“Si dice che prima di morire la tua vita ti scorre davanti agli occhi. È vero, e si chiama vivere.” (Terry Pratchett, The Last Continent)
Anni che trascorrono in un battito di ciglia e attimi che sembrano interminabili si spiegano pensando al tempo più come a un orologio tarato sulle emozioni, e l’intensità delle stesse, che su ore e minuti che dovrebbero essere unità di misura imparziali, ma che invece sembrano mentire alla nostra percezione. Pochi istanti, dunque, sembrano valere una vita, perché l’attenzione che portiamo su di essi fa sì che accadano in una sorta di eterno presente, mentre l’elaborazione continua, anche inconscia, impedisce di consegnare momenti trascorsi al passato. Altri eventi, invece, sembrano sfidare il tempo – di cui diciamo che una volta andato non torna più – perché accade di avere la sensazione di viverli due volte: la prima quando accadono, la seconda quando capiamo il perché.
In Tutto Perfetto Tranne la Madre, il protagonista Pietro si trova a vivere una situazione che sulle prime sa di cliché: la vita gli balena davanti agli occhi nel momento in cui resta coinvolto in un incidente stradale potenzialmente mortale. Per sua fortuna non ci sono conseguenze fisiche, ma l’incidente è l’innesco di qualcosa di insolito: Pietro, di quella vita che gli è passata davanti agli occhi, riconosce poco o nulla, quasi come fosse stato spettatore della vita di qualcun altro piuttosto che la sua.
Pietro ha 36 anni, è orfano di madre dall’età di sei, ed è stato cresciuto da un padre che ha dato tutto sé stesso per essere il miglior genitore possibile: affettuoso, responsabile e attento, tutto proteso a evitare al figlio i possibili scompensi del crescere senza la mamma. Pietro vive con Veronica da cui si sente compreso e amato, e anche sul versante professionale il cielo è sereno. Però qualcosa, sotto sotto, non va. È una sensazione inafferrabile, lontana, che gli procura incubi ed erode le sue ore di sonno. L’incidente stradale che gli ha provocato solo un grande spavento non ha aperto il mitologico vaso di Pandora, ma lo ha incrinato – l’immagine di copertina è particolarmente loquace – e tanto è bastato per alterare un equilibrio che si fondava su premesse ora poste in discussione.
Dall’incidente in poi Pietro si trova a riesaminare la sua vita e a tentare di farla combaciare con le schegge di quell’altra vita che gli è balenata davanti. Da questo momento in poi la storia diventa di introspezione e investigazione, con il protagonista che solo cercando risposte a domande non ancora nitidamente formulate riesce a mettere a fuoco l’oggetto stesso della sua ricerca.
Tutto Perfetto Tranne la Madre, nella sua brevità, restituisce la complessità di un rapporto padre figlio che deve emanciparsi da una mancanza, ma che al tempo stesso non può vibrare di autenticità se quella mancanza viene trattata come un dato di fatto orami cristallizzato nel passato quando invece, diventa sempre più evidente, si tratta di un evento ancora in divenire.
Nota
Tutto Perfetto Tranne la Madre di Fabio Bartolomei è il terzo volume della Quadrilogia della Famiglia, ma la storia è perfettamente autoconclusiva e può essere fruita anche senza aver letto gli altri volumi. Pubblica Edizioni E/O
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