Deadpool è reclutato in prova come X-Men da Colosso, che lo porta presso la scuola del professor Xavier. Ovviamente la prima missione, catturare un giovane mutante che ha perso il controllo dei suoi poteri, finisce in un pasticcio, ma l’eroe decide di aiutare comunque il ragazzo, su cui incombe la minaccia di Cable, un guerriero venuto dal futuro per eliminarlo…

Divertente, esagerato, sopra le righe. Proprio come il primo episodio, verrebbe da dire, e potrebbe starci. Tuttavia Deadpool 2, pur nella sua sempre amabile follia, stavolta esagera un po’, (s)cadendo troppo spesso nel demenziale e nel logorroico, proprio come successo nel sequel de I Guardiani della Galassia, che hanno perso, nel secondo capitolo, l’immediatezza e la freschezza degli esordi.

Intendimoci, anche Deadpool 2 è uno spasso da sentire e vedere: ci sono battute notevoli, un paio di cameo eccezionali, ottime sequenze d’azione, il personaggio è sempre fantastico e stavolta i comprimari, “villain” (si fa per dire) in testa, sono impeccabili. Tuttavia la sceneggiatura di Rhett Reese, Paul Wernick e dello stesso Ryan Reynolds, non fila sempre liscia come nel primo episodio ma procede tra sprazzi di genialità assoluta e talvolta un po’ di noia e prevedibilità.

L’immortalità del personaggio gli permette di diventare l’oggetto (e la vittima) di sequenze gustosamente raccapriccianti e amabilmente rivoltanti, con un effetto comico slapstick assolutamente unico e inimitabile. David Leitch, che già con John Wick prima e Atomica Bionda poi aveva mostrato un innato talento nel costruire coreografie di combattimento di notevole fattura e decisamente superiori alla media hollywoodiana, si fa prendere un po’ dalla frenesia di seguire ciecamente l’azione comica, senza imporre al film una direzione precisa da prendere, puntando sul carisma di personaggio, attori e “singoli”.

Piace molto, anche se viene sfruttata solo in parte, la X-Force, il bizzarro team creato dall’eroe per proseguire la propria missione, ed emerge tra tutte le new entry l’ottima Zazie Beetz (Domino nel film ma chi segue la serie tv Atlanta non faticherà a riconoscerla) che “spacca” il film, proprio come successo con Tessa Thompson in Thor: Ragnarok. Ottimo, ancora una volta, è Josh Brolin, che stavolta più che cattivo tout court si trova a diventare quasi spalla comica di Deadpool che, da par, suo, gioca con lo spettatore, rompendo spesso la quarta parete e parlottando amabilmente col pubblico, irridendo i film superoistici, DC, Marvel, il Canada e un po’ tutto il cinema blockbuster americano.

Qualche perplessità, visto il clima da sbraco generale, è l’impianto narrativo portante (il rapporto Tra il ragazzo mutante e l’eroe), che certe volte rischia di deragliare per eccessiva serietà, decisamente fuori contesto in un’atmosfera così ilare e sopra le righe. Da applausi invece sono le sequenze post-credits, probabilmente la trovata più originale di tutto il film.

Insomma, un more of the same che soddisfa pienamente gli appassionati del personaggio ma che, forse inevitabilmente, non può risultare fresco, innovativo e sorprendente come il primo, spiazzante, episodio.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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