Per una volta, la prima da secoli, ho comprato un gioco al day one: Gran Turismo Sport. L’ho fatto perchè sono un fan del franchise dai tempi del primo episodio su Playstation, che ha da poco compiuto vent’anni, perchè non avevo titoli corsistici da giocare sulla mia Playstation Pro e perchè le recensioni ne stavano parlando malissimo o quasi.

Ora, io ho 45 anni, gioco da 35 e oramai ritengo di non aver quasi più necessità di leggere una recensione per sapere se un gioco mi piacerà o meno: i miei gusti sono cambiati moltissimo nel corso degli anni, un po’ perchè alcuni capisaldi nella mia infanzia ludica sono venuti meno, un po’ perchè nuovi generi hanno iniziato a stimolarmi ma non abbastanza da provare tutti i titoli di quel genere specifico (leggi: l’unico fps competivo a cui gioco è Overwatch e l’unico card game Heartstone perchè ho impiegato mesi e mesi a diventare bravino a entrambi e non ho la forza e la voglia per ripartire da zero con un gioco simile ma diverso). In ogni caso so cosa mi piace e cosa no e se ho il dubbio per fugarlo mi basta guardare qualche minuto di gameplay.

Con Gran Turismo Sport invece, andavo sul sicuro. Sapevo che la parte offline sarebbe stata inizialmente scarsa, ma non me ne importava molto perchè (oltre ad averla trovata sempre inutilmente e storicamente ipertrofica) immaginavo che l’avrebbero arricchita mese dopo mese, mentre il core game, le gare online finalmente ottimizzate, avrebbero soddisfatto un’esigenza che nessun altro gioco di corse era riuscito a fare negli ultimi anni: gareggiare con altre persone sapendo che queste non avrebbero barato o messo in atto comportamenti demenziali tipo, da ultimi, farsi tutto il tracciato al contrario per il solo gusto di rompere le scatole e sbattere fuori pista gli altri piloti. Missione quasi compiuta, perchè con le penalità e le vetture “trasparenti” Gran Turismo Sport ha risolto moltissimi problemi (ecco, adesso dovrebbero solo sistemare i tamponamenti a bassa velocità ma che ti mandano fuori pista lo stesso…) diventando, a mio parere, il miglior titolo corsistico disponibile per le macchine Sony (tra l’altro è curioso notare come Sony e i giochi di guida abbiano un rapporto contrastato, basti pensare a DriveClub che venne “completato” MESI dopo la sua commercializzazione ufficiale e rattoppato per quasi due anni, fino a diventare, anche qui bisogna dirlo, un signor gioco).

Capisco che al day one il gioco potesse non sembrare molto appetibile, ma OGGI è un signor gioco. Il punto è che nessun sito ha “aggiornato” le proprie review e Gran Turismo Sport giace in fondo alle classifiche di Metacritic trattato manco fosse il Rise of the Robots dei titoli corsistici. Questo mi fa pensare che al giorno d’oggi il supporto post vendita e post day one è importante tanto quanto il lavoro fatto prima della commercializzazione di un gioco. Prendiamo Mass Effect: Andromeda: all’uscita è stato distrutto, irriso e sbeffeggiato a causa dei glitch grafici, poi in qualche modo parzialmente rattoppati, ma è un titolo che non merita assolutamente la pessima fama che lo circonda. Certo non è paragonabile ai primi episodi del franchise, ma come space opera e mix di azione e avventura non è assolutamente da buttare. Prendiamo invece Destiny 2, osannato da tutte le testate più importanti come gioco incredibile, meraviglioso, GOTY, capace di limare i difetti del primo. Passato l’entusiasmo, leggo in giro che il numero di giocatori è crollato a livelli infimi perchè il supporto di Bungie si è dimostrato tardivo e molto limitato. Però intanto qualche milionata di copie l’han venduta.

Ecco, credo che oggi la stampa videoludica dovrebbe iniziare a considerare la possibilità di pubblicare update alle proprie recensioni non solo a distanza di qualche giorno, per vedere come va l’online o se sono stati risolti eventuali problemi al lancio, ma proprio ogni tot mesi e seguire l’iter di un titolo durante tutta la sua vita commerciale e aggiornare voti, pagelle e opinioni. Altrimenti fa a finire che titoli validi vengano ignorati solo perchè giudicati troppo in fretta.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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