Quello che state per leggere è il nuovo appuntamento con L’altra biblioteca, la newsletter letteraria di Cecilia Manfredi. Qui su Players pubblichiamo il dispaccio precedente in occasione dell’arrivo del nuovo nelle caselle degli abbonati. Per leggere in anteprima ogni nuovo dispaccio de L’altra biblioteca potete iscrivervi cliccando qui.

***

Memoria della memoria — Marija Stepanova

Bompiani; traduzione di Emanuela Bonacorsi.

Memoria della memoria di Marija Stepanova è il primo libro che ho preso in prestito in biblioteca dopo la fine del lockdown primaverile. Non ricordo cosa avessi già raccolto tra gli scaffali dei volumi in esposizione ma, come sempre, prima di uscire mi ero fermata a osservare i nuovi arrivi, finché questo titolo non mi aveva colpito: ho tolto subito il libro dall’espositore per leggerne la sinossi e, tanto convinta quanto felice, ho compilato la scheda per portarmelo a casa. Per dirla in maniera un po’ semplicistica: mi piace la Russia. Ma quale Russia? Non parlandone la lingua, il mio interesse viene in gran parte incanalato da forze che sono, se non al di sopra, di certo al di fuori di me. Sebbene l’Italia mantenga con il paese di Puškin rapporti profondi, arzigogolati e secolari, sono finiti i tempi eroici della pubblicazione del Dottor Zivago da parte di Feltrinelli.

Non avevo letto da nessuna parte dell’uscita di Memoria della memoria, che risale al febbraio del 2020: è possibile che uno dei due, il libro o io, si sia perso nelle correnti di nervosismo e preoccupazione che non hanno ancora smesso di agitare quest’anno. Alla fine, però, ci siamo trovati.

L’opera di Marija Stepanova comincia dalla morte di Galina, una prozia paterna che lascia un appartamento pieno di ricordi. Libri, per esempio: Il buio oltre la siepe, Il giovane Holden, Čechov, Dickens, “i dorsi blu della collezione La biblioteca del poeta”… E poi: lettere e fotografie di famiglia. I ricordi abbracciano il lungo Novecento, le tappe che conosciamo: la rivoluzione d’Ottobre, la Seconda Guerra Mondiale (per i russi: la Grande Guerra Patriottica), l’Olocausto, i mille giorni dell’assedio di Leningrado, il disgelo, la fine dell’URSS. Stepanova innesta sulla storia russa ed ebraica la sua storia privata: dei Ginzburg, dei Friedman e dei Gurevič, soprattutto, che compongono la famiglia materna dell’autrice. Davanti agli occhi di chi legge si forma anche una genealogia femminile: Sarra Ginzburg, la bisnonna di Stepanova, ne è la figura dominante. Laureata in un’università francese, Sarra Ginzburg esercitava la professione medica: bastano questi due particolari a descrivere in parte la sua vita nell’Impero zarista, dove le università ammettevano quote limitate di studenti ebrei, regolate da uno stringente numero chiuso, e i laureati in medicina di estrazione ebraica, a differenza dei loro correligionari, potevano stabilirsi ovunque sul territorio nazionale.

Memoria della memoria non gravita soltanto intorno all’eterno bipolarismo dell’opulenta Mosca e della fantasmatica Pietroburgo, ma rivolge il suo sguardo verso la provincia, in particolar modo la regione di Tver’, nella Russia centrale, e Odessa, la cosmopolita, vivace città ucraina che l’autrice assimila a Napoli.

L’intero mondo contemporaneo, con i suoi progetti conservativi e le sue ricostruzioni, respira l’aria della post-memoria: tentativi di diventare great again, di riconquistare il vecchio ordine senza precedenti. Lo schermo è bifacciale, a quanto pare possono proiettarvi le proprie paure, speranze e storie non solo coloro che sono nel vortice, ma anche i nipoti e pronipoti della maggioranza silenziosa che aspettava il momento giusto, l’opportunità di estrarre la propria versione dei fatti remoti. La Russia, dove il vortice della violenza è proseguito senza tregua formando una sorta di enfilade di traumi lungo cui la società passa di disastro in disastro, dalla guerra alla rivoluzione, dalla fame alle repressioni di massa, a una nuova guerra, a nuove repressioni, è diventata il territorio della memoria rimossa un po’ prima di altri. Le versioni di ciò che ci è successo negli ultimi cento anni, sdoppiandosi, triplicandosi nell’increspatura delle incongruenze, sottraggono alla luce il presente come un foglio di carta opaca.

Un libro dall’intento memoriale, allora? Non solo: Stepanova conduce chi legge a osservare il suo paesaggio mentale, abitato da figure disparate come W.G. Sebald, Charlotte Salomon, Nadežda e Osip Mandel’štam, Primo Levi, Francesca Woodman, Andrej Belyi, Marina Cvetaeva, Marcel Proust, Daniil Charms, Joseph Cornell, Tove Jansson, Piero di Cosimo… un po’ come quei giochi che pretendono di spiegare la tua psicologia chiedendoti di immaginare un panorama, una casa, una foresta: in questo caso, il luogo in cui ci muoviamo è più simile a una galleria di quadri oppure a una biblioteca.

Ho ripensato alla storia della mia famiglia, soprattutto a Paolo, uno dei miei prozii materni. Chiamato sotto le armi a ventidue anni tra gli alpini, è morto assiderato durante la ritirata di Russia, nel gennaio 1943, dopo aver supplicato invano di non essere lasciato indietro. Cos’è rimasto di lui? I ricordi della sua famiglia, una sua foto scattata sulla riva albanese dell’Adriatico, che reca scritto di sua mano “A Durazzo, con il mare che mi sfiora i piedi” — ancora motivo di novità per un ragazzo di montagna — e laggiù, lungo il Don, le sue ossa.
Anche nella famiglia di Marija Stepanova c’è un ragazzo giovanissimo morto durante lo stesso conflitto, nel 1942, vicino a Leningrado: il sottotenente Leonid Himmelfab, detto Lëdik, cugino.

Nelle lettere di Lëdik qua e là viene menzionato un bambino: per il momento senza nome e di cui ancora non si sa il sesso, se sia già venuto alla luce o stia per nascere. Questo bambino di Lëlja e Lënja, appena nato ma già importante per lui, era mia madre, Nataša Gurevič. Mi raccontava di Lëdik quando ero piccola; fin dall’infanzia lo scelse come eroe, ne fece il fulcro segreto del suo piccolo mondo e lo ricordò fino alla fine dei suoi giorni. Sulla busta con le lettere, le fotografie e le notifiche di morte c’è la scrittura di mia madre.

***

Per leggere in anteprima i prossimi dispacci de L’altra biblioteca, nella versione completa di Panorami (ovvero: quali altre opere sono venute in mente a Cecilia leggendo questo libro?), potete iscrivervi alla newsletter cliccando qui.



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, , , ,
Similar Posts
Latest Posts from Players