Sara Lando – fotografa, Photoshop ninja, simpatica umorista e molte altre belle cose – è stata nostra ospite su Players Podcast Ep. 7. A grande richiesta cominciamo a pubblicare una serie di interventi a sfondo fotografico apparsi originariamente sul suo blog. Al momento, Sara sta lavorando alla graphic novel Magpies.

Per motivi che sfuggono alla mia comprensione, nell’ultimo periodo sto ricevendo un sacco di curricula e di mail che mi chiedono consigli su come diventare un fotografo professionista.

Quello che mi lascia un po’ perplessa e’ il fatto che -personalmente- preferirei fare da assistente o chiedere consigli a qualcuna che beve cocktail con l’ombrellino su una spiaggia talmente bianca da sembrare farina mentre dei tizi con una frasca le fanno aria e un muscoloso spogliarellista con le chiappe di marmo spolvera i filtri sky di tutti gli obiettivi. Dentro e fuori.

Vi ricordo che io sono quella che sta sveglia fino alle sette del mattino per lavorare e si affetta polpastrelli nel maldestro tentativo di togliere una griglia da 20° dall’apposita trappola mortale mimetizzata da flash.

Ad ogni modo, visto che vi ho chiesto lumi sull’argomento del prossimo ghettotutorial e mi sono arrivate 6 mail che mi chiedono “come hai cominciato/come si diventa fotografo?” e visto che ho passato il pomeriggio a mettere a posto le note spese e tutti i documenti che il mio commercialista richiede (e che in genere hanno nomi meno comprensibili del catalogo ikea), non ho la forza di pensare a qualcosa di meno patetico.
Per cui.

Tema: come si diventa fotografi?
Svolgimento.
Se parliamo in termini generali, non ne ho idea.
Se parliamo di come sono diventata fotografa io, si tratta per lo piu’ di un caso.
Ci sono un sacco di specializzazioni diverse, nella fotografia, e tutte vi danno il diritto a far scrivere “fotografo” nella carta d’identita’.
Che facciate foto ai matrimoni, fototessere, still life, fotografia industriale, reportage, ricerca artistica, fotografia sportiva, che vi mettiate un gilet con le tasche e un elmetto con le frasche mentre state accuciati dietro un cespuglio facendo richiami per uccelli, che fotografiate alluci immersi in vasetti di miele per una rivista di footfetish, che facciate ritratti a bambini travestiti da cavolfiori o a cavolfiori per il volantino promozionale del Lidl… sempre di foto si tratta.

Non pretendete da me che vi dica come fare, perche’ la mia ignoranza del mondo della fotografia e’ tanta e tale da essere usata come unita’ di misura di grandezza del “casino” (tipo quando si dice “un casino” per dire “tanto”. Tanto quanto? Se andate al Museo di Storia della Scienza, accanto al metro campione di Ferat c’è la mia ignoranza)
Ora. La prima cosa che la gente si sente in dovere di aggiungere quando mi chiede consiglio e’ “no, ma io non voglio fare foto di matrimonio”, aggiungendo una nota di disgusto e disprezzo.

consiglio numero 1. Non esiste un tipo di fotografia umiliante o di serie B. Ma esistono fotografi di serie B.
In genere quando si dice “foto di matrimonio” con quel tono si da’ per scontato che si stia parlando di 40 parenti in posa davanti al sagrato in controluce, mani intrecciate con un diffuse glow da accecare e cornici sfocate su spose che guardano sognanti un cretino che fa capolino da un albero.

