Un anno dopo gli eventi che hanno portato i membri della Justice League a sconfiggere Steppenwolf, Aquaman deve confrontarsi con due nuovi nemici: il pirata dei mari Black Manta, che non gli perdona di non aver voluto salvare suo padre quando ne aveva la possibilità e il fratellastro Orm, che vuole unire i regni sottomarini per dare inizio ad una guerra contro i popoli della superficie. Nelle sue avventure Aquaman è coadiuvato dalla bella Mera, che lo aiuterà anche nella ricerca della madre misteriosamente scomparsa da anni…

Introdotto come peggio non si potrebbe in Justice League, il personaggio di Aquaman trova una sua ragione d’essere nel primo dei film a lui interamente dedicati che, poco sorprendentemente, sta velocemente diventando anche il titolo di maggiore successo di sempre del nuovo universo cinematografico DC (sarà il primo e unico a passare il miliardo di dollari d’incasso). Dopo tanti (troppi) episodi seri o seriosi, Aquaman si propone come commedia action con super effetti speciali, senza alcuna velleità “autoriale”, riuscendo perfettamente nell’intento. E’ un film pasticcione e pasticciato, ma il suo non prendersi mai sul serio gli permette di navigare a vista per due ore e mezzo senza troppi scossoni e arrivare sano e salvo in porto, in attesa degli inevitabili sequel.

A ben vedere Aquaman sa di già visto…altrove e precisamente nell’altra metà dell’universo dei cinecomics, quello targato Marvel. Sono parecchi infatti i tratti comuni con uno degli episodi più smaccatamente comici del Marvel Cinematic Universe, Thor Ragnarok. Ci sono i fratelli litigiosi, il trono vacante, il film è sostanzialmente un buddy movie con una presenza femminile forte e carismatica (lì Tessa Thompson/Valkirya, qui Amber Heard/Mera), il protagonista si prende spesso in giro, c’è la scena nell’Arena e…potremmo continuare a lungo. Se Aquaman è comunque meno equilibrato e divertente rispetto alla controparte Marvel/Disney, appare decisamente più godibile e, uhm, “user friendly” rispetto agli altri episodi visti fino a oggi e tratti dall’universo DC. Azzeccato il casting: Momoa è perfetto per la parte, gli altri (Amber Heard, Willem Dafoe, Yahya Abdul-Mateen II, Temuera Morrison, Nicole Kidman, Patrick Wilson e Dolph Lundgren) fanno il loro senza infamia nè lode.

La regia di Wan, l’uomo che ha trasformato la saga di Fast & Furious in un evento miliardario col settimo episodio e creato universi horror con i franchise di Saw, Insidious e The Conjuring, è divertente e divertita e nonostante (o forse “grazie a”) alcune cadute nel trash più marchiano, rende Aquaman un prodotto usa e getta ma godibilissimo, a patto di stare al gioco e spegnere il cervello per tutta la visione.

Il successo di Aquaman, paradossalmente, non fa che confermare la imbarazzante pochezza degli strateghi di Warner e DC, che stavano per ammazzare un personaggio ancora prima che potesse esprimere le sue potenzialità e che alla base di ogni progetto c’è (o ci dovrebbe essere) innanzitutto una pianificazione seria e precisa. Agenda alla mano invece, pare che in DC non abbiano ancora le idee chiare su cosa, come e con chi far proseguire le storie dei propri supereroi. Vedremo, intanto mancano solo 114 giorni a Endgame e tanto basta…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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