L’incontro con i crossover rappresenta il primo bagno di realtà per il lettore di fumetti: “Nulla sarà più come prima!” recita lo strillo in copertina, e invece dopo una serie di mazzate assortite tutto torna gattoperdescamente al suo posto, pronto per un nuovo giro di giostra verso il crossover successivo distante solo 12 mesi (a volte 6). Eppure il crossover è parte integrante della dialettica supereroistica, momento cardine imprescindibile che nel tempo ha mutato forma per adattarsi a una nuova epoca fumettistica senza mai arrendersi all’estinzione. Nonostante le molteplici e costanti delusioni, non c’è un lettore di fumetti di supereroi che non sia in fondo eternamente affascinato dai crossover (e dunque anche da Crossover). 

Donny Cates ama i fumetti. Su questo non ci sono dubbi. Il giudizio della fanbase Marvel sui suoi cicli di storie al timone di alcune grosse testate (dell’ultima, Hulk, ne abbiamo parlato qui) è diviso tra chi li ama e chi li considera un eterno riciclo della stessa idea, ma nemmeno i più critici oserebbero mettere in dubbio la passione viscerale di Cates per il fumetto che trasuda do ogni sua opera. Il fumetto, per Cates, è la reazione ad ogni cosa, persino alla morte.

Sei anni fa Cates ha rischiato di non farcela. Uscito dall’ospedale ha riversato il fiume di riflessioni elaborate in quel momento sulla famiglia, su ciò che lasciamo e sul concetto di morte in una nuova serie, God Country. Poi nell’estate del 2020 Cates se l’è vista brutta di nuovo. Questa volta volta però, dopo essersi ripreso, ha deciso di voler scrivere di ciò che ama più di ogni altra cosa: i fumetti. In quel momento è nata Crossover. 

Una tavola tratta da Crossover vol. 1 edito da Saldapress

Crossover è una mini-serie creator owned ideata da, appunto, Donny Cates insieme a Geoff Shaw (disegni), Dee Cunniffe (colori) e John J. Hill (lettering), e racconta del primo crossover che abbia avuto davvero un impatto irreversibile: l’invasione dimensionale nella nostra realtà da parte dei personaggi dei fumetti, avvenuta a Denver, in Colorado, l’11 gennaio 2017. Tutti i personaggi dei fumetti, a prescindere dalla casa editrici, riversati su un unico campo di battaglia: il sogno più ardito di qualunque lettore. 

Un sogno che Cates accarezza e solletica, per spostare poi la sua attenzione altrove, fuori dalla bolla magica di Denver, dove uno dei personaggi all’interno ha rinchiuso la battaglia insieme agli abitanti, nascondendo così gli avvenimenti agli occhi del mondo. Quell’altrove è Provo, Utah, cittadina dove Ellie lavora alla fumetteria di Otto, luogo catalizzatore della curiosità di che vede i personaggi i supereroi come divinità, ma anche dell’odio di chi  percepisce i fumetti e suoi abitanti come una minaccia da eradicare in qualunque modo

Sovvertendo le aspettative, regola aurea dei crossover, Cates ci mostra in questo primo volume ben pochi “vip” del fumetto, per quanto si diverta stuzzicare il lettore lasciando intendere la loro presenza qua e là. Lo scrittore statunitense preferisce invece concentrarsi su Ellie e il suo viaggio verso Denver, accompagnata da alcune sue creature (i Payback!) e dai giocattoli su cui i suoi amici gli hanno lasciato mettere le mani (Savage Dragon o Incorruptible per citarne alcuni senza fare grossi spoiler), in una lotta piuttosto manichea tra i chi ama i fumetti e chi invece vuole distruggerli. 

La mega battaglia tra supereroi di Crossover.
Riconoscete quel quartetto in alto a sinistra?

D’altra parte, con una serie simile che cita il meccanismo dell’evento supereroistico estivo fin dal titolo e si apre con la notizia dell’omicidio di alcuni sui celebri colleghi come Brian K. Vaughan, Cates sa benissimo a chi sta parlando. Il pubblico di Crossover è quello dei trenta-quarantenni, adolescenti durante il periodo d’oro dei ’90 fatto di cover metallizzate, proporzioni ridicole e pistolone gigantesche, gli anni della nascita dell’Image e del dominio della forma sul contenuto, e la coppia formata da Cates & Shaw non vede l’ora di far sapere ai propri lettori che in fondo anche loro fanno parte dello stesso gruppo. 

Se da un lato Cates solletica il nozionismo di chi legge seminando qui e lì battute e riferimenti nerd, Shaw si prende spesso il ruolo del protagonista con le sue matite che si ispirano esplicitamente al Todd McFarlane di Spider-Man e Spawn. Appena gli è possibile Shaw si concede volti che rimandano direttamente a quelli dell’autore canadese, riconoscibili per i folti ciuffi di capelli arcuati (oddio, ecco da dove viene la mia pettinatura! O_O), menti pronunciati, grossi occhiali e occhioni, soprattutto al femminili, nonché ampissimi sorrisi beffardi. D’altra parte il senso dell’operazione è proprio quello, perchè andarci per il sottile?

“Kids like chains” diceva proprio McFarlane nel 1991, una battuta diventata titolo di questo primo arco narrativo di Crossover e che racchiude al suo interno tutta quella meraviglia che il tipico ragazzino nei ’90 poteva provare di fronte alle esagerazioni grafiche che costellavano più o meno tutti i fumetti nell’angolo supereroi dell’edicola. In fondo il manifesto programmatico di Cates & Shaw è palese fin dalla copertina che raffigura un ragazzino seduto a terra nella sua cameretta, tra action figure e navi di Star Wars, letteralmente travolto dall’esplosione di fantasia proveniente dal fumetto aperto tra le sue mani. 

A volte Cates viene spesso rimproverato di essere più spettacolare e sensazionale che profondo, ma anche se fosse, in questo caso è un approccio assolutamente adatto. Per quanto mi riguarda, in alcuni particolari momenti durante la lettura di Crossover ho sentito fuggevole quell’impalpabile emozione che provavo all’epoca di fronte alle pagine di un nuovo numero dei Fantastici Quattro comprato in edicola con sudatissimi risparmi: per quanto mi riguarda, non chiedevo davvero altro. 

Link Amazon

La copertina di Crossover

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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