the nevers finale

Stiamo coprendo The Nevers settimanalmente. Qui trovate la recensione del pilot, qui  il secondo episodio, qui il terzo, qui il quarto e qui il quinto. Attenzione: SPOILER 

In un futuro post apocalittico circa cinque miliardi di persone sono morte, due fazioni avversarie – Planetary Defence Coalition e Free Life – combattono tra loro per il destino e il controllo del nostro pianeta che è a malapena sopravvissuto a un disastro di scala globale, probabilmente di tipo ecologico. Una forma di speranza per l’umanità potrebbe però essere rappresentata da una razza di alieni, da uno di loro in particolare, arrivati grazie o a causa di un’anomalia. Sì, siamo ancora nell’universo di The Nevers.

Passo indietro. The Nevers è la nemesi di show alla Lost, una serie in cui i misteri si accumulavano rilanciandosi tra di loro e spingendo la narrazione verso percorsi narrativi sempre più accidentati e a rischio vicolo cieco. Nella serie ideata da Whedon, arrivati al midseason finale, ci accorgiamo che misteri propriamente detti non ce ne sono mai stati, semplicemente noi spettatori abbiamo dovuto pazientare qualche puntata per essere messi al corrente di quello che quasi tutti i personaggi principali già conoscevano: la vera identità di Amalia e la natura delle spore creatrici dei turn.

Per una volta il rapporto asimmetrico tra pubblico e opera è sbilanciato a favore di quest’ultima, e i presunti “misteri” erano tali solo per noi. A dimostrazione il dialogo intercorso tra Penance ed Amalia quando quest’ultima dice tranquillamente “…when I’m from” in modo talmente chiaro e diretto da non lasciare dubbi che l’amica fosse già al corrente di tutto il pregresso che quell’informazione si portava dietro. Quindi sì, Amalia viene dal futuro, e l’episodio inizia proprio partendo da lì.

the nevers

Stripe

La puntata è divisa in capitoli, per amore di chiarezza, visto che le linee narrative si rincorrono e si riallacciano avanti e indietro nel tempo. Peccato che a rendere ostica la prima parte – Stripe – non sia il cambiamento di setting, tono, personaggi e situazioni mai viste. Certo, passiamo dalla Londra vittoriana a un futuro post-apocalittico di punto in bianco, ma superato lo spiazzamento iniziale, e capito che uno dei nuovi personaggi è quello che conosciamo sotto il nome di Amalia, l’unico vero ostacolo nel seguire agevolmente la storia è rappresentato dall’uso massiccio e convoluto di un gergo – militaresco e non – che appesantisce e rende nebulosa ogni singola linea di dialogo.

Un po’ a fatica, riusciamo però a mettere insieme i pezzi. La persona che conosciamo sotto il nome di Amalia si chiama in realtà Zephyr ed è una militare alta, atletica, cinica e con l’animo martoriato da anni di atrocità di guerra. Lei e la sua fazione – i PDC – hanno il compito di proteggere l’ultimo alieno vivo che a quanto pare sarebbe in grado di aiutare l’umanità a ripristinare l’ecostistema della Terra. Le spore che la creatura dissemina hanno la capacità di potenziare le facoltà empatiche, stimolando al contempo particolari aree e funzioni del cervello al fine di mettere gli esseri umani in condizioni di capire il linguaggio e la tecnologia del Galanthi. L’ultimo alieno, per sfuggire alla sua esecuzione, riesce a usare un portale portando con sé la coscienza di Zephyr che, nel frattempo, si è toltala vita dopo aver assistito all’ennesima morte di una persona con la quale era riuscita a stabilire un accenno di legame.

Molly

Siamo di nuovo nella Londra vittoriana pre-touched. Prima dell’arrivo del Galanthi, Molly era una ragazza di pochi mezzi e lavorava in una pasticceria. Il ragazzo innamorato di lei era un tipo privo di prospettive per il futuro stando alla proprietaria del negozio che, per risparmiare, prima licenzia Molly e poi la incoraggia a trovare qualcuno che possa darle stabilità. Amalia finisce così con un uomo grottesco e volgare che muore dopo pochi anni lasciandola in un mare di debiti e con una suocera malata da accudire. Nel frattempo, il primo innamorato ha fatto fortuna, si è sposato ed ha appena avuto un figlio. Amalia, che fino a quel momento ha fatto fronte dignitosamente a tutto, a quel punto trova molto più attraente il fondo del Tamigi che tornare alla sua vita tristissima e solitaria. Nel momento in cui va a fondo viene rianimata da una delle spore del Galanthi che però, nel suo caso, è portatrice non solo di un turn, ma anche della coscienza di Zephyr.

the nevers

The Madwoman in the Thames

Dopo il tentativo di suicidio, Molly viene condotta in un istituto per donne con problemi mentali. Zephyr fa fatica a capire cosa sia accaduto e perché si ritrova nel corpo di una giovane donna in una Londra del passato, ma quando unisce i puntini decide di calarsi completamente nella nuova realtà, prende lezioni di bon ton e diventa l’Amalia True che abbiamo imparato a conoscere e che ha accettato la proposta di Lavinia Bidlow di occuparsi delle persone “toccate”. Quale sia la sua missione, cosa abbia inteso fare realmente il Galanthi non è ancora chiaro nemmeno per lei, ma a questo punto la priorità è quella di fornire guida e protezione a tutti coloro che ne hanno bisogno.

