Housemarque, softco ben nota agli utenti Sony (Resogun è stato per mesi la migliore esclusiva disponibile per Playstation 4, Dead Nation e Super Stardust sono oramai riconosciuti come piccoli classici) è nata a metà degli ’90, giusto in tempo per poter dire addio ad Amiga e Sale Giochi, due totem della storia videoludica. Il riferimento al retrogaming non è casuale, perchè Alienation, frenetico sparacchino, pardon, twin stick shooter multiplayer, ha padri nobili: Robotron 2084, Cannonfodder e Smash TV, giusto per citare i più celebri. L’azione in sè e per sè, è tutto fuorchè originale, quindi: eliminare frotte di alieni cercando di arrivare vivi alla missione successiva. Se il cosa fare risale alla notte dei tempi, il come farlo è invece piuttosto innovativo.

L’approccio arcade, marchio di fabbrica degli sviluppatori finlandesi, è infatti mixato con elementi “ruolistici” che rendono più densa, fresca, personalizzabile ed attrattiva l’offerta ludica. Non c’è parametro o statistica che non possa essere migliorata, grazie alla crescita dell’esperienza e all’ottenimento di bonus in game: armi primarie e secondarie, classi (sono tre, ma forse una quarta verrà resa disponibile dopo il lancio), abilità attive e passive. Le classi presenti (un Bio-Specialista che può curare gli alleati, un Tank da prima linea super corazzato ed armato e Sabotatore veloce, invisibile e letale) sono più che sufficienti per creare squadre affiatate e vincenti. Encomiabile è anche la varietà del bestiario alieno cui toccherà la triste sorte di essere crivellato dai nostri proiettili o sventrato dalle nostre bombe.

AN - PS4 - Scorched Earth

Rispetto a Dead Nation, in Alienation l’azione è decisamente più concitata e frenetica, bisogna pensare in fretta e agire ancora più velocemente. Assolutamente fondamentale è, ad esempio, imparare ad effettuare correttamente la ricarica (consiglio: rimappate i tasti e affidatevi più all’udito che alla vista, in modo da non dover distogliere l’attenzione da quello che accade sullo schermo) onde evitare di trovarsi a corto di munizioni (che non vanno sprecate) proprio mentre un’orda di nemici si accorge della nostra presenza.

Tutto perfetto, caviale e champagne, quindi? Quasi. Alienation è afflitto da due problemi: il primo, del quale ovviamente gli autori non sono responsabili, è che, come accade per ogni titolo che enfatizza il gioco in multiplayer, giocare da soli non è particolarmente gratificante. Nonostante la formula drop in/drop out sia ben implementata, c’è poi sempre da sperare, nel caso si giochi con degli sconosciuti, di non finire in un team popolato da bimbiminkia che vanno ognuno per proprio conto e incapaci di organizzare una seppur minima strategia offensiva coordinata, cosa che qui è assolutamente indispensabile per completare le missioni, anche al livello minimo di difficoltà.

AN - PS4 - Red Mercury

Il secondo riguarda l’oramai acclarata tendenza dei grafici di Housemarque a specchiarsi un po’ troppo. L’orgia di effetti visivi, particellari e ambientali presenti a schermo nelle situazioni più concitate, per quanto rappresenti l’ennesima conferma del talento dei programmatori finnici, tende in certi casi a rendere problematica la leggibilità dell’azione col conseguente rischio di perdere di vista il proprio personaggio (il che si traduce automaticamente in una morte certa). Certo, le esplosioni che esplodono sono assolutamente appaganti, specie quelle che si perpetuano una volta fatto saltare un elemento detonante che si trova vicino ad altri, innescando una catena infinita: sono momenti che Emmerich e Bay apprezzerebbero parecchio. Peccato anche per la scarsa possibilità di distruggere o modificare elementi ambientali come muri, pareti o tetti, in modo da poterne trarre vantaggio per creare scorciatoie o difese improvvisate.

Dettagli trascurabili, che non inficiano minimamente l’ennesima hole in one di Housemarque, che conferma di saper programmare Playstation 4 meglio di altri studi più ricchi e blasonati e di trovarsi esattamente a metà strada tra il mondo indie e quello delle produzioni a Tripla A. Non resta che stare a vedere quale delle due strade vorrà prendere in futuro.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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