Il professor Langdon (Tom Hanks) si trova nel letto di un ospedale fiorentino con una ferita alla testa, braccato da misteriosi individui che vogliono eliminarlo, senza ricordare perchè si trovi lì e cosa abbia fatto negli ultimi due giorni. Qui incontra la dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones), che dopo avergli salvato la vita, viene coinvolta nella risoluzione di un mistero da cui dipendono le sorti dell’umanità, incentrato sull’Inferno di Dante Alighieri…

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Non siete mai stati a Firenze? Ci siete stati ma avete rinunciato a visitare i luoghi di maggiore affluenza a causa dell’eccessiva confusione e affollamento? Volete risparmiare il costo di vitto e alloggio nella celebre (e cara) città d’arte? Ecco, Inferno è proprio il film che fa per voi: raramente si vedono al cinema sequenze e inquadrature così riuscite (e didascaliche) relative ai punti di maggiore interesse offerti dallo splendido capoluogo toscano.

Inferno però dovrebbe essere anche e soprattutto un film d’intrattenimento, ma da quel punto di vista è un totale fallimento. Per Ron Howard i libri di Dan Brown devono essere l’equivalente della kriptonite per Superman, visto che il regista, capace in passato di realizzare pellicole di grande qualità (Apollo 13 e Rush su tutte), ogniqualvolta deve mettere in scena un adattamento tratto da un’opera del celebre scrittore, pare perdere del tutto il suo talento.

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Inferno è la peggiore, fra le tre trasposizioni live action dalle opere di Brown, e la cosa non dovrebbe stupire, visto che anche il libro da cui è tratto è forse il meno riuscito della saga di Langdon. Il film però riesce nella discutibile impresa di risultare ancora più fiacco rispetto alla sua controparte cartacea, a causa di alcune scellerate scelte di sceneggiatura e a una messa in scena noiosa e priva di pathos.

L’idea peggiore è quella di cambiare il finale del libro: laddove Brown regalava al suo pubblico un gran colpo di scena (piuttosto intrigante anche sotto il profilo etico), Inferno al cinema chiude col più prevedibile, bolso e stupido degli happy end possibili (sì, normalmente non spoileriamo i finali, ma l’intento di questa recensione è dissuasivo, non si fosse capito). Notevoli perplessità lasciano anche gli innumerevoli luoghi comuni con i quali viene rappresentato l’italiano medio, nell’accezione macciocapatondica del termine, anche perchè in più di un’occasione viene da chiedersi “da che pulpito venga la predica” (e in Inferno un paio di frecciate sono davvero colpi bassi totalmente gratuiti).

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La gestione del cast è pessima: tutti i nomi coinvolti, normalmente di ottimo livello, vengono maltrattati da uno script insipido che costringe personaggi e relativi attori a dire e fare cose senza senso o utili solo a fare procedere la storia nell’unica direzione possibile. Howard cerca di sparigliare le carte con sequenze e visioni surreali, specie nella prima fase del film, ma la noia regna comunque sovrana (da questo punto di vista i nostri Fabio & Fabio con Mine si sono dimostrati molto più reattivi e creativi).

Insomma, da qualunque punto di vista lo si esamini, Inferno è un buco nell’acqua. Il vero dramma è che un quarto capitolo della saga del professor Langdon (che coinvolgerà nuovamente un Tom Hanks oramai troppo anziano per la parte) è già in programma. Ci piacerebbe sperare che questo sia un passaggio a vuoto, ma come si dice, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni e quindi…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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