Nella casa del ratto in mutande è tempo di grandi cambiamenti. Proseguendo il trend iniziato l’anno scorso con il (deludente) prequel di Oz, Disney torna a rivisitare, sarebbe meglio dire stravolgere, una pietra miliare del cinema, La Bella Addormentata Nel Bosco. Stavolta i riflettori sono puntati su Malefica, la fata “cattiva” che in questa versione ci viene proposta in versione “sedotta e abbandonata” (e per questa ragione anche vagamente alterata) e più vittima delle scelte scellerate dell’uomo che carnefice desiderosa di vendetta.

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Gli ingredienti della fiaba originale ci sono tutti, solo che vengono proposti in modo molto differente. La sceneggiatura di Linda Woolverton si concentra prevedibilmente su Malefica, che diventa l’elemento connettivo tra tutti gli altri personaggi, invero alquanto bidimensionali e dalla caratterizzazione spessa come un foglio di carta velina.

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L’intero film si regge sulle spalle (alate) di una carismatica Angelina Jolie, scelta perfetta per interpretare questo personaggio. Affascinante e magica, nel vero senso della parola, la sua Malefica è una presenza iconica, la costante di tutto il film e, a ben vedere, anche l’unico personaggio che subisca una se non più evoluzioni nell’arco narrativo. Purtroppo per Disney e per il pubblico però, le buone notizie si fermano qui.

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Maleficent soffre a causa di buchi di sceneggiatura grandi come case, dialoghi risibili, personaggi in parte inutili in quanto appena abbozzati (il principe azzurro) quando non del tutto insopportabili (le tre fate), parecchi momenti di stanca, l’oramai abituale overdose di effetti speciali mai realmente funzionali alla costruzione di sequenze davvero memorabili. Nemmeno lo snodo narrativo principale può dirsi originale, visto che trattasi di un plagio in casa propria (la svolta cruciale è identica a quella vista in Frozen). Stretta tra la volontà di realizzare un film per bambini (cosa che non le riesce da un pezzo) e ammiccare ad un pubblico più adulto, Disney resta impantanata in un limbo soporifero e convenzionale.

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Maleficent conferma la difficoltà, già palesata con Oz, di rinfrescare storie che non abbisognano assolutamente di nuove versioni o interpretazioni diverse da quelle originali. Spogliato della sua componente estetica e della performance della Jolie, di Maleficent non resta che l’ottima versione di Once Upon a Dream, cantata da Lana Del Rey. Un po’ poco, per un film in potenza molto ambizioso, ma all’atto pratico banale e poco ispirato.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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