Sulla scia del gustoso pezzo di Andrea Chirichelli ho pensato che sarebbe stato divertente compilare una lista di altrettanti film risalenti agli Ottanta che, in un modo o nell’altro, hanno dato origine a quei traumi che la nostra generazione ha vanamente tentato di superare raggiungendo, non senza qualche nevrosi, l’età adulta.

Quelli citati non sono film accomunati da un’innegabile efficacia espressiva, da una rilevante quota di successo, o da una speciale missione d’intrattenimento, bensì dalla subliminale atmosfera d’inquietudine e dai suggerimenti indiziali che il mondo, quello della fanciullezza, non è mai stato una zona franca sicura e piacevole. Divertiti e spavaldi a fianco delle risate sdrammatizzanti dei genitori, o sicuri e riparati all’ombra delle coperte invincibili dei nostri lettini, da bambini abbiamo tutti creduto – giusto il tempo di un film – di poter superare ogni paura. Purtroppo non c’è voluto molto per capire che certi ricordi non ci avrebbero più abbandonati e che avrebbero rinnovato ansie, timori e incubi ben oltre la settimana. Insomma, se non volete che la vostra progenie venga su, non solo con i traumi del proprio tempo, ma anche con quelli del vostro, cercate di accompagnare o rimandare il più possibile certe visioni. Se invece l’intenzione è quella di creare dei mostri, allora non dimenticatevi di Cannibal Holocaust (Ruggero Deodato, 1980) che altrimenti chi glielo insegna come si scuoia una testuggine viva?!

N.B. Ci tengo a precisare che ho deliberatamente escluso i titoli preclusi agli under 18, dedicandomi invece a quella produzione che, passata quasi incolume al vaglio dell’eccentrico film-rating system dell’epoca, è stata ritenuta adatta anche ai più giovani…

Polyester (1981): considerato tra i lavori più “soft” del regista John Waters, il film è invece capace di smantellare, attraverso una serie di sordidi allestimenti, gli ultimi barcollanti valori sopravvissuti agli anni Settanta. Il nucleo famigliare protagonista è un coacervo di frustrazioni perennemente soffocate e trasformate in aberrazioni fisiche e comportamentali, mentre il clima visivo, uditivo e olfattivo (Polyester è uno dei pochi film realizzati in Odorama) risulta terribilmente molesto. Sesso, droga e… famiglia a rotoli. Personalmente ho ancora gli incubi su “l’acciaccatore di piedi”.

Poltergeist – Demoniache presenze (1982): irragionevolmente distribuito come “adatto a tutti”, il film di Tobe Hooper ha certamente inferto un duro colpo alla serenità di molti bambini. A un clima iniziale tipicamente spielberghiano, fatto di piccoli brividi e rassicurazioni dietro l’angolo, si sostituisce nel secondo tempo una sequela di situazioni inattese e incontrollabili. Confezionato come uno scherzo innocuo, Poltergeist si trasforma presto in un horror terrificante, suggerendo bene l’idea che l’orrore ha origine nell’imprevedibilità. Bambino avvisato mezzo salvato!

Fuori di testa (1982): debutto alla regia di Amy Heckerling, autrice dei simpatici Senti chi parla (1989) e Ragazze a Beverly Hills (1995), il film è un mix tra gradevoli brezze sentimentali e pericolose tempeste ormonali (la sceneggiatura è del brillante Cameron Crowe). Nonostante si tratti di una commedia apparentemente inoffensiva, vederla in giovanissima età potrebbe causare un’adolescenza precoce.

Qualcosa di sinistro sta per accadere (1983): prodotto dalla Disney, tratto da un romanzo di Ray Bradbury e diretto da Jack Clayton – regista di Suspense, uno dei thriller più inquietanti della storia – il film può dirsi autenticamente schizofrenico. Guardarlo da bambini può irrimediabilmente compromettere la capacità di distinguere il bene dal male, la giustizia dall’ingiustizia, il piacere dal dolore…

Electric Dreams (1984): non molto noto, nonostante si tratti di un vero e proprio cult, Electric Dreams di Steve Barron vanta un’atmosfera incantevole e disorientante. Che cosa succederebbe se Hal 9000 interpretasse il terzo incomodo in una commedia sentimentale naif? Probabilmente vi innamorereste di lui. Giovani e calcolatori, gioie e dolori!

