Benché non sia molto noto qui da noi, Sion Sono, autore nipponico eclettico e iperattivo (è filmmaker, attore, fotografo, compositore e poeta), ha realizzato nella sua carriera di regista film tanto originali quanto enigmatici, incapaci – nonostante il repertorio di nicchia – di passare totalmente inosservati. Giunto a un timido successo internazionale con il controverso Suicide Club (2001) e acclamato all’interno dei circuiti festivalieri con l’imponente Love Exposure (2008), Sono si è specializzato in un tipo di black comedy dal taglio sociologico in cui se il black tende a macchiarsi di rosso, la comedy acquista un sapore decisamente amaro. Con tutta probabilità, all’interno del contesto d’appartenenza, il cinema di Sono potrà risultare più chiaro, meno buffo e più facilmente digeribile – sia per quanto concerne l’estetica, sia in termini di significato – ma qui da noi, dove il suo cinema paga un dazio culturale ed è interessato da un consistente deperimento semiotico, esso finisce per assumere un contorno flebile e inafferrabile, pur conservando sinuosità e fascino.

vlcsnap-2016-07-26-10h29m22s591

L’ultimo lungometraggio apparso in Italia, presentato al Torino Film Festival nel novembre 2015, è Tag (2015), un thriller psicologico a tinte “bucoliche”, tratto dal romanzo Riaru Onigokko di Yusuke Yamada, che non lascia certo indifferenti. Tag – il cui titolo potrà tornare utile allo spettatore più disorientato – racconta, senza la fretta di “fare il punto” e articolare un messaggio compiuto, la storia di Mitsuko, una liceale in gita scolastica che si ritrova all’interno di un incubo in cui la morte è solo uno (e nemmeno il peggiore) dei tanti pericoli che dovrà scansare lungo suo percorso. Tra corse goffe ed esasperate – una delle quali sembra citare la lunga fuga finale di Antoine Doinel ne I 400 colpi – cambi di scenario, allucinazioni realistiche e situazioni deliranti, la ragazza si troverà a fare i conti con la natura, sempre più estranea e dispersa, della sua identità fisica, sociale e, infine, rappresentativa (letteraria e/o cinematografica).

vlcsnap-2016-07-26-10h51m34s189

L’indagine di Sono che riguarda, a distanza sempre più ravvicinata ma anche sempre meno a fuoco, il ruolo della donna nella società contemporanea giapponese, è insieme un’esplorazione avventurosa, una rappresentazione pop e un resoconto poetico dell’immutabilità dell’habitus e dell’intercambiabilità del corpo femminile. Se inizialmente la scoperta e la scelta del proprio ruolo, da parte di Mitsuko, riveleranno una natura ludica (traumatica ma tutto sommato piacevole e curiosa com’è l’adolescenza), in seguito le possibilità appariranno sempre più coercitive e soffocanti, fino a trasformarsi in trappole senza via d’uscita che costringeranno la giovane a una scioccante presa di coscienza e a una difficile decisione.

vlcsnap-2016-07-26-10h47m53s475

Purtroppo la libertà creativa e la sfrenata fantasia che dominano la prima parte di Tag, ricca di variazioni compositive gestite sugli spazi e sui tempi dell’azione, non giovano all’economia narrativa del film nella sua totalità. Giunti all’epilogo, infatti, ci si trova di fronte a un eccessivo didascalismo, a qualche forzatura metaforica e a una frettolosità nel concludere che, in parte, penalizzano il buon lavoro fatto fino a quel momento. Tag resta comunque un’opera interessante, da vedere per la sua sceneggiatura inusuale e imprevedibile, per la sua vivacità espressiva e per la sua poetica esotica e seducente, che lo rendono un film assolutamente unico nel suo genere.



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, , , , , ,
Similar Posts
Latest Posts from Players