Però’ c’è gente come Jessica Claire o Jeff Ascough. Se fossi capace di fare foto di matrimonio come loro sarei ricca. Come loro.
Per cui non e’ il soggetto, e’ il fotografo.
E soprattutto se poi aggiungete che volete fare i fotografi di reportage… non c’e’ niente di cosi’ vicino ad un reportage come un matrimonio. Cadaveri, guerre e pericolo di vita per chi fotografa compresi.
Non sto dicendo di fare per forza foto ai matrimoni. Ma chiedetevi quanto la vostra incapacita’ di gestire una situazione sia in effetti il motivo principale delle vostre scelte.
Non e’ che potrete sempre scegliere, imparate a fare comunque foto decenti anche se non siete ispirati.

consiglio numero 2. Cominciate a fare foto, ma non lasciate il vostro attuale lavoro.
Se vostro cugino che fa il revisore contabile si iscrivesse a una scuola di danza classica e dopo due settimane vi dicesse che ha intenzione di mollare tutto per fare il ballerino al Bolshoi ve la prendereste la responsabilita’ di dirgli “ehy, e’ un’idea fighissima! Basta che ti compri gli scaldamuscoli fighi, le scarpette di marca taldeitali e ti compri un audiolibro che ti insegna come fare”?

Ecco, io non me la sento di dirvi “vai e prolifica”. Anche se siete bravissimi e le vostre foto sono bellissime.
Perche’ vengo da una famiglia di gente che “puoi fare quello che vuoi, ma paga le bollette”.
Per cui. Cominciate a fare foto. Proponete il vostro lavoro. Accettate di fotografare qualsiasi cosa prima gratis e poi per denaro. Quando vi rendete conto che in effetti la cosa regge, A QUEL PUNTO, pensate alla possibilita’ di farlo a tempo pieno e non solo in ogni minuto libero e di notte.
Il che non significa che, libero dal vostro lavoro come inseminatore di mucche potrete finalmente lavorare 8 ore come fotografo. Molto piu’ probabilmente vi troverete a lavorare 15 ore al giorno, dormirne 3 e passare le restanti 6 a piangere in posizione fetale o a ubriacarvi per perdere i sensi (e comunque ne vale la pena).

consiglio numero 3. Avete gia’ tutta l’attrezzatura che vi serve.
Sul serio, piantatela di credere che tra voi e una fulgida carriera ci sia solo il corredo ultimo modello.
Tra voi e una fulgida carriera c’e’ soprattutto la capacita’ di fare belle foto che rispondano all’esigenza di una possibile clientela nei tempi e nelle modalita’ a loro preferite senza essere possibilmente una persona sgradevole.
Il mio esempio preferito in questo senso e’ Federico Erra. Dico solo 2 cose: agenzia Elite. canon 400D.

consiglio numero 4. Non avrete mai tutta l’attrezzatura che vi serve.
Per cui se per un particolare lavoro vi serve assolutamente una lente, un tipo di luce, un gatto morto imbalsamato, non avete bisogno di comprarlo: noleggiatelo. Barattatelo. Rubatelo.
La dote principale del fotografo e’ in genere quella di riuscire in qualche modo a risolvere problemi con un pezzo di spago e una forcina. Tipo Mac Gyver ma senza il mullet.
A nessuno dei vostri clienti interessa il motivo per cui non siete riusciti a fare la foto che vi avevano chiesto. Loro vi chiedono qualcosa, voi gli fate un preventivo e dal momento in cui lo accettano, qualsiasi cosa succeda, voi dovete portare a casa la foto. A nessuno interessa il fatto che ci sia stato un uragano il pomeriggio in cui dovevate scattare le foto del catalogo primavera-estate per la ditta di costumi che vi ha ingaggiato. Vogliono il sole? gli date il sole (evviva il bilanciamento del bianco farlocco, le luci da studio in esterni e le buste per il freezer per proteggere la macchina).

consiglio numero 5. Non fatevi pagare per cose che non sapete fare bene.
La mia regola del pollice e’ piu’ o meno questa:
– non l’ho mai fatto, ma mi piacerebbe provare? Mi offro di farlo gratis
– l’ho fatto, non lo so fare bene, e mi verrebbe comodo in portfolio? Mi offro di farlo gratis.
– l’ho gia’ fatto, lo so fare bene e devo assolutamente farlo perche’ ohmiodio devo troppo fotografarlo? Mi offro di farlo gratis.
– l’ho gia’ fatto, so di poterlo fare, non mi porta nessun vantaggio in termini di portfolio o esperienza? Mi paghi. Il giusto.
Siate onesti con chi vi da’ lavoro, si fa presto a sputtanarsi.

