Ogni viaggio ha una fine e quello della rubrica #SoLongItaly termina con l’intervista ad un nome noto a quelli della mia generazione, specie a quelli che leggevano Zzap! e Game Power, uno che l’Italia l’ha mollata molti, molti anni fa: Matteo Bittanti. E, come dire, si chiude col “botto”.

Chi sei, quanti anni hai, da dove vieni, cosa fai nella vita?

Mi chiamo Matteo Bittanti. Sono nato a Milano nella decade di Goldrake. Nella vita faccio cose tipo mostrare il dito medio a Google ma il mio sogno è farmi assumere da una corporation come Monsanto o Philip Morris o Nestlé o Coca Cola o Lockheed Martin o Apple. Credo nella santità del Libero Mercato, nella flessibilità e nella responsabilizzazione, nella devolution e nella deregulation, nella gamification e nel capitale sociale, nei benchmark e nelle best practices, nella gentrification e nella filosofia di Hayek.

Attualmente dove ti trovi e da quanto hai lasciato l’Italia?

Divido il mio tempo tra San Francisco e Milano il che vuol dire che mi entrambe le città mi rimbalzano in quanto persona non grata. Ho vissuto nella Bay Area dal duemilacinque al duemilaquindici filati. Ora sono ricercato da varie agenzie statunitensi tipo la CTU perché dissidente. On The Run From Johnny Law… Ain’t No Trip To Cleveland.

Cosa ti ha spinto ad abbandonare l’Italia? (leggi: cosa manca nel nostro Paese che invece hai trovato dove ti trovi ora?)

Negli Stati Uniti ho trovato quella spietata efficienza neoliberista che manca all’Italia perché noi su queste cose arriviamo sempre in ritardo, prendi Netflix e Starbucks. Mi piace l’America perché è una nazione etnicamente segregata, intrisecamente violenta e orgoglioamente amorale. Degli Stati Uniti apprezzo la straordinaria disuguaglianza sociale, il livello di abissale ignoranza, il kitsch pervasivo, il patetico patriottismo, la violenza delle forze dell’ordine, la political correctness che impedisce ogni discussione autentica perché le discussioni sono inutili e io comunque i preferisco i tweet perché nessuno ha più tempo di leggere più di cento quaranta caratteri e un hashtag. Apprezzo soprattutto il modo in cui le élite yankee hanno trasformato la nazione in una plutocrazia mantenendo un’apparenza di democrazia, complice il più sofisticato sistema di disinformazione e di (auto)sorveglianza del mondo. Questo è stile, signore e signori.

Qual è la maggiore differenza che hai riscontrato, in ambito professionale, tra il modo di lavorare nel Paese in cui ti trovi e l’Italia?

Adoro il fatto che negli Stati Uniti i sindacati sono stati castrati e che i lavoratori abbiano pochissime garanzie perché la #workingclass va sfruttata il più possibile. Io adoro il capitalismo e sono un fervente fan del darwinismo sociale perché Herbert Spencer aveva capito tutto prima di tutti. E’ bellissimo che un CEO americano guadagni fino a mille volte tanto i suoi dipendenti perché il CEO lavora duro e quindi merita di portarsi a casa tutti i soldini. Mi piace che dagli anni Settanta i salari siano completamente flat anche se la produttività è in crescita grazie a cose tipo l’outsourcing. Cosa vuoi che siano due o trecento suicidi in Cina quando posso postare il mio status update sul nuovo iPhone? Queste sono mere externalities. Mi piace sentirmi potente e importante sui social anche se nella vita reale non conto nulla e quindi passo le mie giornate a scrivere cose su Facebook, Twitter e Pinterest. Oggi grazie alla rete ognuno può diventare ricco e famoso e comprarsi un SUV e questo secondo me è la prova che la tecnologia ha trasformato il mondo in meglio.

E la differenza “non professionale” (vale tutto: clima, cibo, abitudini, atteggiamento delle persone)?

Adoro la falsa cordialità dei californiani, la loro intrinseca ipocrisia, il fatto che la tua appetibilità in quanto essere umano dipende esclusivamente dal tuo capitale sociale ed economico. Della California Republic apprezzo inoltre il tragicomico sistema di trasporti pseudo pubblici perché bisogna fare spazio all’automobile tanto la benzina costa poco. Infatti, per fare il pieno basta invadere una qualsiasi nazione del Medio Oriente. A questo proposito, apprezzo il fatto che il sessanta per cento del budget americano sia dedicato alle spese in armamenti, perché le armi sono molto più importanti dell’educazione, dell’assistenza sociale e del sistema sanitario. Tutte queste cose vanno privatizzate, come i geni, i parchi, l’acqua e l’aria e tutto il resto. Mi piace poi che le corporation abbiano deciso che indicare sulle etichette alimentari le origini del cibame viola il diritto di espressione sancito dalla sacra Costituzione e allora va vietato. Mi piace nutrirmi con cibo geneticamente modificato perché fa bene alla salute, soprattutto quella del CEO di Monsanto che è una brava persona. Adoro Walmart e Uber perché sono l’espressione più compiuta del capitalismo e noi italiani abbiamo solo da imparare. Infatti dovremmo prendere a modello la Silicon Valley e usare gli iPad nelle scuole perché è noto che l’apprendimento migliora quando hai un tablet in classe. Io adoro i videogiochi e in America mi trovo bene perché l’America è indistinguibile da Grand Theft Auto. Ho scelto di vivere in un open world game ed è bellissimo.

Quali sono le maggiori difficoltà “operative” che si riscontrano quando si lascia l’Italia per andare all’estero?

