Un primo piano di Hallstein, il protagonista de L'Esiliato di Erik Kriek

Il ritorno dell’eroe è uno dei meccanismi tipici della letteratura, ma cosa succede quando a tornare non è un eroe, ma un criminale che ha pagato il suo debito con la giustizia? L’Esiliato che dà il titolo alla nuova opera di Erik Kriek, apprezzato autore olandese pubblicato in Italia da Eris, è Hallstein, vichingo di ritorno al suo villaggio dopo aver passato in mare i lunghi anni della sua condanna. 

Kriek si muove tra vignette dal forte impatto tanto emotivo, quanto grafico, contraddistinte dai forti segni di nero su cui spiccano i bianchi e grigi, ma soprattutto il rosso, che esplode insieme alla violenza. Lo società vichinga approfonditamente documentata e rappresentata da Kriek ne è ovviamente intrisa, ma è pervasa anche da un forte senso di giustizia e di morale, due forze che guidano le vite degli abitanti del villaggio, lasciando conseguenze meno sanguinarie, ma altrettanto complicate da elaborare. 

Il secondo lavoro di Erik Krieg arrivato in Italia, dopo In the Pines pubblicato sempre da Eris, è un romanzo grafico dall’impatto decisamente forte, splendidamente disegnato e ricco di spunti . Per questo motivo dopo aver concluso la lettura abbiamo chiesto a Eris di intercedere per noi e metterci in contatto con Kriek per poter approfondire alcuni elementi e tematiche in un chiacchierata a distanza. 

La copertina de L'Esiliato

Ciao Erik! Vuoi presentarti ai nostri lettori?

Mi chiamo Erik Kriek, sono un illustratore/romanziere grafico, ho 56 anni e vivo e lavoro ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, con mia moglie, mio figlio di 14 anni e il nostro gatto siberiano di nome Whiskey.

Il tuo ultimo lavoro mostra temi e soprattutto ambientazioni diverse dai tuoi lavori precedenti. Quali sono le ragioni che ti hanno portato in queste terre lontane?

Ho sempre voluto fare un racconto vichingo che rendesse giustizia a quel particolare periodo storico più di quanto non facciano i vichinghi nella narrativa popolare. Inoltre, volevo fondere il genere western con quello dei racconti vichinghi. Ho visto il film cult islandese When the Rave Flies (Hrafninn Flygur) del 1984 di Hrafn Gunnlaugson. Mi è sempre rimasto in mente di fare qualcosa di simile nel mio medium: il fumetto. Fare un western vichingo.

La tua nuova graphic novel, L’Esiliato, è ambientata in Islanda: da dove nasce il tuo fascino per il mito e il folklore islandese?

Mia madre è originaria della Finlandia, quindi sono cresciuto con la cultura nordica. Quando a 12 anni ho scoperto i libri di Tolkien, ho capito che si era ispirato al Kalevala (l’epopea nazionale finlandese) e all’Edda, e le opere di Tolkien mi hanno portato alle antiche storie norrene e alle saghe islandesi del Medioevo. Mi ha sempre affascinato il fatto che un’isola così remota e isolata potesse produrre un patrimonio letterario così immenso. Ancora oggi, in Islanda un abitante su dieci è un autore pubblicato. Quando ci si rende conto che ci sono solo 300.000 persone, questo è davvero sbalorditivo. È davvero una cultura di narratori e poeti. Le antiche saghe familiari medievali islandesi (che sono state la principale fonte di ispirazione per L’Esiliato) possono essere viste come il modello della moderna letteratura occidentale. Ciò che mi ha sempre attratto in queste storie è l’ambiguità morale. Ci fanno conoscere, ad esempio, la figura modernissima dell’antieroe. I racconti sono stati scritti solo a partire dal XII secolo, da monaci cristiani, ma con grande sensibilità e rispetto per i loro antenati pagani.

E poi c’è il paesaggio fantastico e bellissimo che mi ha davvero ispirato.

Una tavola da L'Esiliato di Erik Kriek

Ho l’impressione che un grosso lavoro di studio sia finito all’interno del tuo fumetto: quanto tempo hai impiegato per mettere insieme tutte le conoscenze necessarie per scrivere il volume?

Ho un interesse molto ampio in generale e leggo comunque molta storia per divertimento. Fare ricerche per questo libro è stato molto illuminante. Avevo letto molto materiale sull’epoca vichinga, ma c’è un rinnovato interesse per questo periodo e negli ultimi decenni sono state fatte molte nuove scoperte. Tutto sommato, mi ci sono voluti un anno o due per fare ricerche e scrivere la sceneggiatura e un altro anno per disegnarla.