consiglio numero 6. Iscrivetevi all’Associazione Nazionale Fotografi. La quantita’ di informazioni utili che io ho ricevuto da loro non ha prezzo. Loro ce l’hanno messo ed e’ un prezzo ridicolo, per cui approfittatene.
Dal come si redige un preventivo a come trattare con un cliente che non paga, se Roberto Tomesani non ci fosse io sarei in un costante stato di ansia e paranoia.

consiglio numero 7. Pagate un bravo commercialista che abbia un animo sadico e pedante. E dategli licenza di fustigarvi se non gli consegnate il materiale in ordine e in tempo per le scadenze.
Ma soprattutto se arrivate da esperienza da lavoratori dipendenti, ricordatevi che il 20% di quello che incassate non esiste: transita solo dal vostro conto ma non e’ vostro. Del resto, vi rimarra’ comunque poco.
A spanne, la mia regola e’ che di quello che incasso, meta’ viene blindato. Questo mi permette di coprire le tasse, il costo del commercialista, i costi vari che il solo fatto di aver aperto un’attivita’ comporta (ebbene si’, INPS, INAIL, IVA non sono acronimi, ma verbi. Nel dettaglio sono tutti sinonimi del verbo “pagare”, nell’accezione di “pagare piegati a 90 gradi mentre si versano calde lacrime e si invoca la propria madre” )

consiglio numero 8. Fate da assistente a qualcuno piu’ bravo di voi ogni volta che potete. Anche se state gia’ lavorando e siete convinti di sapere gia’ tutto.
Aiutate chi e’ meno bravo di voi, ogni volta che potete. Anche se vi sembra che potrebbe rubarvi tutti i segreti del mestiere e gettarvi sul lastrico.
Insegnare e’ il modo migliore per capire se sapete davvero fare una cosa e assistere e’ utilissimo per non fossilizzarvi su quello che credete di saper fare. Molto piu’ che spendere centinaia di euro per andare a qualche workshop in cui un tizio vi mette a posto le luci per fotografare una tizia in perizoma.
Sul serio, che senso ha spendere dei soldi per fare foto per finta quando si puo’ lavorare davvero, gratis?

consiglio numero 9. Non mangiate la neve gialla.

consiglio numero 10. Non fatevi dire cosa fare o non fare dalla prima cretina con un blog che lavora in uno studio di 40 metri quadri in un paesino sperduto del veneto. E nemmeno dal Padreterno, se e’ per questo.
Decidete cosa volete fare e chiedetevi qual e’ la prima cosa pratica da fare per arrivare li’.
Informarvi su come si apre la partita iva? Mettere insieme un portfolio e mandarlo a Tizio Caio e Sempronio? Bon, bello. Fatelo.
Che a leggere gli articoli in 10 punti su internet non si combina poi molto.

Io posso anche dirvi che fare foto ai rapanelli per poi farne dei libri da vendere come strenna natalizia non si campa, ma sinceramente, chi sono per dirlo? Se e’ quello che volete fare, trovate il modo di farlo! Scrivete al Consorzio dei Rapanelli facendo vedere le vostre foto e proponendole per una mostra nel corso della settimana dell’ortaggio, Procuratevi la materia prima dal fruttivendolo, proponendogli in cambio di fotografare la comunione della figlia, cercate tutte le case editrici che potrebbero in effetti pubblicare il vostro libro e se non le trovate, fatelo stampare su blurb.com e poi fate un sito e cominciate a lasciare adesivi con l’url su tutti i lampioni di Milano da Porta Genova a Bonola.

A quel punto mandate una cartella stampa a tutte le riviste, a Lucignolo e Studio Aperto che d’estate non sanno di cosa parlare. Nel frattempo lavorate come gelatai part time per pagarvi il set di luci su e-bay.
E provate al mondo che il rapanello puo’ diventare un soggetto degno di essere posto al centro dell’attenzione di tutti!!



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4 Comments

  1. Brava Sara ;-)

  2. E’ un modo molto simpatico e interessante di scrivere, il tuo. Mi piacerebbe non poco leggere ancora qualche articolo come questo.

    1. Ci saranno altre puntate :)

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