Posso fare un po’ di revisionismo storico ed affermare che ai tempi di Amiga Psygnosis era ampiamente sopravvalutata? Intendiamoci, i giochi erano bellissimi da vedere, e sfruttavano l’hardware della compianta macchina Commodore come pochi altri, ma giocarci era spesso (non sempre) poco gratificante.

Detto ciò, sono qui per parlare di cover/boxart e da questo punto di vista Psygnosis non aveva rivali. Anzi, tento un altro azzardo ed affermo che, assieme a quelle by Electronic Arts, sono state le migliori cover/boxart della storia dei videogiochi, almeno per quanto riguarda una singola software house.

Certo, quando a disegnarle c’è gente del calibro di Roger Dean, siamo proprio nel terreno del “ti piace vincere facile” ed in effetti molte illustrazioni dei titoli Psygnosis sarebbero perfette anche come copertine di libri, locandine di film o di album musicali. Beh, stavolta la gallery è molto più lunga del solito, quindi cominciamo…

 

Agony, 1992: shoot’em up up celeberrimo per l’incredibile OST (il main title però non è del tutto originale) e la grafica fuori parametro. Purtroppo scompare di fronte alle produzioni nipponiche. Cover splendida ed evocativa.

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Amnios, 1991: shooter multidirezionale. L’idea sarebbe molto interessante, ma la realizzazione lascia a desiderare. Notevole la grafica di Pete Lyon, uno dei migliori artisti di quel tempo.

 

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Anarchy, 1991: classico clone di Defender, ma sotto il profilo ludico Datastorm è molto meglio.

 

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Atomino, 1991: discreto puzzle game, ma non uno dei migliori disponibili su Amiga. Uno di quei boxart che oggi non vedrebbero mai la luce del sole.

 

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Barbarian, 1987: l’alba di Amiga e uno dei titoli spaccamascella di quell’epoca. Ludicamente, una mezza tortura a causa del demenziale sistema di controllo a icone scelto per il gioco (che verrà replicato anche con Obliterator). Cover eccezionale, in pratica riassume tutto il gioco.

 

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Barbarian II, 1991: netto miglioramento rispetto al capitolo precedente, con il gioco che diventa una sorta di clone di Castlevania.

 

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Blood Money, 1989: uno dei più clamorosi shoot’em up per Amiga, dotato di una grafica fuori parametro, di una presentazione animata eccezionale e di una OST da brividi. Molto frustrante, anche.

 

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Brataccas, 1987: uno dei primissimi giochi Psygnosis, un’arcade adventure ai limiti della giocabilità e non particolarmente esaltante. Illustrazione strabiliante.

 

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Captain Fizz Meets the Blastertrons, 1988: uno dei titoli meno noti della softco, ma paradossalmente anche uno dei migliori. Immediato, semplice e divertente. Ah, quel giallo.

 

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Carthage, 1990: titolo strategico decisamente sottovalutato, anche a causa di una forte concorrenza del genere.

 

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Chronoquest, 1988: una delle poche avventure grafiche pubblicate da Psygnosis (l’anima era francese, Infomedia). Puzzle non particolarmente brillanti o stimolanti ma comparto tecnico notevolissimo.

 

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Chronoquest II, 1991: more of the same. Rispetto al primo episodio non c’è traccia di miglioramenti. Cover pigra e poco ispirata.

 

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Cytron, 1992: e questo da dove salta fuori? Non credo sia mai stato recensito da alcuna rivista italiana, almeno tra quelle che compravo (cioè tutte). Decente shoot’em up che fatica ad emergere rispetto alla concorrenza (anche interna). Cover non male, ma il font per il titolo è spaccaretina e un oltraggio al buon gusto.

 

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Deep Space, 1986: pubblicato quando non era ancora sul mercato l’Amiga 500. Un clone di Starglider, fatto un po’ peggio, è uno dei primissimi titoli di Psygnosis, ma per quei tempi era davvero avveniristico.

 

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Infestation, 1990: uno dei migliori titoli della casa, un ibrido tra fps e action/adventure innovative e di grande spessore. Ottimo utilizzo della grafica poligonale. L’insetto meccanico è meraviglioso.

 

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Killing Game Show, 1990: curioso incrocio tra uno shoot’em up e un platform, perfettamente coerente con la logica delle contaminazioni impossibili tipica di Psygnosis. Una cover che sarebbe piaciuta ad Alan Parson Project.

