I corti d’animazione hanno rappresentato per le ultime generazioni una parte importante della loro fanciullezza. Chi di noi non ha mai visto una sinfonia allegra di Walt Disney o un cartone animato della Warner Brothers ? Ebbene, la nostra lista vuole invece concentrarsi su tradizioni diverse da quelle con cui siamo cresciuti, con un occhio di riguardo per l’est europeo ed asiatico.

Considerata l’enorme quantità di materiale esistente (anche se non sempre di facile reperimento), qualsiasi tentativo di categorizzazione, e a maggior ragione uno che si limita a soli trenta corti, è in ogni caso molto soggettivo. In particolare ho preferito dare spazio alla storie, limitando l’avanguardia, che di solito domina, insieme ai cartoni occidentali, liste del genere, al minimo indispensabile. Storie naturalmente inusuali e fantastiche, le quali riescono a sfruttare interamente la libertà concessa da un medium plastico come il corto.

La vendetta del Cineoperatore, 1912, Wladyslaw Starewicz

Mest kinematograficheskogo operatora non è solamente una delle opere chiave dell’animazione in stop-motion, ma rappresenta anche e soprattutto, pur essendo poco conosciuta, una delle grandi celebrazioni del medium cinema, anticipando film come Sherlock Junior.

Cenerentola, 1922, Lotte Reiniger

Aschenputtel è l’ultimo corto rilasciato da Lotte Reiniger prima del lungometraggio Il Principe Achmed. Rispetto al suo magnum opus siamo di fronte ad una produzione che sperimenta molto con la forma e le dimensioni del quadro, in modo da avere una composizione della scena che muta ininterrottamente.

Una Notte sul Monte Calvo, 1933, Alexander Alexeieff

Raffigurazione impressionista della famosa composizione musicale di Mussorgsky, Une nuit sur le mont chauve. Per tratteggiare queste figure oniriche immerse in un ancestrale chiaroscuro, Alexeieff ha creato una nuova tecnica di animazione, basata sul muovere degli spilli su una tavola illuminata trasversalmente.

La Fioritura dei Ciliegi (Fantasia di Primavera), 1946, Kenzo Masaoka

Kenzo Masaoka è stato uno dei pionieri dell’animazione nipponica. Sakura, il suo lavoro più astratto e poetico, inscena la venuta della primavera sulle note dell’Invito alla Danza di Weber, proponendo un connubio elegiaco tra musica e immagini simile a Fantasia.

Il Piccolo Soldato, 1947, Paul Grimault

Le Petit Soldat è il primo corto a presentare quello che sarà uno dei temi ricorrenti di Grimault, ovvero la lotta contro l’autorità di due personaggi immaginari. Ma il contributo di Jacques Prevert, uno dei simboli del realismo poetico, e un technicolor magistrale donano a questo corto una particolare estetica intimamente legata al periodo in cui è stato realizzato.

Ispirazione, 1949, Karel Zeman

Tra le primissime opere in stop-motion del grande autore cecoslovacco, Inspirace associa l’inspirazione a una effimera goccia di rugiada con al suo interno un altrettanto fragile mondo di vetro dove l’artista ricorre vanamente la bellezza.

Il Fiore Scarlatto, 1952, Lev Atamanov

In Alenkiy Tsvetochek Lev Atamanov adatta l’omonima fiaba russa, la cui storia di base è simile alla Bella e la Bestia, con i consueti tratti stilistici delle sue opere degli anni cinquanta, riuscendo ad unire contemporaneamente grande attenzione al dettaglio e gusto del fantastico ad una naturale compostezza e semplicità dell’immagine.

La Nave Fantasma, 1956, Noburo Ofuji

Pur avendo sperimentato per diversi anni con la tecnica della silhouette animation (ombre cinesi), Noburo Ofuji raggiunge la maturità solo negli anni cinquanta con corti come Kujira o Yureisen, dove un uso intenso del colore sottolinea ancora di più i suoi palcoscenici composti da sinuosi arabeschi e popolati da oscure sagome che interpretano raffinatamente brevi ma furiose tragedie.

La Gazza Ladra, 1965, Emanuele Luzzati

Sebbene la sua opera sia pressoché sconosciuta al grande pubblico, Luzzati è stato uno dei massimi sperimentatori del genere in Italia. In questo corto, che sembra inspirarsi alla narrazione figurativa dell’alto medioevo per l’enfasi goliardica e la sgrazietezza dei disegni, tre monarchi vengono canzonati da una gazza capace di manipolare gli elementi stessi della natura.

L’armonica di Cristallo, 1968, Andrey Khrzhanovskiy

Dopo essere stata corrotta da un burocrate, una cittadina ritrova la sua passione per la cultura e l’arte ascoltando il suono fecondo di un’armonica di cristallo. Surreale allegoria del ruolo fondamentale dell’artista nella storia dell’umanità, per il regista minacciato in egual misura dalla borghesia occidentale e dal comunismo sovietico.

Cenerino ed i suoi bravi aiutanti, 1961, Ivo Caprino

Nonostante la sua figura sia ormai dimenticata all’estero, Ivo Caprino può essere definito il Walt Disney norvegese, vista l’immensa influenza che i suoi corti hanno avuto nelle recenti generazioni. Askeladden og de gode hjelperne è uno dei suoi piccoli capolavori artigianali, in particolare per quanto riguarda la complessità delle animazioni e la bellezza dei fondali.

La Mano, 1965, Jiri Trnka

Ruka è il testamento spirituale di Trnka. In punto di morte l’animatore cecoslovacco ha voluto infatti denunciare i rapporti incestuosi tra l’arte e il potere, quest’ultimo personificato da una terribile mano che vuole che ogni creazione sia a sua immagine e somiglianza.

Il Gomitolo, 1968, Nikolai Serebryakov

Una vecchietta incontra una pecora che produce un filo magico e lo usa per costruirsi un’accogliente dimora. Piccola fiaba russa dalla semplice morale che l’autore illustra con intricate costruzioni in tessuto.

Storia di un crimine, 1962, Fyodor Khitruk

Un cittadino qualunque picchia due suoi vicini perché stanco dell’eccessivo rumore che producono. La sequenza del crimine non dura che pochi secondi: il vero obiettivo del film è mostrare, tramite una sorta di equivalente animato delle tecniche innovative della pop art, la nuova vita assordante e dominata dall’ubiquità dei media degli anni sessanta.

Dov’è la mamma, 1960, Wei Te

In un’epoca difficile come quella maoista, dominata dal realismo sociale, Wei Te ha tentato di recuperare con i suoi corti la gloriosa tradizione della pittura cinese. Xiao ke dou zhao ma ma è da questo punto di vista il suo corto più ardito, con una narrazione talmente essenziale da fondersi totalmente con la fragilità degli acquarelli.



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Alberto Li Vigni

Appassionato di videogiochi da oltre 20 anni, ha scritto nel settore per alternative-reality e multiplayer. E' attualmente uno degli editors di unseen64, un sito dedicato alla conservazione di beta e di titoli mai rilasciati.

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