E’ estremamente curioso che per la versione italiana del nuovo film di Noah Baumbach, tradotta “Giovani si diventa”, si sia scelto di stravolgere il titolo originale “Mentre siamo giovani” (While we’re young) puntando tutto sull’idea che la sponsorizzazione di un piacevole recupero della giovinezza potesse, in qualche modo, stuzzicare più della struggente osservazione sul tempo che passa, restando comunque sul pezzo. Il titolo scelto, infatti, proprio come il film che si occupa di un obsoleto statuto di verità messo alla berlina dall’incalzante attualità, finisce per attuare sullo spettatore quello stesso inganno perpetrato ai danni dei protagonisti naif Ben Stiller e Naomi Watts.
Così, a causa di un atto probabilmente dettato dall’ingenuità, quel titolo finisce per mimare la stessa illusione raccontata nel film, promettendo una verità che non esiste, ma che viene costantemente rinegoziata. In realtà, quello che intende suggerire il film, senza nemmeno troppi giri di parole ma attraverso la raffinata accuratezza di dialoghi brillanti, di interpretazioni straniate e alleniane e di una messa in scena fortemente simbolica, è che giovani non si diventa, nemmeno provando con tutto l’impegno possibile, perchè è solo “mentre siamo giovani” che abbiamo la facoltà agire sulla realtà, piegarla a nostro favore, come il cucchiaio in Matrix. Dopo possiamo solo adagiarci e godere della realtà che abbiamo contribuito a creare, a rendere vivibile e adatta a noi. E’ questo il dato inaccettabile, e moltiplicatore di nevrosi e gag esilaranti, che si trovano ad affrontare Josh e Cornelia.
In netto ritardo sulla loro tabella di marcia, prendendo le distanze da contingenze che non sentono di aver creato o ratificato, decidono di attendere il prossimo treno in compagnia delle giovani leve della new generation. In Jamie e Darby, una coppia di ventenni scafatissimi che recitano la parte per guadagnarsi il proprio sogno americano (secondo le dinamiche apprese dai reality e dai talk show coevi), i due quarantenni intravedono un’altra possibilità, il riscatto del rispetto e della dignità che sembravano perduti, ma soprattutto il recupero di un’onestà (intellettuale e morale) che, con il tempo, si tende ad accantonare in virtù del quieto (con)vivere.
Nonostante le incomprensioni e la cocente delusione provata allo scadere del tempo, del loro tempo, Josh e Cornelia capiranno – come pochi altri coetanei hanno il privilegio di capire – che le bugie, le ipocrisie e le debolezze che hanno spartito con la giovane coppia – e che si erano illusi di aver vomitato all’incontro di purificazione, in realtà un passatempo per giovani annoiati – non rappresentano i danni collaterali di una generale e generazionale disonestà, ma gli effetti di un diverso modo di recepire la realtà.
Non a caso se Josh e Cornelia si dimostrano irrimediabilmente ridicoli nella loro autenticità, in cui la falsità sociale rappresenta un convenevole perfettamente distinguibile e accettato (il rapporto con la coppia di amici con figli ne è la prova), Jamie e Darby, al contrario, recitano impeccabilmente ogni secondo della loro vita, trattando la verità come palese e quindi banale.
Se per Josh e Cornelia la verità si scopre e si raggiunge come la luce in fondo al tunnel, per Jamie e Darby si allestisce e si mette sotto i riflettori. La differenza è quella che passa tra la luce naturale e quella artificiale, tra il documentario e il film di finzione, diversi nel loro approccio alla verità, eppure entrambi così zelanti nella ricerca dell’effetto realistico. Così, nell’esibirsi in questo “gioco delle parti” amaro e divertente, tutti offrono un preziosissimo contributo, rivelando che per sventare la falsità occorre essere sinceri, ma che per stringere la verità bisogna raccontare un sacco di bugie.
Con mano sicura e leggera Baumbach realizza una commedia acutissima sulle trasformazioni tecno-ecologiche e delinea un mondo in cui il gap generazionale non è raccontato da dentro, individualizzando la divergenza e allineandosi con una visione parziale e giusta contro una corrotta, ma dal di fuori, osservando le trasformazioni socioculturali come i cambi climatici, naturali, innocenti e casuali, con cui tutti, presto o tardi, devono fare i conti.
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