 

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Awesome, 1990: classico titolo solo chiacchiere e distintivo, visto che al gigantismo ostentato da cover, sequenza di presentazione e pubblicità dei tempi, fa da contraltare uno sparacchino nella media.

 

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Aquaventura, 1992: atteso messianicamente per anni, il gioco si rivelò essere un mediocre sparacchino. Quando l’attesa supera l’evento.

 

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Ballistix, 1989: lo sport secondo Reflections, un titolo a suo modo unico e irreplicabile. Altro esempio di cover ludica eccezionale.

 

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Leander, 1991: uno dei migliori titoli Psygnosis in assoluto, la gemma dei Travellers Tales.

 

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Menace, 1988: il 99% di TGM, che la dice lunga su quanto fossero affidabili al tempo le riviste di settore è a suo modo memorabile. Gameplay basico, troppo basico, ma “cosmesi” (altra parola usata spesso a quei tempi…) eccezionale. Ah, quel rosso.

 

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Nevermind, 1989: altro titolo che non ricordo di aver mai visto recensito sulle testate italiane.

 

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Nitro, 1990: bellissimo clone di Super Cars/Micromachines/etc.etc., altrettanto giocabile e longevo. Tecnicamente molto interessante, specie nelle sezioni notturne con la pista illuminata dai fari delle macchine. Cover che più Mad Max di così non si può.

 

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Obitus, 1991: action rpg sulla falsariga dell’immortale Dungeon Master, graficamente interessante e pregno d’atmosfera.

 

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Obliterator, 1988: uno dei giochi che mi spinsero a comprare Amiga, davvero un’esperienza indimenticabile, nonostante l’interfaccia, identica a quella di Barbarian, fosse demenziale. Musica fuori parametro.

 

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Ork, 1991: ogni tanto Psygnosis tirava fuori dei titoli tipicamente WTF? Che però una volta provati erano bellissimi, tipo questo. Una sorta di metroidvania + puzzle game in grafica acida. La cover è in linea col gioco.

 

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Prime Mover, 1993: si vede che nel 1993 avevo appena venduto Amiga per prendermi un Pc per giocare a DOTT, perché di questo titolo ho scoperto l’esistenza redigendo questo articolo. Dai filmati pare gran gioco, ma non ai livelli di RVF Honda. Cover inevitabilmente poco ispirata, ma efficace.

 

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Shadow of the Beast, 1989: il manifesto di Psygnosis, il brand (uno dei pochi) che ha vinto la sfida col tempo. Sopravvalutatissimo, ma iconico.

 

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Shadow of the Beast II, 1990: episodio valido ma sofferente a causa del risveglio generale dall’ebbrezza del primo capitolo da parte dell’utenza che iniziava a capire la differenza tra fumo e arrosto.

 

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Shadow of the Beast III, 1992: il migliore della trilogia e, ovviamente, l’episodio col minor riscontro commerciale.

 

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Spellbound, 1990: anonimo platform game che scompare di fronte ai titani del genere.

 

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Stryx, 1990: una vaga somiglianza con Obliterator, gameplay molto arcade e difficoltà disumana.Bellissima la cover che richiama i film di fantascienza degli anni ’50.

 

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Terrorpods, 1987: altro titolo degli early days di Amiga, caratterizzato da un gameplay piuttosto criptico e poco immediato. Illustrazione sublime a star stretti.

 

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Nelle puntate precedenti…

VOL 1: LE ARDITE SPERIMENTAZIONI DI ELECTRONIC ARTS
VOL 2: MEGADRIVE E GIAPPONE, IL MATRIMONIO FELICE
VOL. 3: BUON COMPLEANNO SUPER FAMICOM!
VOL.4: L’UMANESIMO OTTIMISTA DEI BOXART INTELLIVISION
VOL.5: BENVENUTI AL CINEMA…WARE!

La foto usata per la cover è stata gentilmente fornita da http://retro-video-gaming.com/



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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2 Comments

  1. Che malinconia, rispetto alle cover di oggi… non credo sia solo un problema di reparto marketing, la presunta maggior consapevolezza odierna finisce per essere un grosso limite. Bellissime l’ingenuità e la carica evocativa di questo tipo di illustrazioni. Bravo Andrea.

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