Una pace raggiunta a fatica, un mondo capovolto e la sensazione di essere costantemente sul filo del rasoio. INDIKA, sviluppato da Odd Meter, è il viaggio di una protagonista trasportata dagli eventi e da un mondo pieno zeppo di incomprensioni e ingiurie, in cui nulla è assolutamente come appare e tutto, pure quello che non penseremmo affatto, è decisamente diverso da come realmente si palesa.
Questa non è una recensione classica perché, d’altronde, come potrebbe esserlo? È un classico brainstorming che arriva da lontano, dalle sensazioni ed emozioni che si maturano dopo aver letto i testi di letteratura russa ed esserci rimasti sotto per chissà quanto tempo. Cosa che, aggiungo, è accaduto sin da quando mi sono appassionato ai libri e non ho potuto fare a meno di altrettante opere che hanno delineato una parte fondamentale della mia vita.
INDIKA, rispetto a molte opere presenti sul mercato, dialoga con l’intimità e la passione, con la scoperta e la meraviglia, facendo qualcosa di completamente assurdo: raccontare uno spaccato di vita con capacità e tatto, con amore e dedizione, mentre palesa i drammi umani e dimostra di essere non semplicemente una classica storia scontata. In un mercato del genere, non si è più abituati a riconoscere le opere d’arte per quello che sono davvero: INDIKA, nelle sue otto ore, mette in mostra uno spirito illustre e appassionato, dimostrandosi esattamente questo, un grande capolavoro su cui 11 bit studios ha voluto (giustamente) puntare.
![La suora protagonista di INDIKA inquadrata di spalle mentre procede in un villaggio innevato.](https://i0.wp.com/www.playersmagazine.it/wordpress/wp-content/uploads/2024/05/INDIKA_screenshot_1920x1080_01-1-1024x576.webp?resize=834%2C469&ssl=1)
ESSERE UNA SUORA
INDIKA ha fatto molto parlare di sé per la sua protagonista, una giovane suora che, senza stare troppo a sottolinearlo, si ritrova in un mondo complesso. È la più bistrattata e mal considerata di tutte, bella e innocente, costretta a una vita di rinunce a causa di un pentimento giunto in giovane età, che l’ha portata a dover mutare completamente il suo comportamento, divenendo una persona con un grosso peso sulla schiena, a sua volta talmente tanto invadente da essere sintomo di una brutale sofferenza.
Senza fare esagerati spoiler, il racconto di INDIKA prosegue su binari brillanti e interessanti, costringendo il giocatore ad affrontare innumerevoli eventi che, diciamocelo, dimostrano evidenti doti narrative. È su questo che il titolo punta molto, più che sul resto: sulla scrittura, un mezzo che in INDIKA, come in altrettante opere destinate a diventare fenomenali, utilizza con cognizione e coscienza di sé.
![Un bambina si muove in uno stagno, intorno a lei un pontile e una barchetta, tutto raffigurato in pixel art.](https://i0.wp.com/www.playersmagazine.it/wordpress/wp-content/uploads/2024/05/INDIKA_Screenshot_Launch_02-1-1024x576.webp?resize=834%2C469&ssl=1)
La storia, lunga sei ore se si vuole prendersela con calma, esplora i patemi dell’animo umano e capovolge le sicurezze stesse di ognuno di noi. In essa è raccontato il pentimento e la paura, ma soprattutto l’ipocrisia della chiesa ortodossa, un movimento che, oltre a schiacciare il pensiero libero, costringe le persone a doversi rifugiare in loro stesse, impedendo agli altri di vedere cos’è realmente reale e cosa, al contrario, è affilato come una spada. Per tutta l’esperienza di gioco, infatti, INDIKA dimostra una maturità senza eguali, riuscendo a tenere incollato il giocatore soprattutto grazie al suo approccio spensierato e libero. Presenta situazioni sopra le righe, poiché la ragazza, mentre avanza nel suo viaggio per consegnare una importante lettera, si ritrova a parlare con il Diavolo, una sorta di grillo parlante che, proprio come Senua di Hellblade, affascina e seduce.
L’AVVOLGENTE STRUTTURA LUDICA DI INDIKA
INDIKA è un’esperienza che preferisce fare della narrazione il suo massimo punto di forza, limitandosi – anche se il termine risulta riduttivo – a proporre lunghe camminate e un’interazione con gli oggetti che ha attorno. La visuale è alle spalle della giovane, che però muta nel corso dell’opera, come anche alcune scene in cui è costretta a muoversi, mondi generati improvvisamente come se fossero stati plasmati su SNES che cambiano inevitabilmente il senso di tutto e mostrao, inoltre, un interessante spaccato di vita della protagonista.
Il tutto, comunque, si unisce a un approccio ludico sano e ben implementato, a sua volta legato alla storia, che è il reale filo conduttore dell’esperienza: al suo interno, la ragazza si muove libera e spensierata, mentre approccia enigmi di qualunque genere e affronta situazioni in cui è necessario riflettere accuratamente sul da farsi per farla avanzare nell’esperienza. Certo, ci potrebbero volere alcuni istanti per riuscire a capire come muovere un dispositivo che non ha molta voglia di collaborare, ma ciò che coinvolge e fa brillare è come sia stato pensato tutto quanto, come esso s’incastri e plasmi il giocatore, mentre ogni cosa cambia e muti in base alle scelte del giocatore e alle sue esperienze.
![](https://i0.wp.com/www.playersmagazine.it/wordpress/wp-content/uploads/2024/05/INDIKA_Screenshot_Launch_05-1-1024x576.webp?resize=834%2C469&ssl=1)
È questo il bello: un mondo dominato dalla paura e dalla superstizione che, grazie al medium videoludico, mostra intimità e sogno, deliziando il giocatore con un’esperienza che non si vedeva da anni. Ma anche con un’esperienza d’autore e di originalità spiccata che arriva da un team di persone che, lasciando la loro casa, ne hanno trovata un’altra in quei pixel che tanto amano.
Il game design è semplice, certo, ma perché complicarsi l’esistenza? A volte è necessario preferire altro, qualcosa di più leggero e meno intricato, per emergere e dimostrare di essere realmente importanti. INDIKA ci dimostra che l’uomo può migliorare e cambiare: ecco cosa definisce un vero capolavoro. Un capolavoro che meriterebbe 10 e lode, per quanto mi riguarda. Anche se qua non usiamo i voti, è giusto dirlo al team: siete fantastici.
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