Giusto qualche giorno fa abbiamo pubblicato due splendidi editoriali che hanno analizzato la pessima salute di cui godono i film per adolescenti e quanto la rappresentazione di questi ultimi sia cambiata nel corso degli ultimi anni. E’ curioso quindi, che proprio mentre siamo intenti a celebrare il funerale di questo specifico genere, arrivi dal Giappone un film capace di rinviare di qualche tempo la triste cerimonia. A firmarlo, prevedibilmente e forse per l’ultima volta, è lo Studio Ghibli.

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Anna è una ragazzina che vive a Sapporo ed è, rispetto alle sue coetanee, un po’ (troppo) apatica e malinconica. Dopo aver subito una forte crisi di asma, viene mandata dalla madre adottiva con cui vive, a trascorrere un periodo di vacanza in campagna, presso una coppia di parenti, persone semplici e bonarie. Affascinata dal luogo, immerso nel verde e caratterizzato dalla presenza di una villa diroccata che si può raggiungere a piedi solo durante i periodi di bassa marea, Anna inizia ad esplorare i dintorni e, la notte, a sognare una bellissima ragazza dai capelli biondi che, un giorno, si materializza proprio all’entrata della villa. E’ reale o è una proiezione della sua fantasia? Le due diventano subito amiche e confidenti, stabilendo un rapporto profondo il cui sviluppo porterà Anna a fare delle scoperte sorprendenti…

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Tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi della scrittrice britannica Joan Gale Robinson, considerato da Hayao Miyazaki “uno dei suoi cinquanta libri preferiti”, Marnie è un po’ il compendio di tutto quanto realizzato da Ghibli (e da Miyazaki, prima di Ghibli) nel corso dei suoi trent’anni di vita. Non c’è elemento, sequenza o personaggio che non richiami qualcosa di già visto e conosciuto, almeno in apparenza. Già, perchè l’ambientazione bucolica e la “classica” amicizia adolescenziale tra le due protagoniste riservano stavolta più di una sorpresa e celano un’anima più oscura e inquietante.

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Anna è uno dei migliori personaggi mai creati da Ghibli: il più credibile e realistico, il più sfaccettato e imprevedibile. La sua umanità, le sue paure ed incertezze, figlie dell’età e di una storia personale tanto breve quanto sfortunata, la caratterizzano indelebilmente come una delle più amabili “eroine” Ghibliane. No, non Miyzakiane, perchè stavolta nessuno dei due Maestri (l’altro è Takahata…casomai fosse necessario specificarlo) ha messo mano al progetto, che è stato invece ideato, sviluppato e portato a termine dal bravissimo Hiromasa Yonebayashi, già regista di Arrietty e coinvolto a vario titolo in tutti i film Ghibli degli ultimi anni (e che, per la cronaca, ha già salutato lo studio per cercare altri lavori, ennesimo segno che When Marnie Was There potrebbe essere davvero il film della staffa per Ghibli)

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Date le premesse e la mise-en-scène fa sorridere, per usare un eufemismo, che in America alcuni recensori e critici abbiano “intravisto” un sottotesto saffico nel rapporto tra le due ragazze. E’ vero che nei dialoghi si utilizza spesso la parola “amore”, che Anna ha effettivamente fattezze più androgine rispetto alla sua amica e che il rapporto tra le due è insolitamente “fisico”, ma il finale (visivamente eccezionale e foriero di due colpi di scena di un notevole spessore narrativo) demolisce queste tesi. Realistica, attuale e credibile, è invece la rappresentazione della veemenza adolescenziale, età in cui spesso si ragiona per assoluti, con la quale le due si cercano e completano a vicenda, trovando conforto reciproco e un momento di pausa dalle reciproche disgrazie.

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Yonebayashi si dimostra attento alle dinamiche interpersonali, conferisce uno spessore leggero ma non inconsistente ai personaggi di contorno, uno dei quali si rivelerà decisivo ai fine della risoluzione del mistero e, soprattutto, crea un universo completamente femminile, in cui gli uomini sono silenziosi o restano relegati sullo sfondo. La sceneggiatura è molto abile a mischiare vari generi tra loro: When Marnie Was There è allo stesso tempo un film di formazione, un mistery e un fantasy, in cui il bilanciamento tra le sequenze drammatiche e quelle più leggere è assolutamente perfetto.

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Visione imprescindibile per tutti gli amanti dello Studio ed ennesima dimostrazione di quanto l’animazione riesca a sopperire alle mancanze del cinema live-action, When Marnie Was There è senza dubbio il più riuscito tra i progetti non strettamente miyazakiani che Ghibli ha realizzato negli ultimi anni. Purtroppo, l’appena sufficiente incasso nipponico raggranellato dal film, unito al fatto che, a quanto pare, in Ghibli proprio non sono capaci di trovare alternative stabili all’oramai anziano duo di fondatori, getta un’ombra oscura sul futuro dello studio che negli ultimi trent’anni, come ben raccontato dal documentario uscito l’anno scorso, ci ha regalato pellicole indimenticabili. Chiudere con un’opera del genere, però, è proprio un gran bel modo di andarsene e farsi ricordare.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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