ma per la console da videogiochi basta una sola elle NdR), sostenuto da una riuscita campagna marketing e impreziosito dalla splendida cover realizzata da Ginevra Rapisardi. 

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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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