Avete letto i vostri bravi King, Murakami e vagonata di grandi autori affermati con le nuove uscite del 2018? Bene, male, così così: da The Outsider a L’assassinio del Commendatore – Libro primo, la vecchia guardia dell’establishment letterario si è difesa sì, ma senza impressionare. Eppure il 2018 è stato un anno ricco di novità editoriali più che succulente, qualche ritorno di pregio e titoli che ci hanno lasciato senza fiato e senza parole. Alcuni ve li abbiamo presentati, anticipati e raccomandati durante l’anno, altri vi consigliamo caldamente di recuperarli nei mesi a venire. Eccoli.
Le Visionarie – Nero edizioni
Parlarne tra amici – Einaudi
Lasciando un attimo da parte le considerazioni qualitative in merito a questo esordio, presto o tardi la Rooney bisogna leggerla, perché è l’autrice sensazione degli ultimi mesi Oltreoceano. Einaudi già si sta preparando al lancio del secondo romanzo, ma l’esordio Parlarne tra amici (insieme ad Asimmetria di Lisa Halliday e L’educazione di Tara Westover) è uno di quei titoli su cui farsi trovare preparati, o almeno in possesso di un’opinione, alle cene e nei salotti che contano. Ha parlato ai millennials come nessun altro libro nel 2018 e rischia di essere uno dei titoli migliori, nel bene e nel male, per capire chi siano o quantomeno chi vorrebbero essere.
Divorare il cielo – Einaudi
La frase più ricorrente nelle recensioni del secondo romanzo di Paolo Giordano è “La solitudine dei numeri primi mi aveva deluso, ma questo”. In quel ma avversativo sta tutto il salto di qualità, l’evoluzione, la crescita personale e stilistica di un autore esploso con un romanzo acerbo di cui forse si sono giudicate con troppa fretta le asperità senza valutarne i segnali positivi. Sottoscritta inclusa. Diciamo che se volete essere sicuri di aver letto il prossimo premio Strega, questo proprio non potete perderlo. Da lettrice tiepida degli autori italiani contemporanei devo dire di non esserne rimasta conquistata, ma positivamente colpita sì. Se Cognetti con Le Otto Montagne ha aperto il sentiero, Giordano ha percorso da solo un bel tratto di cammino.
Il sangue macchia, Sir – Neri Pozza
La doverosa premessa è che conosco da tempo due delle quattro mani che ci hanno regalato il romanzo più simile a quelli creati da Fruttero e Lucentini nell’epoca d’oro. Detto questo, nella produzione ipertrofica di detective e omicidi sul fianco meno nobile della letteratura italiano (quello giallo), la saga del Principe investigatore conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea connette improvvisamente la nostra letteratura malata di ascetismo, ruralismo e mortal serietà al contemporaneo autoironico, social, kitsch e gender fluid. Al netto di qualche spaesamento causato dall’atmosfera fittamente romana del romanzo e dalla sua ironia, che lascia un po’ smarriti noi poveri nordisti imbruttiti. Si sente la mano sapiente di chi conosce (e bene) i meccanismi televisivi. Non si può che sperare che qualcuno si affretti ad adattare in fiction un personaggio che già ha svecchiato di dieci anni e più lo stantio panorama di commissari di paeselli e borgate, campanili, santi, marinai e poeti in libreria.
Dandelions – New Direction Books
In un anno ricchissimo di traduzioni dal giapponese all’italiano di romanzi contemporanei più o meno pregiati e pregevoli, faccio la snob e dichiaro che una bozza di Kawabata non conclusa e persino incoerente al suo interno si mangia vivi tutti i viventi e scriventi (da Murakami in giù/su), ricordandoci che seppur interessante e vitale, la letteratura giapponese odierna non è che la pallida discendente dei giganti che hanno raccontato il Sol Levante nel Novecento. Nella speranza che qualcuno traduca (e bene, non come certe terrificanti versioni mal tradotte dall’inglese dei capolavori di Kawabata che ancor oggi vengono ristampate per il pubblico italiano) quest’ultimo guizzo malinconico di genio.
Luna Nuova – Urania Mondadori
The Bone Mother – Chizine Pubns
L’esordio letterario del giornalista David Demchuk è il mio libro preferito del 2018, che stacca di parecchio tutte le mie altre lettore: più che una gemma, un mezzo capolavoro horror a cui do senza indugio 5 stellette su 5, la lode e l’abbraccio accademico. Avete presente il fortunato romanzo per ragazzi Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, con le sue sinistre storie gotiche basate su vecchie fotografie? Ecco, The Bone Mother è la versione adulta, senza filtri e senza mediazioni, che farebbe venire gli incubi a Lovecraft e scandalizzerebbe Poe. Qui le foto sono vere, le storie in sé sarebbero già un’antologia horror di quelle che ti porti nella testa e nel cuore per anni. Se non fosse che pian piano, storia dopo storia, emerge un filo rosso che rende la faccenda da notevole a eccezionale. Perché non ne avete sentito parlare? Perché bisogna andarselo a procacciare sul mercato anglofono in una misconosciuta casa editrice a malapena visibile ad occhio nudo.
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