Lasciando l’Italia per gli Stati Uniti uno si rende conto che cose tipo la cultura sono completamente inutili e anacronistiche perché l’importante è monetizzare e questo io l’apprezzo molto. Infatti l’espressione preferita degli americani è bottom line. Altro che Dante e Manzoni. Bisogna anche avere tanti soldini per pagarsi l’assicurazione sanitaria, altrimenti se stai male o ti investono, muori per la strada e questo a mio avviso è giusto perché se non hai i soldi, è giusto che muori. Io sono orgoglioso di vivere in un paese che considera il fucile mitragliatore un diritto inalienabile e l’assistenza sanitaria un privilegio per pochi.

C’è qualcosa nel Paese in cui ti trovi che non è come te lo immaginavi prima di viverci?

Di San Francisco apprezzo soprattutto il gran numero di homeless che vivono nelle strade e che dormono sul marciapede, rannicchiati tra una Tesla, una Maserati e una Prius che si guida da sola. Gli homeless sono delle icone di San Francisco e sono contento che nessuno abbia deciso di aiutarli a trovare una sistemazione perché in questo modo la città perderebbe il suo carattere. Ieri sono stato a un party di AirBnB e c’era il caviale russo e il salmone norvegese e a me piace molto il caviale russo e il salmone norvegese perché sono cosmopolita e soprattutto credo nella meritocrazia.

Cosa ti spingerebbe a ritornare in Italia?

Tre cose. La prima è il diritto di svolta a destra con il semaforo rosso. Sarebbe un enorme passo in avanti perché io il rosso lo odio perché il rosso è il colore dei comunisti e i comunisti, come ci ricorda Berlusconi, mangiano i bambini. La mia seconda richiesta è la possibilità di acquistare pistole, fucili e munizioni al supermercato perché è noto che le armi ti rendono libero, come insegna la National Rifle Association e la Costituzione americana. Se anche in Italia ci fossero più armi che persone, potremmo avere una sparatoria di massa al giorno e quindi eguagliare il record dell’America di 242 sparatorie dall’inizio del 2015, mentre oggi purtroppo siamo molto indietro su questo fronte. Per fortuna, la Lega sta lavorando molto per trasformare il mio sogno in realtà. Infatti io quando vedo Salvini in televisione mi s’inturgidisce il membro e alla mia età le timide erezioni sono un evento da segnalare sui social. La mia terza richiesta è di istituzionalizzare la corruzione, come in America, dove le donazioni ai politici da parte delle corporation sono protette dalla Corte Suprema in quanto libertà di espressione. Gli americani hanno avuto la maturità e la responsabilità necessaria per riconoscere che i politici non altro altri ruoli se non quello di confezionare leggi ad hoc per le corporation e questo è molto efficiente. L’America è un paese moderno, civile e andrebbe sempre preso a modello, specie dall’Italia che una nazione obsoleta e si ostina a condannare i politici per cose ridicole tipo le mazzette.

Che consiglio daresti ad una persona più giovane di te che volesse intraprendere la tua stessa professione?

Premesso che è importante nascere in una famiglia benestante e preferibilmente bianca, io suggerisco di studiare economia alla Bocconi e poi farsi assumere dalla Goldman Sachs perché si fa una carriera splendida. Puoi anche rubare miliardi di dollari se vuoi, ma non finirai mai in carcere, quindi vai tranquillo. Questo perché gli Stati Uniti sono un campione mondiale di plutocrazia e per questo io li rispetto davvero molto. In America hanno capito che l’unica cosa che conta è accumulare dinero e questo è molto importante. Inoltre, io suggerisco a tutti i giovani italiani di lasciare il Belpaese e studiare in America perché è il modo migliore per indebitarsi, tipo che studiare al California College of the Arts dove ho insegnato per tanti anni ci vogliono quarantuno mila dollari l’anno di retta ed è importante che gli studenti si indebitino perché l’educazione costa ed è una lezione di vita in più il debito si trasferisce ai figli e questo crea una continuità generazionale. La mia pornostar preferita è Belle Knox perché ha scelto le fellatio e le doppie penetrazioni per pagarsi la retta alla Duke University e questo attesta grande spirito di iniziativa e di imprenditorialità. Yes we can.

Ultima domanda: consiglia, motivandolo, un film/libro/gioco/disco ai nostri lettori (uno in assoluto, non uno per categoria!)

Suggerisco di continuare a guardare tutti i film dei supereroi e dei robottoni transformers che escono al cinema perché in un’era in cui stiamo letteralmente distruggendo il pianeta con il global warming e tutto il resto, un minimo di disimpegno è importante. A me interessa molto discutere le caratteristiche delle armature di Iron Man con i miei amici in rete perché cose tipo la questione degli OGM, la fine della democrazia e l’estinzione degli animali francamente mi annoiano. Infatti Michael Bay è il migliore regista americano del dopoguerra e quindi bisogna dargli molto spazio sulle riviste – anche online! – perché le cose importanti meritano grande attenzione.

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www.donaldjtrump.com

Votate per Donald. Non c’è nulla di più americano di Trump. E’ il presidente che l’America si merita. Io spero che anche in Italia torni Berlusconi perché lo stato va gestito come un’azienda e mi piacciono molto i reality di Mediaset perché rivelano il mondo così com’è, infatti secondo me Maria De Filippi farebbe una bella figura come ministra dell’Educazione e poi è anche un po’ milf e questo aiuta nei momenti di austerità.

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12-COME INSEGNARE CULTURA ITALIANA A NEW YORK
13-COME FARE IL DESIGNER A LOS ANGELES
14-COME DIVENTARE ATTORE A LOCARNO
15-COME FARE IL FILOSOFO A SAN FRANCISCO (E UN PO’ OVUNQUE)



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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2 Comments

  1. Il Bittanti è sempre strepitoso. Fuori categoria proprio. Grande Mat (e grazie Andrea per l’intervista) :)

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