La serie che sta contribuendo attivamente a far conoscere nuovi luoghi, nomi di capitali e città di tutto il mondo, giunge alla quarta stagione e purtroppo, puntata dopo puntata, dimostra quanto l’idea di farla proseguire dopo l’ottimo, per quanto prevedibile, finale della seconda stagione, paghi sicuramente sul fronte commerciale ma di certo non sotto quello artistico.

In parole povere, questa quarta stagione de La Casa di Carta è davvero orribile. Sotto qualsiasi punto di vista la si voglia analizzare. Le carenze peggiori, ovviamente, riguardano la scrittura degli episodi. La Casa di Carta non è certo un titolo che sovviene spesso in mente quando si discute di eccellenza televisiva, ma lo script stavolta è un completo, totale, assoluto guazzabuglio di situazioni già viste e straviste, dialoghi senza senso, isterismi a iosa e, cosa più grave, dilata a tal punto la narrazione da rendere la visione insostenibile, anche per chi ha apprezzato le prime due stagioni.

Personaggi che agiscono facendo il contrario di quanto hanno sostenuto pochi minuti prima, dialoghi che oscillano tra il demenziale e non sense, le stesse frasi ripetute all’infinito e una narrazione che non procede, accumulando filler su filler. Provate questo esperimento: guardate la prima puntata e saltate direttamente all’ultima: noterete che combaciano alla perfezione, rendendo inutili tutte quelle in mezzo. I colpi di scena oramai non sono più tali, visto che gli autori si sono limitati a clonare quasi pedissequamente quanto fatto nelle prime due stagioni e tutto quello che è stato aggiunto appare forzato e poco credibile.

Purtroppo le paurose carenze della sceneggiatura mettono ulteriormente in risalto alcune pecche storiche della serie (in primis la qualità della recitazione e una regia televisiva, nel senso spregiativo del termine), che stavolta, senza il mantello illusorio di un plot vivace e ricco di suspense, si mostrano in tutto il loro discutibile splendore. A voler trovare un elemento positivo, ecco, il Professore torna finalmente ad essere il “genio” che lo aveva reso così caratteristico e simpatico, ma per il resto, c’è davvero poco da salvare anche perché, normalmente non facciamo mai spoiler ma stavolta è d’obbligo, lo strazio continuerà e per chissà quanto tempo ancora.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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