Asagard è in pericolo: Odino è morto, la spietata Hela ha distrutto il Mjöllnir ed è riuscita a confinare Thor e Loki sul remoto pianeta Sakaar, dove l’eroe si trova a combattere contro l’amico Hulk, che vive lì da oltre due anni. Proprio l’incontro tra i due Avengers però, darà una possibilità di salvezza per il popolo asgardiano…

Il trailer ed il fantastico poster avevano alimentato grandi speranze e alla fine, per una volta, il risultato finale è stato ben superiore alle più rosee aspettative: Thor: Ragnarok non è solo il migliore della trilogia dedicata all’eroe norreno, ma uno dei migliori Marvel-movie di sempre e forse quello con la sceneggiatura più brillante in assoluto (sì, anche del primo Guardiani della Galassia).

Lo script di Eric Pearson, Craig Kyle e Christopher Yost pesca a piene mani non solo dalla oramai lunga e variegata saga iniziata quasi dieci anni fa con Iron-Man, ma anche da Guerre Stellari, Firefly, le serie sci-fi anni ottanta e dall’intera tradizione del genere buddy movie, qui perfettamente rappresentato dalle coppie Thor/Loki e Thor/Hulk. Il vero miracolo di Taika Waititi, regista salito agli onori delle cronache con il simpatico What We Do in the Shadows, è però quello di riuscire a presentare vecchi e nuovi personaggi senza perderne per strada nessuno e proporre in un film dal tono sempre autoironico e scanzonato, innumerevoli scene drammatiche che, se gestite come negli ultimi film Marvel, Avengers in primis, avrebbero reso la narrazione molto più cupa e pesante.

Thor: Ragnarok è invece uno spasso, dal primo all’ultimo minuto.Non c’è sequenza che non sia carica di umorismo non sense e l’alchimia tra tutti gli attori, che recitano davvero come una squadra affiatata e vincente, lo trasforma in una commedia-action-fantascientifica scoppiettante ed esilarante. Waititi butta nel frullatore l’estetica anni ’80 (immancabile oramai in ogni produzione mainstream…e pensare che era un decennio irriso da tutti fino ad una manciata di anni fa), musica rock ed elettronica, colori supersaturi, location fuori di testa, camei , gag a profusione, dialoghi stupidi e brillanti e riesce lo stesso a uscirne vivo e con un film a suo modo memorabile.

Tutti i personaggi storici sono al loro meglio: Chris Hemsworth/Thor abbina alla straripante fisicità una simpatia non comune, Tom Hiddleston/Loki è il solito spettacolo e anche Mark Ruffalo: Bruce Banner/Hulk riesce a ritagliarsi un bello spazio. Proprio in virtù di ciò appaiono ancora più convincenti le nuove entrate, tutte impeccabili: Hela, una villain finalmente “cattiva”, interpretata da una Cate Blanchett tirata (letteralmente) a lucido, il sardonico Gran Maestro/Jeff Goldblum (personaggio risibile ma interpretato magnificamente) e la volitiva valchiria Tessa Thompson.

Thor: Ragnarok funziona poi alla perfezione sia come film stand alone, visto che inizio,svolgimento e finale aprono e chiudono un cerchio perfetto, sia come volano per introdurre al meglio l’atto conclusivo del MCU, quell’Infinity War che alla fine di Ragnarok sarà atteso ancora più spasmodicamente (hint: restate fino alla fine dei credits…) . Da questo punto di vista, con buona pace dei detrattori, Thor: Ragnarok conferma la grande bravura che Marvel ha dimostrato nel corso degli anni nel dare vita ad un universo vivo e credibile, degno delle più grandi saghe cinematografiche di tutti i tempi. Certo, non tutti gli episodi sono stati impeccabili (i primi due episodi di Thor, ad esempio, spariscono di fronte a Ragnarok) ma raramente si è visto un così grande dispiegamento di talenti e una tale continuità nell’assicurare ai film valori produttivi eccelsi.

A proposito di talenti, non si può non citare la pazzesca colonna sonora del film, composta da Mark Mothersbaugh, ex fondatore dei Devo, che trasforma il mondo musicale di Thor in un trip pop/elettronico a metà tra le epiche partiture di Jean Michel Jarre e i successi milionari dei Daft Punk. Insomma, Thor: Ragnarok sposta l’asticella Marvel ancora un po’ più in alto: diverte, intrattiene e purtroppo finisce. C’è da sperare che Infinity War abbia lo stesso spirito anarchico e iconoclasta e riesca a mantenere lo stesso equilibrio tra i mille personaggi che lo popoleranno. Noi incrociamo le dita, speriamo in gran film e torniamo a rivederci subito le folli avventure dei Revengers…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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