Gli uomini hanno conquistato Marte e l’equipaggio dell’Ares 3, una delle missioni pluriennali organizzate dalla Nasa, è pronto a tornare sulla Terra, quando, durante le operazioni di partenza è colto alla sprovvista da una tempesta, durante la quale l’astronauta Mark Watney viene colpito da un detrito vagante. Creduto morto, viene lasciato sul pianeta rosso. Dopo ore di incoscienza, Mark improvvisamente si risveglia…
Era da un bel po’ che Ridley Scott non azzeccava un film e, in ambito sci-fi, il suo ultimo era stato un completo disastro. Così stavolta per portare a termine la sua personale missione, prende tutte le contromisure del caso: un cast affidabile e già “visto” in ambiti fantascientifici (un eccelso Matt Damon e una sempre bene accetta Jessica Chastain), uno script basato su un romanzo di successo (il primo di Drew Goddard , il secondo di Andy Weir) e delle soluzioni che hanno già dimostrato di funzionare (l’inserimento di una OST anni ’70, come ne I Guardiani della Galassia). Come ultima precauzione, visti i tempi che corrono, guarda al portafogli e fa sì che i buoni della storia siano (anche) i cinesi, che oramai rappresentano il secondo mercato cinematografico del mondo, casomai The Martian non piacesse altrove.
Il risultato? Missione compiuta. The Martian è un buon film, solido, efficace che rappresenta la più sfacciata ode al nerdismo mai vista al cinema. A perderci è solo (un po’) la sospensione dell’incredulità. A differenza del pingue e sostanzialmente inetto Tom Hanks di Cast Away, di cui The Martian è una sorta di remake spaziale, Mark Watney non si rivela essere solo il miglior botanico dell’Universo, ma anche il miglior fisico, ingegnere, matematico…non c’è momento in cui non sfiori l’onniscenza. Così, ad un certo punto, il pubblico è quasi costretto a sperare che gli capiti qualche sfiga, che, puntualmente, arriva.
The Martian non passerà alla storia come il più credibile film sci-fi di tutti i tempi (il finale, che peraltro ha un sequenza “copiata al contrario” dal Mission to Mars di Briandepalmiana memoria, è totalmente privo di ogni logica e senso), ma riesce a intrattenere divertendo, ottenendo quindi il suo primo e unico scopo.
Damon, particolarmente in palla e frizzante, buca lo schermo, mentre le (numerose, in questo caso Cast Away aveva osato molto di più, tenendo in scena il suo protagonista veramente da solo per oltre un’ora) sequenze terrestri lasciano un po’ a desiderare quanto a pathos, nonostante il coinvolgimento di facce notissime. Il nerdismo, in compenso, trabocca a pieni mani da ogni poro del film, con continui riferimenti alla storia recente delle missioni spaziali e ovviamente alla cultura geek.
La regia di Scott non ha particolari guizzi, peraltro non richiesti dallo script, che punta tutto su azioni e reazioni e non si perde mai in svolazzi filosofici alla Interstellar (o 2001 o altro film parimenti “denso”). In questo senso The Martian è davvero un classico blockbuster estivo arrivato fuori stagione, ma vista la sua qualità, è assolutamente bene accetto.
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