Mitsuha e Taki sono due adolescenti che vivono in luoghi lontani: dopo aver fatto strani sogni, si rendono conto di essere uniti da un legame quasi magico. Senza ragione apparente, i due si scambiano saltuariamente le proprie personalità, senza ricordare nulla di ciò che ha fatto l’altro durante il periodo di transfer. Intanto, una meravigliosa cometa sta passando vicino alla Terra ed è così vicina da poterla quasi toccare…

Per molti anni gli appassionati di animazione hanno avuto in Studio Ghibli un punto di riferimento saldo e certo. Nonostante l’attività dello studio si sia diradata negli ultimi anni (ma Ghibli sa ancora come stupire, si pensi alla co-produzione dello splendido La Tartaruga Rossa, che uscirà in Italia tra qualche mese) il dilemma su chi possa essere in grado di ereditare lo scettro di Miyazaki e Isao Takahata si pone da quasi vent’anni.

Il primo erede, per quanto caratterizzato da una poetica diversa e quasi opposta rispetto a quella Miyazakiana, Satoshi Kon, è “andato altrove”, dopo averci lasciato una mezza dozzina di capolavori. Più recentemente due nomi si sono proposti per occupare il trono: Mamoru Hosoda (che finora non ha sbagliato un colpo) e Makoto Shintai, che fino a oggi era più celebre solo per l’incredibile qualità tecnica delle sue produzioni e non tanto per lo spessore artistico delle stesse. L’estate giapponese del 2016 ha cambiato tutto: 180 milioni di dollari incassati (quarto miglior film di sempre) in patria, un altro centinaio nel resto del mondo, recensioni entusiaste da parte di critici e spettatori: è (ri) nata una stella?

Your Name non è particolarmente dissimile da altre opere di Shintai, che ha una evidente predilezione per le storie d’amore ingenue e un po’ tormentate, ma stavolta il regista è riuscito ad asciugare il suo film fino a renderlo essenziale e convincente. La narrazione fluida, l’inaspettato colpo di scena che stravolge i personaggi, l’atmosfera e, in ultimo, il pubblico, il bellissimo finale, sono raccontati senza retorica o eccessive melensaggini, scelta che, sostenuta da un ritmo invidiabile, rende Your Name potenzialmente godibile anche dai più feroci detrattori del regista.

Semplicemente mostruosa è la realizzazione tecnica, che in certi momenti lascia interdetti e piacevolmente sgomenti (la sequenza dell’avvicinamento della cometa alla Terra è strabiliante): anche i precedenti film di Shintai erano caratterizzati da un’attenzione certosina ai dettagli (per molti era anche l’unico motivo per vederli…) ma in Your Name il regista si è superato.

Fedele alla tradizione miyazakiana, il cui messaggio “ambientalista” viene ripreso e attualizzato da Shintai, che conferisce una certa “dignità” anche alle metropoli, Your Name riesce a raccontare una storia d’amore in modo originale e non convenzionale, e pur tenendosi a debita distanza dai complessi territori etico-politico-spirituali delle produzioni made in Ghibli più complesse, rappresenta la quasi perfetta unione tra forma e sostanza.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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