Tutti i tuoi lavori si basano su un’intensa attività di ricerca (o almeno così mi sembra!): come funziona il suo processo di creazione?

È molto semplice, credo: voglio leggere storie che non esistono ancora, quindi decido di crearle io stesso. Non c’è un vero e proprio mistero. Quando ho deciso un argomento cerco di documentarmi il più possibile per immergermi davvero nel tema. Ma alla fine la ricerca non deve interferire con una buona storia! Dedico molto tempo ai miei personaggi. Sono i miei attori e le mie attrici e alla fine sono loro a raccontare la storia.

Quali tecniche e materiali utilizzi per i tuoi disegni?

Sono un dinosauro, perché uso ancora la carta. Inizio con uno schizzo a matita, poi la pagina viene inchiostrata con un pennello su carta pesante. Gli inchiostri vengono scannerizzati nel computer e colorati in Photoshop.

Una tavola da L'Esiliato di Erik Kriek

Nei tuoi disegni c’è molto nero, ma anche molto bianco intorno ai pannelli. Mi ha colpito il fatto che non utilizzi alcuna linea per delimitare le vignette. C’è una ragione dietro questa decisione?

Ho scoperto questa particolare tecnica nelle opere dell’artista canadese Michael Cho. Anche Darwyn Cooke ha perfezionato questo stile. L’ho usata per la prima volta nel mio libro In the Pines del 2016 e mi sono attenuto a questa tecnica. Dà una bella atmosfera, dà “respiro” alla pagina e mi piace il modo in cui il bianco diventa un elemento grafico separato nel design della pagina. Si tratta quindi di una scelta artistica di stile.

L’Esiliato è una storia di violenza. La violenza porta violenza e la vendetta chiama vendetta. Ma pensi che il cambiamento sia possibile senza violenza?

Non so se sono d’accordo sul fatto che L’Esiliato sia una storia di violenza. Sì, c’è molta violenza nella storia, ma funziona come catalizzatore per le azioni dei protagonisti. E per le persone di quell’epoca la violenza era molto più diffusa di oggi. A mio parere, la storia è più incentrata sull’inevitabilità del destino e sull’affrontare le scelte fatte in passato. E sulla morale, o sulla mancanza di morale. Personalmente, aborro la violenza. Ma come forte elemento drammatico nelle mie storie è insuperabile. Mi permette di esplorare il lato più estremo della “condizione umana”. Ma per me, come persona, la linea di demarcazione tra finzione e vita reale è molto importante.

Durante un corso di cinema mi è stato insegnato che è possibile capire molto di un film dalla prima scena, o dai primi fotogrammi. Pensi che la stessa cosa possa valere per i fumetti?

Guardando alla prima tavola de L’Esiliato, direi di sì.

Fumetto e cinema vanno di pari passo, ed entrambi i media condividono molte delle stesse regole, essendo mezzi di narrazione visiva. Come artista, guardo molti film e serie tv per trarre ispirazione, piuttosto che fumetti. In effetti, leggo pochissimi fumetti. Molti critici definiscono il mio lavoro “cinematografico”, quindi probabilmente hai ragione :)

Una tavola da L'Esiliato di Erik Kriek

Recentemente, anche il regista Robert Eggers ha subito il fascino dell’Islanda: hai visto The Northman? Ti è piaciuto? La tua capacità di creare l’atmosfera è simile a quella di Robert Eggers.

Ho visto il film, sì, mi è piaciuto, ma non era molto realistico. Ma molto d’atmosfera. Comunque è stato divertente.

Ho apprezzato molto la bibliografia alla fine del volume: perché hai deciso di inserirla? E perché, secondo te, non viene utilizzata più spesso?

Mi è piaciuto molto leggere quei libri e ho pensato che sarebbe stato bello per i miei lettori averne altri da esplorare. Non si fa più spesso? Non lo so, come ho detto, non leggo molti fumetti.

Sa già dove ci porterà la tua immaginazione?

Ho appena finito il mio ultimo romanzo. Lo stanno producendo proprio ora. Questa settimana sono impegnato a disegnare le carte finali, mentre il mio letterista sta scrivendo a mano il libro. Si intitola The Pit (non so come si chiamerà in italiano) ed è una storia horror gotica sul dolore e la perdita, ambientata questa volta nella campagna olandese, nell’era moderna (quindi niente storia esotica questa volta). Spero che Eris Edizioni lo pubblichi di nuovo in italiano, perché tutti voi possiate goderne.

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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