True

Ci ricongiungiamo con i fatti del precedente episodio. Ora sappiamo che Amalia True non è più solo il soldato Zephyr Alexis Naveen, non è Molly di cui conserva i ricordi, ma è una loro sintesi che dà vita a una persona che al contrario delle prime due può contare sull’affetto, la lealtà e la vicinanza di persone che la amano, Penance in primis.

Nel precedente episodio di erano formati due team, con missioni opposte, ma noi abbiamo assistito solo al piano fallito di Penance. Adesso siamo messi a conoscenza di quello che è accaduto durante la spedizione capeggiata da Amalia che riesce a raggiungere la sfera blu, ma ne riceve solo visioni profetiche, miste a eventi passati.

The Nevers

Pensando a questa prima metà stagione mi viene in mente una delle mie citazioni preferite: “Se avessi avuto più tempo, vi avrei scritto una lettera più breve”. Ecco, a the Nevers, sia per i problemi e gli stop causati dalla pandemia, sia per la particolare situazione di Whedon, è mancato il tempo necessario per un’opera di potatura e rifinitura. Ci fosse stato il tempo di togliere qualcosa dal piatto narrativo, e di curare qualche transizione tra una scena all’altra, e tra un episodio all’altro, The Nevers sarebbe stato inappuntabile.

Resta comunque intatto il fascino di una serie ambiziosa, l’unica al momento con l’intenzione, la creatività e la capacità di poter creare un intero universo narrativo senza essere il solito prodotto Marvel.

Molto si è scritto del fatto che The Nevers sembri un greatest hits di Whedon. È una critica che si ferma agli aspetti più superficiali della questione. Se pure la paternità creativa dell’autore è evidente, i personaggi non sono cover delle sue hit di successo. Amalia condivide con le altre eroine di Whedon il dna di donna indipendente, fiera e dotata, ma non solo non è intercambiabile o derivativa delle sue precorritrici, in sei puntate la signora True ha conquistato un posto e una riconoscibilità tutta sua, grazie anche al notevole apporto di Laura Donnelly che ha lavorato su voce, accenti, postura e portamento. Stesso discorso per Penance, in lei c’è una eco del candore e del genio di Kayle e Willow, ma la ragazza vive di vita propria.

Il rapporto che lega le due protagoniste può inserirsi di certo tra le numerose amicizie femminili presenti nel whedonverse, ma semplicemente perché altri autori non si sono mai presi la briga di rappresentare storie all’interno delle quali il legame affettivo tra i personaggi femminili costituisse un motore narrativo importante per la storia e per lo sviluppo dei personaggi tanto quanto, se non di più, degli interessi romantici. 

The Nevers ci saluta dunque con una puntata che soddisfa tante curiosità quante ne stuzzica, introducendo nel mix di elementi e generi anche un futuro post-apocalittico e una creatura aliena. Philippa Gosslett, la nuova showrunner, si ritrova dunque a gestire un universo complesso dall’equilibrio precario, ma che con il corretto dosaggio degli ingredienti, e una volta libero dall’ormai marchio infamante del nome Whedon, ha tutte le potenzialità per diventare una presenza fissa della serialità dei prossimi anni.

Note sparse

La scelta dell’epoca vittoriana non è un’iniziativa del Galanthi, sembra più un’idea dei ricercatori a giudicare dal materiale che avevano messo insieme. Forse erano giunti alla conclusione che l’umanità poteva essere salvata solo intervenendo retroattivamente in un dato momento nel passato dotando donne, classi disagiate e minoranze discriminate e oppresse di abilità tali da poter sovvertire quello status quo che tipi come Lord Massen intendono preservare a ogni costo.

La vera Molly sembrerebbe davvero morta, da quello che è stato mostrato Zephyr ne ha solo ereditato alcuni ricordi. Spero, però, che non solo non sia così, ma che la giovane pasticcera abbia finalmente un’occasione di riscatto dalla sua precedente vita così tragicamente dickensiana. Aggiungo anche l’augurio di vedere la sua ex datrice di lavoro finire in miseria in una miniera di carbone.

Zephyr è interpretata da Claudia Black che molti di voi probabilmente ricordano soprattutto per Farscape. Spero ci sarà modo di rivederla nella seconda parte di stagione.

In realtà non è stata Molly a tradire Sarah, ma Zephyr che ha però reagito per istinto di sopravvivenza.

Ho molto apprezzato come il personaggio di Elisabetta sia rimasta una presenza costante di tutti gli episodi dal secondo in poi, anche solo per lo spazio di un’inquadratura, per poi renderla determinante per la riuscita del piano di Amalia.

Mettendo insieme questi dialoghi presi in tre momenti diversi, sembra che i coniugi di Zephyr siano stati uccisi come forma di tortura nei suoi confronti. 

– “I was married for three years and I never told my name to either of them.”

– Boot: Nobody got out of Edinburgh. Stripe: “Three of us did. The other two died on the walk down.”

– “It’s standard torture protocol. You always do the family first.”

Nelle precedenti recensioni mi sono sempre lamentata di quanto la coppia formata da Amalia e dal dottore fosse non solo male assortita per assenza di alchimia, ma anche piuttosto random. Il minimo di background fornito dall’episodio elimina quest’ultimo aspetto.

 

 



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
,
Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

Similar Posts
Latest Posts from Players