Shelter si presenta, in buona sostanza, come una sorta di simulatore. Un simulatore molto particolare che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non punta tutto sulla resa realistica e fedelissima di ambientazione e “personaggi”. Le virgolette sono d’obbligo, visto che i protagonisti sono animali e, per la precisione, tassi.
Shelter è dunque un “simulatore di tasso” che mette il giocatore nei panni di un’amorevole madre che cerca di far sopravvivere e crescere i suoi cinque cuccioli.

Partiamo subito col dire che il gioco si presenta estremamente bene, dal punto di vista stilistico, creando un microcosmo dai colori variegati e spesso sgargianti, capaci di far strabuzzare gli occhi. Questo non per muscoli tecnici d’avanguardia, ma per un uso intelligentissimo delle texture che rivestono ogni singolo elemento di gioco: alberi pieni di gufi, soli a quadretti, mele spigolose, manti pelosi assortiti concorrono a creare un habitat naturale dal vago sapore impressionista e dalla forte carica immaginifica. Era obbligatorio passare in rassegna prima di tutto il lato estetico “superficiale” del gioco, perché il colpo d’occhio dell’intera produzione è veramente notevole.

Ma veniamo ora alle meccaniche vere e proprie: in pratica, in veste di madre, si dovrà scortare la piccola compagnia di cuccioli alla ricerca di cibo e ripari dai predatori sempre in agguato. L’intero gioco è sorretto da un meccanismo di catena alimentare: cacciare piccole prede (rane, ecc. ) ed essere cacciati da grandi volatili, da lupi o da – in senso figurato – calamità naturali. E qui il gioco, con semplicità e chiarezza, svolge egregiamente la propria mansione; non v’è un attimo di tranquillità (o quasi), ci si sente braccati e lo si è davvero, si deve pensare prima di tutto ai piccoli, si deve pensare a nutrirli, a nasconderli, a proteggerli. Ma vedere i cuccioli che scorrazzano felici dietro la madre è una gioia che ripaga degli sforzi compiuti. Così come è una festa vederli vivi e vegeti, però, è una tragedia altrettanto grande vederli morti tra le grinfie di un qualche animale più forte. Insomma, il gameplay e ben strutturato, semplice ed efficace. Esagerare con le possibilità avrebbe portato ad una “macchinosità” inutile ed ingestibile, il contrario avrebbe invece portato ad una eccessiva banalizzazione del gioco tutto.

Shelter2

Ottima anche la componente sonora del lavoro di Might and Delight (già autori di Pid), non invadente e “a sproposito”, ma sempre intonata con l’atmosfera dell’opera. La parte musicale si intensifica con l’agguato dei nemici, come è “naturale” che sia, e l’accompagnamento in generale risulta non fastidioso e in alcuni momenti veramente azzeccato. Buoni i pochi accordi che ci avvertono quando uno dei cuccioli si è cibato di ciò che gli abbiamo offerto (una radice, un frutto, un animale), che vanno a mescolarsi alla musica e agli effetti sonori, sempre giusti ed adeguati. Richiamare i piccoli porterà a una loro risposta entusiastica, capace di tranquillizzare, almeno per un attimo, il giocatore.

Fin qui gli aspetti positivi del gioco, ma bisogna ricordare che Shelter non è certamente perfetto, a partire da qualche rallentamento che affligge il gioco di tanto in tanto, non rovinando però l’intera esperienza, che risulta ugualmente fresca e godibile. Si potrebbe poi imputare al gioco una certa mancanza di varietà in alcuni momenti, dato che alla fin fine le azioni da compiere sono sempre le stesse, ovvero nutrirsi, nascondersi e scappare. Ma effettivamente questo problema non si presenta, poiché l’avventura è piuttosto breve (bastano 2/3 ore per portarla a termine, e il “tasso” di “rigiocabilità” non è molto elevato, effettivamente), cosa che ad alcuni potrebbe sembrare un difetto, ma che a noi non è sembrato un danno, quanto piuttosto un pregio, visto la maggiore densità dell’esperienza, che ne guadagna in godibilità e divertimento.

Shelter, presentato così come è stato presentato, non può e non vuole durare dieci ore o più: è un’esperienza che potremmo definire “concentrata”.

In definitiva ci sentiamo di consigliare questo gioco a chi abbia voglia di aria fresca nel mondo delle avventure (anche solo per la particolarissima compagine che svolge il ruolo di protagonista) e a chi apprezza le atmosfere particolari, originali e, perché no, evocative.



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Gabriele Raimondi

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