Sarebbe riduttivo definire David Bordwell uno dei maggiori studiosi del cinema o un ex professore emerito della Wisconsin-Madison University.
Nel complesso, la sua monumentale opera è infatti assimilabile a una grande teoria estetica che include psicologia cognitiva, narratologia, strutturalismo, neoformalismo, e le cui applicazioni si estendono oltre la settima arte.

In particolare, la riflessione di D.B. è incentrata sugli elementi base dello stile classico hollywoodiano, che verte sulla coesività spaziale e narrativa, nonché sulla loro persistenza durante l’evoluzione del linguaggio filmico.
Quest’attenzione alla dimensione formale del cinema ha portato il critico americano a essere in netta contrapposizione con il paradigma accademico degli ultimi decenni, gli studi culturali, vista la maggiore enfasi per gli aspetti sociopolitici di questi ultimi.

Il primo libro di D.B., The films of Carl Dreyer, pone subito come obiettivo il comparare la tradizione teatrale e del cinema muto scandinava con le opere del regista danese, ma sono i due testi successivi, Narration in the fiction film e The Classical Hollywood, a delineare più precisamente la poetica dell’autore.
Mentre il primo descrive le varie tipologie di storytelling presenti nella storia del cinema e l’unicità del loro modo di raccontare rispetto ad altre discipline, il secondo analizza come la vecchia Hollywood abbia creato un distinto codice visivo basato sulla composizione della scena e sul montaggio continuo e come esso sia diventato lo standard universale del medium. In entrambe le opere Hollywood viene ritenuto un complesso sistema di regole tecnico-culturali, condiviso da creatori e utenti, paragonabile a quello di un movimento artistico.

David Bordwell

Con Ozu and the poetics of cinema, D.B. ritorna allo studio di un singolo regista, e pur definendolo uno dei pochi autori ad avere creato un’alternativa al cinema classico occidentale con il posizionamento insolitamente basso della telecamera e la mancanza di dissolvenze nei film più rappresentativi, ne rileva la continuità con lo stile cinematografico degli studios nipponici dei primi decenni del secolo e la passione giovanile per Lubitsch e Harold Lloyd.

In Making Meaning: Inference and Rhetoric in the Interpretation of Cinema, Bordwell tenta contemporamente di creare una storia della critica cinematografica e un’analisi dei metodi interpretativi di quest’ultima. È forse il libro più difficile dell’autore, per l’uso esteso della psicologia cognitiva e per l’analisi della retorica usata negli scritti sul cinema, ma anche il più controverso per la sua visione negativa del settore di cui egli stesso fa parte.

Delle opere successive non può mancare un riferimento a The Cinema of Eisenstein, dove il regista sovietico viene trattato sia come praticante del cinema che come uno dei maggiori teorici del modernismo, nonché a On the History of Film Style e Planet Hong Kong, con i quali la consueta analisi stilistica viene ulteriormente estesa ad altre tradizioni.

Figures Traced in Light, invece, introduce una delle teorie più innovative di Bordwell, affermando che l’apparente staticità del primo cinema muto e di alcuni registi odierni, come Hou Hsiao-Hsien, nasconda una precisa dinamica interna nella composizione del quadro cinematografico.

The Way Hollywood tells it racconta dell’evoluzione della prima industria del cinema dopo gli anni sessanta, riaffermandone la continuità con le origini e argomentando contro i sostenitori di quel cinema post-classico che sarebbe nato dopo l’ascesa del blockbuster negli anni settanta.
Impossibile concludere un articolo su Bordwell senza citarne il blog, una delle risorse più autorevoli del genere su internet. Gli articoli presenti nel sito sono di livello talmente elevato che saranno presto raccolti in un libro.

Inoltre, è bene ricordare come alcune delle opere fuori produzione del critico americano siano liberamente scaricabili in pdf.

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Alberto Li Vigni

Appassionato di videogiochi da oltre 20 anni, ha scritto nel settore per alternative-reality e multiplayer. E' attualmente uno degli editors di unseen64, un sito dedicato alla conservazione di beta e di titoli mai rilasciati.

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