In The Shakespeare Code (3×02), Ten porta la sua compagna Martha Jones nella Londra del 1599. La ragazza è giustamente preoccupata all’idea di essere una donna di colore nell’Inghilterra elisabettiana.

Martha : Am I alright? I’m not going to get carted off as a slave or anything?

Ten: Why ever would you think that?

Martha: Well, not exactly white, in case you hadn’t noticed.

Ten: Well, I’m not exactly human. Just walk round like you own the place, always works for me

Il Dottore finge di non capire da cosa dipenda la preoccupazione di Martha, finge anche di non sapere che essere un alieno non ha importanza quando l’aspetto è quello di un maschio caucasico, e la rassicura dicendo: “Comportati come se fossi la padrona del posto, funziona sempre per me”. Certo. Per te.

Nella terza puntata della stagione in corso siamo nell’Alabama del 1955 e Ryan viene schiaffeggiato per aver osato raccogliere e porgere un guanto caduto a una donna bianca, l’intervento di un’altra donna, che scopriremo essere Rosa Parks, evita un potenziale linciaggio. Yaz è invece identificata come messicana: sia lei che Ryan vengono “invitati” a uscire da una tavola calda perché lì non servono i neri. A questo punto Ryan ripete la storica battuta di Mohamed Alì che in un’analoga situazione, nel 1960, al “Non serviamo neri” rispose “Bene, perché io non li mangio”.

Il nuovo Dottore e i suoi compagni si ritrovano a Montgomery all’indomani della protesta di Rosa Parks, ma non sono i soli ad essere fuori dal loro tempo e dal loro ambiente, un altro individuo – spinto da motivazioni razziste – è lì con il preciso scopo di cambiare il corso degli eventi. A questo punto i nostri si attivano per preservare la storia così come la conosciamo, ovvero quella di una donna nera, attivista per i diritti civili, che viene imprigionata dopo essersi rifiutata di cedere il posto sull’autobus a un uomo bianco. Rosa Parks uscirà su cauzione, ma per quell’atto di ribellione lei e suo marito perderanno il lavoro. Gli altri cittadini neri di Montgomery inizieranno il boicottaggio della compagnia di trasporto e questi eventi ispireranno e daranno propulsione a una presa di coscienza, già in atto, che scuoterà gli Stati Uniti.

Questo episodio, nella sua apparente semplicità, è efficace su vari livelli. È indubbiamente di grande impatto vedere le etichette “white” e “colored” sull’autobus e assistere all’effetto che producono su personaggi abituati alle conquiste della nostra epoca, ma fa anche riflettere su quanto poco Ryan e Yaz sappiano, o riescano a ricordare, di Rosa Parks, nonostante entrambi abbiano vissuto episodi di razzismo sulla propria pelle. Un messaggio amplificato dal preciso momento storico che stiamo vivendo, immersi in un mondo politico, sociale ed economico in cui sembra che tutti abbiano perso memoria della Storia di appena il secolo scorso condannandoci così a ripeterne gli errori.

Ma è nella gestione del personaggio di Rosa Parks che la scrittura dell’episodio brilla davvero, gli autori hanno avuto la sensibilità e l’intelligenza di mettere i protagonisti della serie al servizio degli eventi per far rilucere la storia e il coraggio della signora Parks: “We have to not help her” dice il Dottore nel momento più intenso dell’episodio, perché questa non è una puntata su Rosa Parks, ma è la puntata di Rosa Parks, non di quanto sia cool il Dottore di turno nell’ispirare o essere parte attiva di un peculiare momento storico. Nessun piano brillante, nessun sagace monologo o lezione morale contro il nemico – spesso alieno – di turno: quello del Dottore e dei suoi compagni è un umile farsi da parte affinché la Storia, scritta da un’incredibile donna nera, accada.

La messa in onda della puntata ha prodotto reazioni positive e commosse, gli spettatori hanno ringraziato per una storia che ha dato loro modo di parlare con i propri figli di un tema delicato, fondamentale e urgente quale il razzismo. Questa la reazione di Malorie Blackman, prima autrice nera della serie, in risposta ai numerosi messaggi di apprezzamento per l’episodio da lei scritto:

https://twitter.com/malorieblackman/status/1054288053081128961

Ma una storia incentrata su un episodio così delicato e cruciale per lo smantellamento delle leggi razziali negli Stati Uniti non poteva davvero assolvere al proprio compito senza un’interprete all’altezza: Vinette Robinson (la ricorderete probabilmente come Sally in Sherlock) ritrae la signora Parks con grazia e fermezza, trasmettendo lo spirito indomito della donna, e la compostezza di chi sa di essere dalla parte giusta della Storia.

Nota

Dottore, Dottoressa, Dottora? Come dovremmo chiamare in italiano il primo Dottore donna? Perché in questo caso Dottore è sì un titolo, e in inglese è neutro, ma assolve anche alla funzione di nome proprio.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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