Indiana Jones e il tempio maledetto (1984): a leggere le critiche e le opinioni dei pubblici di ogni generazione, sembra sia il capitolo meno amato della saga diretta da Steven Spielberg – non da me, io lo considero il migliore – ma non sarà perché la trama è interamente costruita sull’allestimento in serie di terribili fobie? Bambini sequestrati, ma anche bambini drogati e assassini, sgozzatori di professione, cervelli semifreddi di scimmia, bulbi oculari in brodo, caviale di serpente scaduto, coperte d’insetti, soffitti stritolanti, mucchi d’ossa, sette sataniche, cuori strappati, gente arsa viva, montagne russe e “ceche”, ponti pericolanti sospesi nel vuoto… Da togliere il fiato, e il sonno!

Dune (1984): sfuggente e ambiguo come un sogno (o un incubo), la trasposizione cinematografica dell’opera di Frank Herbert realizzata da David Lynch, pur non dimostrandosi del tutto riuscita, mantiene a tutt’oggi un fascino ipnotico. Farraginoso e sospeso oltre ogni immaginazione, Dune rapisce più per precise scelte visive e acustiche che per ragioni narrative. Attenzione effetti allucinogeni!

Stuff – Il Gelato che uccide (1985): ovvero come rovinarsi uno dei più grandi piaceri dell’infanzia. Larry Cohen “te possino”…

Nel fantastico mondo di Oz (1985): quale pericolo potrà mai celarsi nel seguito di uno dei film più incantevoli, divertenti e concilianti della storia del cinema? In questa versione dark – fedele ai romanzi di L. Frank Baum – il bravissimo Walter Murch ci racconta quanto è dura la realtà e, cosa ben peggiore, l’irrealtà!

Invaders (1986): remake “onirico” di un classico della fantascienza anni ’50, il film di Tobe Hooper racconta, tra effettacci splatter e inquietudini un tanto al kg, il difficile mondo dei giovani. Vittime di frustrazioni e dipendenze, agli occhi dei bambini, gli adulti non possono che essere alieni…

Labyrinth: dove tutto è possibile (1986): vuoi per la presenza fisica e sonora di David Bowie – che dell’ambiguità ne ha fatto un mestiere – vuoi per l’ambientazione nebulosa e spettrale, vuoi per le citazioni da Carroll, Grimm ed Escher, il film di Jim Henson si attesta come una delle fiabe cinematografiche più inquietanti della storia e come un autentico attentato alla serenità infantile…

Howard e il destino del mondo (1986): la commedia fantascientifica diretta da Willard Huyck è nota per l’epic fail al botteghino e per il disgusto lamentato all’unanimità dalla critica. Considerata buona solo per un pubblico poco esigente, i bambini, non è mai stato considerato il potenziale trauma causato da un papero alieno in preda a pulsioni sessuali per una giovane e succinta punk-rocker. Disgustoso e irresistibile.

Dolls (1987): Stuart Gordon realizza, con inarrivabile perizia e dovuto cattivo gusto, questa pellicola che si ricorda più per la malvagità – estetica e prammatica – delle disgustose bambole, che per la risicatissima trama. Film passaggio di testimone, da Gordon (qui regista) a Yuzna (qui produttore), della saga Re-Animator. Attenzione rinuncia volontaria e anticipata ai giocattoli!

Ragazzi Perduti (1987): affascinante horror comedy diretta Joel Schumacher e prodotta da Richard Donner. All’apparenza critico rispetto alle “cattive compagnie” adolescenziali, rappresenta in realtà una subdola celebrazione del lato oscuro. Per creare adepti.

Il Buio si avvicina (1987): i temi sono gli stessi affrontati in Ragazzi Perduti, ma qui la già bravissima Kathryn Bigelow, nonostante la declinazione sentimentale, non risparmia cinismo e ferocia. Autenticamente impressionante.

La Bambola assassina (1988): Don Mancini, Tom Holland, Kevin Yagher e il bambolotto più brutto e volgare della storia, non serve altro per deporre i giochi e imbracciare le armi.

Killer Klowns from outer space (1988): B-movie ideato e diretto dai fratelli Chiodo che, sapientemente, mescolano la tragicomicità del clown al timore dell’invasione aliena. Il risultato è un divertissement, ma non per tutti…

Schegge di follia (1988): il padre di tutti i teen drama, quello che ha dato vita ai vari Mean Girls e Gossip Girl. Questo film di Michael Lehmann racconta quanto sia dura la lotta di classe… tra i banchi di scuola. Per allevare stronze in erba.

Beetlejuice (1988): un vero rito di passaggio per la precedente generazione che, baldanzosa di fronte al simpatico spiritello porcello, in solitudine si guardava bene dal ripetere per tre volte “Beetlejuice”…

Una Tomba per le lucciole (1988): “Che ci sarà mai di così traumatico in un cartone animato?!” Potrebbe chiosare il profano… Con questo capolavoro Isao Takahata strappa via da ogni infante ogni straccio di innocenza. Attenzione: Non si torna indietro dopo questa visione…



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