Per gli amanti dei libri, The Folio Society rappresenta uno standard di eccellenza. La casa editrice londinese è specializzata, da oltre 70 anni, nella produzione di edizioni di qualità elevatissima dedicate a capisaldi della letteratura: da Jules Verne ad Angela Carter passando per Ian Fleming e Alexandre Dumas. L’ultima pubblicazione annunciata è un set di quattro volumi, illustrati da 24 artisti fenomenali, che raccolgono tutte le storie brevi di Philip K. Dick. Si tratta una raccolta dal costo di certo esorbitante, ma di una bellezza tale che uno appassionato tanto di libri quanto di lettura (uno a caso, ecco…) potrebbe tranquillamente pensare di rinunciare a un organo non vitale per portarsene a casa una copia. Per la gioia di ogni appassionato di fumetto che si rispetti (e anche qui mi riferisco sempre a qualcuno a caso), da qualche tempo, The Folio Society collabora con Marvel Comics: un connubio che, dopo tre volumi enciclopedici dedicati alla Gold, Silver e Bronze Age, si è concretizzato quest’anno in un’edizione speciale intitolata Captain America che include una raccolta di dieci storie selezionate e introdotte da Roy Thomas, in occasione del 80esimo anno di vita editoriale del personaggio creato da Joe Simon & Jack Kirby.
Il percorso nel mito imbastito da Thomas prende avvio con Captain America #16 (1942), in cui l’onnipresente Stan Lee riesce a mettere il suo personale zampino sul personaggio, uno dei pochi non partorito dalle sue idee nel pantheon Marvel, lanciandolo in uno scontro col Teschio Rosso, davvero terrificante nella versione offerta dalle matite di Avison. Nel tempo, gli scontri tra i due saranno innumerevoli, ma questo episodi degli albori resta scolpito per il momento in cui il Teschio Rosso si impossessa del costume di Cap e lo usa per impersonarlo, ingannando gli alti ranghi dell’esercito nonostante la maschera rossa che spunta al di sotto del copricapo blu.
La storia successiva, tratta da Captain America #78 (1954) segna l’ultima apparizione di Steve Rogers nei panni del capitano prima di essere salvato dai ghiacci in The Avengers #4 quasi 10 anni più tardi (marzo 1964). Il dettaglio interessante è che il Cap recuperato dai ghiacci da Thor e Iron-Man è un eroe fuori dal tempo, ibernato dal termine della Seconda Guerra Mondiale fino ai primi ’60. E tutte le storie raccontate fino al 1954, allora? All’epoca, il sorridente Stan Lee decise semplicemente di ignorarle. Ci penserà Steve Englehart, coadiuvato da un mostro sacro come Sal Buscema, circa un decennio dopo a spiegare almeno in parte l’incongruenza in Captain America #156 (1972) portando in scena un secondo Capitan America fake, vero protagonista delle storie cancellate dalla continuity e reso matto dal suo anti-comunismo. Che tempi.
Prima di arrivare a questo episodio di retcon, tuttavia, il volume regala altre due gemme. La prima è un trittico di episodi scritti da Stan Lee e disegnati da Jack Kirby in cui il Teschio Rosso (nel frattempo diventato comunista; dicevo, tempi strani…) si impossessa del Cubo Cosmico, la versione fumettistica del Tesseract per chi ha maggior confidenza col MCU. La seconda invece è una storia scritta e disegnata da Jim Steranko (con dialoghi di Stan Lee), graziata da una doppia splash page pazzesca che raffigura un Cap lanciato a mezz’aria ad affrontare un plotone di agenti Hydra. Si tratta, per altro, di uno degli ultimi lavori di Steranko alla Marvel e nel fumetto in generale, prima di una serie di attriti con Stan Lee che lo condussero a un lento, ma progressivo allontanamento dalla Casa delle Idee.
Sotto l’occhio attento di Roy Thomas, il Captain America di The Folio Society è festa di gala in cui si incontrano solo autori enormi. Per intenderci, prima di arrivare alla fine del volume manca ancora un racconto scritto e disegnato da Jack Kirby, in cui il Re coinvolge il suo capitano in una maxi-trama ideata per celebrare il bicentenario degli States, nelle cui vicende finisce coinvolto persino Henry Kissinger, all’epoca National Security Advisor di Nixon. Dopo una simile storyline, solo dei mostri sacri potevano reggere il confronto. Per questo motivo, la saggia selezione di Thomas prevede a questo punto due portate d’eccellenza sul menù: prima la rinarrazione moderna delle origini di Cap operata da Roger Stern e John Bryne, seguita a stretto giro da The Choice, il punto più alto della pazzesca produzione di Mark Gruenwald, lo scrittore ad aver firmato il maggior numero di storie dell’eroe a stelle a strisce.
La chiusura di questo viaggio su carta nei migliori anni della vita di Capitan America però non poteva che spettare però all’uomo a cui si deve la versione attuale del per personaggio, colui che ha riportato tra i vivi Bucky trasfigurandolo nel Soldato d’Inverno, rendendolo di fatto un nuovo personaggio che ha goduto di enorme fortuna su carta, ma anche sul grande e piccolo schermo: Ed Brubaker. L’epilogo selezionato da Roy Thomas è il #601 della serie di Captain America, un numero che segna il ritorno alle matite di Gene Colan, maestro del disegno a cui si devono alcune bellissime storie di Cap di fine anni ’60, impegnato questa volta a ritrarre un flashback ricco di chiaroscuri che ci riporta a bizzarro e inedito scontro con dei nazi-vampiri durante la Seconda Guerra Mondiale.
Manca qualcosa? Ovviamente sì: la riproduzione anastatica di Captain America #1 del 1941, allegato all’interno di una rossa bustina protettiva, simile nel design a quelle che si immaginano contenere segreti militari.
La selezione di altissima qualità delle storie pareggia la fattura superlativa del volume. Le dieci storie sono racchiuse all’interno di una copertina rigida che riporta un’illustrazione di Michael Cho, parzialmente ricoperta di tessuto blu su cui risalata il rilievo il logo di Captain America. Lo stesso tessuto ricopre anche il robusto cofanetto, griffato dalla stampa del iconico scudo, che contiene sia il volume che la replica di Captain America #1. L’elevatissima qualità però si vede da tanti altri piccoli e grandi dettagli, come la rilegatura perfetta e robusta che consente di aprire a piacimento i due lembi del libro, senza timore di rovinarlo e consentendo una perfetta lettura delle pagine anche nelle parti più vicine alla cucitura, dettaglio fondamentale per godersi le splash page. E poi la grammatura della carta, spessa e lucida, su cui tuttavia la resa dei colori originali è perfetta, al pari dell’effetto anticato delle pagine che simula l’ingiallimento degli albi originali: una scelta che spicca per contrasto rispetto alla carta opaca e leggera, ma altrettanto efficace nella resa dei colori e per di più profumata, su cui è stampato l’albetto allegato.
È indubbio che il volume concepito da Folio Society per celebrare l’ottantesimo compleanno di Capitan America sia costoso (ma nemmeno tanto, pensando a certe edizioni omnibus), ma rappresenta davvero una celebrazione senza eguali per le storie Marvel, affiancate sugli scaffali della The Folio Society ad altri enormi classici della letteratura. E il fatto che sul sito dell’editore il volume sia presentato come il primo di una nuova serie lascia spazio a una serie di interessantissime prospettive future.
The Folio Society edition of Captain America, selected and introduced by Roy Thomas, is available exclusively at The Folio Society , © Marvel 2021
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